562.150,00 euro da dicembre a febbraio. Questo l’importo complessivo dei buoni spesa distribuiti in città dall’Assessorato alle Politiche Sociali. La seconda ondata di buoni spesa, dopo la prima nella primavera 2020, ha posto l’attenzione ad una più attenta raccolta dati dei richiedenti con l’obiettivo di individuare eventualmente situazioni di fragilità economica e famigliare conseguenti al Covid-19. Per questa ragione, si è deciso di non escludere i soggetti e i nuclei famigliari che avevano già richiesto e ottenuto il buono spesa a marzo, considerando che il valore economico allora erogato, da considerarsi come una tamtum, era limitato e utilizzabile solo per l’acquisto di beni di prima necessità.
I beneficiari dell’agevolazione buoni spesa sono stati 1614 nuclei familiari in cui il richiedente, residente nel Comune di Bergamo, cittadino italiano o dell’Unione Europea o cittadino straniero non appartenente all’Unione Europea con titolo di soggiorno in corso di validità o in fase di rinnovo, abbia subito una riduzione del reddito da lavoro dipendente o autonomo, o ha perso il lavoro a seguito dell’emergenza sanitaria Covid-19.
Sono state quindi distribuite 1614 carte prepagate per un valore complessivo di 562.150 euro, emesse da Soldo e utilizzabili in un qualsiasi punto vendita con POS abilitato per carte Mastercard, di diverso importo a seconda dei componenti del nucleo familiare:
- 1 componente, 150 euro;
- 2 componenti, 250 euro;
- 3 componenti, 350 euro;
- 4 componenti, 450 euro;
- 5 e più componenti, 500 euro.
Nell’erogazione di marzo erano stati invece raggiunti 2173 nuclei famigliari per un totale di 736.450,00 euro di cui circa 120.000 euro da risorse aggiuntive messe a disposizione direttamente dal Comune di Bergamo.
Circa la metà dei richiedenti aveva già richiesto il buono a marzo, mentre gli altri sono risultati nuovi accessi. In particolare, più dell’80% dei nuclei con più di 5 componenti ha richiesto il buono in entrambe le erogazioni sia a marzo che a dicembre mentre la platea dei componenti da 1 a 4 si è diversificata molto nella seconda richiesta. Anche incrociando i dati dell’unità di crisi, si può presumere che nei casi di famiglie meno numerose, la ripresa delle attività lavorativa di almeno un componente, o l’erogazione dei vari dispostivi messi in campo da questa Amministrazione e non solo (bando covid, sostengo affitto, bando famiglia vulnerabili ecc) per affrontare l’emergenza, abbia almeno in parte garantito una sostenibilità economica migliore al nucleo stesso consentendo a coloro che erano stati esclusi dal primo bando di accedere a quest’ultimo.
Il 50% dei richiedenti il buono spesa fa parte di nuclei con un massimo di 3 componenti, tra loro il 25% single. Nel primo bando il numero maggiore di richieste, vicino alle 500 unità, apparteneva alla categoria con un solo componente, nel secondo la numerosità maggiore ha riguardato nuclei con massimo 4 componenti.
Per quanto riguarda il valore economico del buono, questa volta la media si è attestata tra i 300 e i 350 euro; in primavera era stata vicina ai 400 euro.
I beneficiari sono stati 833 donne e 781 uomini, numericamente più numerosi nella fascia 30-50 anni. 708 sono gli italiani, 866 gli stranieri (soprattutto Marocco, Bangladesh e dalla Bolivia) e 40 i cittadini di uno stato membro dell’Unione europea.
La distribuzione nei quartieri della città è stata più omogenea in questo secondo bando anche grazie ad una maggiore e più accurata informazione alla cittadinanza avvenuta attraverso i canali istituzionali, dei media, ma anche associativi e della rete territoriale e di quartiere. Alcuni quartieri, come la zona centrale della città, i quartieri di Boccaleone e di Redona hanno avuto un incremento di richieste. Dal punto di vista della condizione abitativa, 1311 famiglie sono in affitto, 184 vivono in appartamento di proprietà con il pagamento di un mutuo, 119 in casa di proprietà. (nel grafico i dati in percentuale)
La riduzione maggiore del reddito è da attribuirsi alla riduzione del lavoro dipendente per il 50% dei richiedenti. In questo secondo bando, più di 100 sono stati i liberi professionisti che hanno dichiarato la riduzione dell’attività, quindi un dato limitato rispetto ai circa 600 cittadini che hanno perso definitivamente il lavoro. Le donne quelle maggiormente colpite.
Anche nel primo bando era emerso un dato allarmante della perdita definitiva del lavoro per coloro che svolgevano attività nel campo assistenziale, pulizie domestiche, ristorazione. E’ chiaro che la conferma del dato dopo 6 mesi dalla prima rilevazione conferma un quadro locale e nazionale in grossa difficoltà nella ripresa economica lavorativa in questi settori.
“Il mio Assessorato – ha dichiarato la titolare delle Politiche sociali del Comune di Bergamo Marcella Messina – ha organizzato un team di lavoro, a cui hanno partecipato anche quattro operatori interinali dedicati, che si è occupato di supportare i cittadini, dalla la compilazione della domanda al completamento delle pratiche, consentendo la consegna del buono nel minor tempo possibile. I dati raccolti a seguito dell’erogazione del buono ci mettono certamente nella condizione sia di svolgere alcune considerazioni comparative tra la situazione di marzo e quella attuale, sia di approfondire le caratteristiche socio economiche dei beneficiari, cosa che nel primo periodo di marzo in piena pandemia, vista la condizione di emergenza in fase acuta, non era stato possibile fare in modo approfondito”.
Emerge chiara la difficoltà delle donne che, dal punto di vista lavorativo, mostrano di soffrire di più a causa della crisi economica conseguente il Covid. “Titolari di un contratto dipendente nei settori più colpiti, o di partita IVA con poche tutele e servizi di supporto nella prima fase dell’emergenza, risultano le maggiori beneficiarie di questa misura assistenziale. – continua l’Assessora Messina – C’è un cambiamento in atto dell’idea di welfare: l’aiuto occasionale, come quello di cui abbiamo appena concluso la distribuzione, deve essere letto come un’opportunità anche solo transitoria nella vita di una persona. Una risorsa importante per il destinatario, ma occasionale almeno così ci auguriamo, che però diventa anche risorsa per la collettività che si attiva, nelle varie dimensioni formali e informali del quartiere, diventando metodo per il presente e il futuro oltre l’emergenza“.