La musica diventa protagonista del ricordo della tragedia del 1923, grazie a una serie di concerti che, a partire dal 5 agosto, arricchiranno il calendario di commemorazioni del Centenario del Disastro del Gleno, in programma fino al 9 dicembre con oltre 50 eventi.
Gli affascinanti paesaggi della Val di Scalve e della Val Camonica diventano, ora, teatro di generi musicali e sperimentazioni differenti, proposte all’interno del più ampio cartellone di iniziative sviluppato dalla Commissione per il Centenario del Gleno, in coordinamento con enti e istituzioni tra la Valle di Scalve e la Valle Camonica e che ha ottenuto il Patrocinio della Provincia di Bergamo e della Provincia di Brescia, della Comunità montana di Scalve e della Comunità Montana della Valle Camonica, oltre che dai Comuni di Angolo Terme, Azzone, Colere, Darfo Boario Terme, Schilpario e Vilminore.
All’interno del fitto programma per il Centenario del Disastro del Gleno che prevede eventi culturali, spettacoli a cielo aperto, iniziative dedicate a bambini e ragazzi, otre a competizioni sportive, protagonista diviene la musica, con una serie di date e con la prima edizione di un vero e proprio Festival che si propone di diventare negli anni un evento centrale per la Diga del Gleno e il suo territorio.
Sabato 5 agosto 2023
Alle 21 a Vilminore (sulle scalinate della Chiesa parrocchiale in Via Arciprete Figura) con il ritorno, dopo quello alla Diga del Gleno nel 2019, del concerto di pianoforte di Andrea Tonoli, questa volta in una suggestiva esibizione dedicata al centenario della tragedia. Il compositore, per metà di origini scalvine, suonerà brani tratti dal proprio repertorio (che hanno fatto da colonna sonora per film, serie tv, documentari e pubblicità in tutto il mondo) e altri di autori contemporanei.
Sabato 12 agosto 2023
Alle 13,30 alla Diga del Gleno andrà in scena «Viene giù il Gleno»: Giorgio Cordini, Omar Pedrini, Cristina Donà ed Enrico Bollero, quattro interpreti della canzone d’autore italiana, proporranno i brani più significativi del loro repertorio, attinenti a temi popolari e di impegno sociale. I musicisti si uniranno poi per eseguire la canzone «Viene giù il Gleno», composta espressamente da Giorgio Cordini per ricordare le vittime del crollo della diga. Il brano, frutto di una ricerca da parte dell’autore nella letteratura e nei racconti legati alla storia del disastro del Gleno, ripercorre i momenti salienti della tragedia, portandone alla luce gli aspetti più intensi e drammatici. L’esibizione sarà accompagnata da Alberto Venturini (batteria), Max Gabanizza (basso), Saverio Lanza (tastiere e chitarra) e la sua esecuzione sarà preceduta da un monologo dell’attore Luciano Bertoli che la introdurrà con un breve racconto della vicenda.
Da venerdì 18 a domenica 20 agosto 2023
Appuntamento con «Musica per il Centenario»: i musicisti Filippo Sala e Davide Albrici sono i direttori artistici di una rassegna di cinque concerti nei luoghi simbolo del Disastro: la Diga del Gleno, Dezzo di Scalve e Bueggio. La rassegna si compone di un programma vario e trasversale, selezionando musicisti di caratura nazionale e internazionale e gruppi italiani originali e affermati: Paolo Angeli, Tino Tracanna con Panorchestra Distilled, Silvia Lovicario e Francesco Baiguera, Cristiano Calcagnile, Alice Morzenti ed Elena Piva.
Venerdì 18 agosto 2023
A Dezzo di Scalve (Azzone, Via Santa Maria Maddalena) alle 17 si esibiranno Tino Tracanna & Panorchestra Distilled: a fianco di Tino Tracanna ci saranno quattro dei migliori solisti del panorama italiano: il sassofonista Massimiliano Milesi, il trombettista Paolo Malacarne e il trombonista Andrea Andreoli. Tra corali, canti di montagna, jazz, colori etnici e sperimentazioni timbriche il quartetto imposterà il proprio discorso musicale attorno a intrecci improvvisativi ed a groove ritmici, con molta attenzione alla melodia e ai dialoghi estemporanei tra i musicisti.
Sabato 19 agosto 2023
Alle 10 al Ponte del Gleno, Bueggio (Vilminore di Scalve)sarà la volta di Cristiano Calcagnile in ST()MA, performance con batteria, percussioni e oggetti acustici: batterista e percussionista, tra i più originali e creativi della scena jazzistica e d’avanguardia italiana, ai piedi della Diga del Gleno esplorerà tutte le possibilità timbriche e melodiche dei propri strumenti, organizzando il suo racconto musicale in un flusso sonoro senza sosta, come la forza dirompente di un’ondata d’acqua che travolge.
Alle 14 alla Diga del Gleno (Vilminore di Scalve) sarà il momento di «RADE» di Paolo Angeli: con la sua chitarra sarda preparata, uno strumento d’orchestra dotato di 18 corde, martelletti, pedaliere ed eliche a passo variabile ibrido tra chitarra baritono, violoncello e batteria, la musica affiora come un relitto carico di memoria in cui le composizioni divengono luoghi utopici di transito. L’acqua è il magma che unisce le latitudini delle terre emerse, isole musicali sospese tra popolare e contemporaneo. Nella suggestiva cornice della Diga del Gleno, la musica di Paolo Angeli si librerà a grande altezza, per celebrare il centenario, offrendo un concerto unico, esclusivo e irripetibile.
Ddomenica 20 agosto 2023
Alle 17 alla Chiesa Parrocchiale di Bueggio (Vilminore di Scalve) il duo composto dalla flautista Alice Morzenti e dall’arpista Elena Piva presenterà una toccante performance nella quale il repertorio di musica classica sarà interamente dedicato al ricordo del Disastro.
Dopo numerose collaborazioni con diverse ensemble e orchestre italiane e internazionali, Alice Morzenti, nativa proprio di Bueggio, dal 2013 è primo flauto della Staatsphilharmonie di Norimberga e dal 2018 docente alla Musikhoschulen di Norimberga e Friburgo in Brisgovia. Numerosissime anche le tournée e le collaborazioni in Europa, USA e Asia, di Elena Piva, che attualmente ricopre il ruolo di prima arpa nell’Orchestra Sinfonica G. Verdi di Milano.
Alle 21 al Santuario della Madonnina del Dezzo (Colere) Silvia Lovicario e Francesco Baiguera daranno vita a «Nùes» (ovvero nuvole in sardo) un progetto che parla di incontri. Come la creazione di una nuvola si genera da correnti d’aria diverse, così in questo duo si percepisce la compresenza di molteplici anime. Chitarre distorte dialogano senza timore con delicate arcate della viola da gamba, muovendosi sopra uno sfondo creato da composizioni originali e brani di varia estrazione, ponendo come aperto l’antico dialogo tra novità e tradizione tra la regola e la sua infrazione. Il Santuario della Madonnina del Dezzo darà voce al ricordo della tragedia che, grazie alle suggestive note di «Nùes», si riempirà di ancor più emozioni e immagini evocative.
Scarica il depliant con tutti gli eventi fino a dicembre
La storia della Diga del Gleno
Il 21 marzo 1907 viene presentata dall’avv. Federici, per conto di Giacomo Trümpy, su progetto dell’Ing. Tosana di Brescia, la prima domanda di concessione per lo sfruttamento delle acque del Nembo e del Povo, con uno sbarramento su quest’ultimo alla piana del Gleno. Dopo altre istanze il 31 gennaio 1917 la ditta Viganò di Albiate di Triuggio (MI), subentrata nella richiesta, viene autorizzata a costruire una diga con capacità di 3,9 milioni di metri cubi. Nel 1917/18 iniziano i lavori accessori quali tracciamenti, canali, strade, teleferica ecc. Nel 1919 cominciano gli scavi per la costruzione di una diga a gravità, su progetto dell’Ing. Gmür, con capacità di 5 milioni di metri cubi. che prevede l’uso della calce prodotta da un forno posto a fianco della centrale di Valbona. Nel 1920 si dà il via ai lavori per la realizzazione del cosiddetto “tampone” che sbarra nella gola la vallata: insieme alla calce vengono impiegati anche 9.240 quintali di cemento. In agosto muore l’Ing. Gmür e viene assunto definitivamente l’Ing. Giovan Battista Santangelo, palermitano, il quale mette a punto un progetto di diga ad archi multipli da impostare sopra al “tampone” che ormai ha raggiunto i 18-20 metri di altezza. Sarà l’unica diga al mondo con queste caratteristiche.
Nel 1921 la ditta Viganò avvisa il Genio Civile di Bergamo della variazione del progetto e, senza aspettare l’autorizzazione come da prassi errata ma corrente, incarica dei nuovi lavori l’impresa Vita e C. di Corbetta (MI) la quale, stando a numerose testimonianze di operai scalvini, opera in modo scorretto, frettolosamente e senza curarsi della qualità. Anche i materiali usati non sono sempre dei migliori e nei piloni finisce un po’ di tutto quindi nel muro della diga si verificano perdite, ricordate anche dal guardiano Francesco Morzenti. I lavori proseguono nel 1922 e nel 1923; la diga raggiunge per la prima volta la sua massima capacità il 14 ottobre 1923.
Il 1° dicembre 1923 alle ore 7.15 circa, la parte della diga costruita sopra il “tampone” crolla e quasi 6.000.000 di metri cubi d’acqua si riversano nella vallata sottostante. La fiumana, seminando dolore e morte, travolge Bueggio, il Dezzo, cinque centrali idroelettriche, Angolo con Mazzunno e Corna di Darfo per terminare la sua corsa nel fiume Oglio e poi nel lago d’Iseo. Le vittime innocenti, tra Valle di Scalve e Valle Camonica, sono ufficialmente 359, ma è probabile che ve ne siano state altre. Ingenti sono anche i danni materiali causati a privati, industrie e strutture pubbliche. Vengono organizzati comitati per aiutare i danneggiati ed il totale raccolto sarà di circa 4,5 milioni di lire. Per il risarcimento dei danni il governo stanzierà 6 milioni mentre la stessa cifra sarà corrisposta da Virgilio Viganò, proprietario degli impianti, diga compresa; cifre insufficienti e non sempre distribuite equamente. A Bergamo il 30 dicembre 1923 il Procuratore del Re, Cav. Giusti, incrimina per omicidio colposo Virgilio Viganò, l’Ing. Santangelo, suo progettista, e Luigi Vita impresario costruttore. L’opinione pubblica ritiene da subito il Viganò unico responsabile della tragedia, ma chi ha studiato a fondo la questione sa che non è il solo. Il processo si apre il 30 marzo 1925 presso la Corte d’Assise di Bergamo e, dopo vari rinvii, si conclude il 4 luglio 1927 con la condanna del Viganò e del Santangelo ad una pena di 3 anni e 4 mesi di detenzione, al pagamento di 7.500 lire oltre alle spese processuali; vengono poi condonati 2 anni e la pena pecuniaria. Assolto il Vita. Tutte le Parti presentano ricorso presso la Corte di Appello di Milano che fissa al 19 novembre 1928 la data del processo. Il 21 giugno 1928 muore per una emorragia cerebrale, a 46 anni, Virgilio Viganò. Il processo di appello si conclude il 27 novembre 1928 con l’assoluzione di Virgilio Viganò, in seguito al suo decesso, e dell’Ing. Santangelo per insufficienza di prove.