Cosa può fare la gente comune per contrastare il riscaldamento globale? Praticamente niente. Cioè, qualcosa sì: in caso di comportamenti virtuosi, gli 8 miliardi di individui che di cui è composta oggi la razza umana possono contribuire al 13% a risolvere il problema. Il restante 87% devono mettercelo le aziende e i governi di tutto il mondo.
Questo, in estrema sintesi, è quanto emerso dalla 4ª edizione dell’Ivs, l’Industrial Valve Summit, che si è svolta lo scorso 24 novembre al Kilometro Rosso di Bergamo.
La 3ª edizione, che si era svolta lo scorso anno (ne abbiamo parlato anche qui su SocialBg, al link: https://www.socialbg.it/la-transizione-energetica-passera-dallidrogeno/) era sembrata molto più ottimistica. Si era appena usciti da un lockdown che aveva ridotto i fatturati di quasi tutte le aziende mondiali (comprese quelle bergamasche del settore delle valvole) per cui una ripresa sembrava alle porte.
Poi è scoppiata la guerra in Ucraina, con il coinvolgimento della Russia, ovvero di uno dei principali Paesi produttori di gas – nonché grosso cliente per le aziende costruttrici di valvole e sistemi di trasporto dello stesso gas. Ciò ha praticamente chiuso una parte del mondo, cambiando radicalmente le prospettive imprenditoriali.
E quindi, ok, decarbonizzare l’atmosfera terrestre è ancora un obiettivo da raggiungere entro il 2050. Altrimenti il riscaldamento globale diventerà peggiore di quanto già si è cominciato a vedere negli ultimi anni.
Utilizzare l’idrogeno come combustibile pulito in alternativa alle fonti fossili tradizionali è sempre una promettente possibilità – soprattutto dal punto di vista di un intero comparto industriale, quello delle valvole appunto, di cui la bergamasca è leader e vorrebbe continuare a esserlo.
Anche perché un cambio radicale di fonti energetiche (come il fotovoltaico solare e l’eolico) comporta un cambio radicale anche nei sistemi di trasporto e distribuzione dell’energia… quindi, banalmente, servono meno valvole.
Su questo aspetto Luca Pandolfi, project manager di Ivs e responsabile per l’internazionalizzazione di Confindustria Bergamo, è ottimista: «Se a livello globale si dovessero decidere importanti spostamenti dei flussi di investimento, siamo fiduciosi che il tessuto imprenditoriale del nostro territorio saprebbe farsi trovare pronto. Storicamente è una cosa che i bergamaschi sono sempre stati in grado di fare».
Intanto al Valve Campus, think tank delle industrie del settore, monitorano la situazione. Il suo presidente, Francesco Apuzzo, tiene conto di varie opportunità: apertura o chiusura di mercati causa guerra, opportunità aperte dalla scelta politica di vari Paesi di assicurarsi l’indipendenza energetica (in questo sembra parte attiva anche l’Italia, con la concessione di prospezioni per il gas nel mar Adriatico e nella pianura Padana) flussi di investimenti in varie direzioni.
D’altra parte i soldi sono tutt’altro che infiniti. Se si spende in una direzione, tipo l’estrazione di nuovo gas, si risparmia in un’altra, tipo la costruzione di pannelli fotovoltaici.