Gioie al tempo del Covid. VII puntata.
Mai e poi mai avrei pensato di trovare tanta soddisfazione durante le vaccinazioni domiciliari . Ecco la nostra piccola esperienza che ha distribuito tanta felicità alle persone e a noi 2 operatori tanta gioia.
Oggi la prima vaccinanda è una mia paziente 83 anni, 37 kg (vestita). Da anni in ossigeno terapia 24 h. Da molto tempo non esce dalla propria abitazione; l’ultima uscita è per un ricovero ospedaliero. I due figli si alternano per prendersene cura. Sono bravi i due figli e lei è anche vedova da moltissimi anni. Tutto il suo mondo si restringe ai 2 figli e alla mia visita: 1-2 volte al mese. È sempre ansimante e sbuffante come un mantice, ma si lamenta solo pochissime volte. Rassegnata? Capacità e forza infinita di sopportare? È anche spiritosa la signora, ma tante volte si incappella con la figlia e il respiro va a farsi benedire. La saturazione di ossigeno precipita anche all’88%, lei sussulta ma tiene… situazione incredibile!
Poi, quando la signora torna a una respirazione quasi normale, le chiedo sistematicamente della sua magrezza e se mai avesse avuto un peso regolare. E lei non si stanca mai di ripetere da oltre 4 anni (un centinaio di volte almeno) la solita storia tanto che io strizzo l’occhio alla figlia e le sussurro tàca la bàndà e la mamma declama: “In estate sono sempre stata 40 Kg ed in inverno 43 kg. In casa mia a tavola per primi venivano serviti gli uomini perché lavoravano poi le donne. Io invece venivo trattata con privilegio e mi facevano sedere vicino al tàta e lui mi torturava con i mangia mangia ma io ero sempre l’ultima a finire e non mettevo su chili“. L’ho sentite ripetere 100 volte con identiche parole. Alla prossima visita sarà la 101 volta.
Dimenticavo di dire che questa signora, come spesso capita di notare a noi medici, qualche sigaretta al giorno la fuma ancora e come tutte le altre persone si scusa dicendo: “Lè l’önica sódisfasiú chè mè rèsta”. Io commento: “Ha la sua ragione che non condivido ma che accetto e le voglio bene anche se non segue i miei consigli“.
Dopo 15 minuti siamo a vaccinare altri due miei assistiti: 89 e 84 anni. Lui allettato ma sempre contento e felice come una Pasqua (che bell’esempio di serenità e saggezza), lei più cupa e timorosa. Lui sta seguendo il Giro d’Italia e per meglio immedesimarsi ha montato una borraccia sulla sponda del letto. Il figlio, seppur molto impegnato professionalmente, è splendido nella dedizione ai genitori. La nuora inglese del nord (ci vediamo oggi per la prima volta) mi rivela che il mio modo di fare come medico con i suoceri è raccontato ed apprezzato anche oltre Manica. La cosa mi sembra un poco esagerata.
Si torna al di là del Brembo in una abitazione a fianco della Candelòra… la Madóna Candelòra. Si accede da una stradina molto carina di risöl. Ci accoglie la famiglia schierata di 4 persone. Il paziente 92 anni è piccolo, totalmente edentulo (privo di denti, ndr.), rigorosamente senza protesi. L’occhio sinistro è stato messo fuori uso da piccolo, da un bastone infilato dal fratello durante un gioco. Inviato alla Palazzolo, dimesso con diagnosi spiritosa: “chiusura di una finestra”. Nel complesso una facies unica, simpatica e con voglia di dire.
Vengo a sapere dai figli che il paziente porta un soprannome Ciapèlì e sono oltremodo incuriosito anche per il fatto che conosco qualche famiglia soprannominata Ciapèla. Mi dà la spiegazione la figlia che racconta di un cugino disertore in fuga a piedi, inseguito dai carabinieri che si aiutavano per acchiapparlo vociando e gridando: “Ciàpèl …. ciàpèl …. lè là … là… là …ciápèl …“. Così è nato il CIÀPÈLA e da allora le varie famiglie e congreghe a venire si sono portate dietro questo patronimico. Tutto finisce con cordiali saluti e una grande sorpresa e coup de théâtre: il paziente 92 anni a fatica si alza e ci accompagna all’uscita in segno di rispetto e creanza… cose di altri tempi, irrituali che ho scordato che mi ricordano quando mio nonno era il pater familias e chiamato dai figli il tàtà e si rivolgeva alla nonna dandole del vù.
Le puntate precedenti:
Gioie al tempo del Covid. Vaccinare con enorme felicità
Vaffanculo, vaffanculo… il vaccino non lo faccio!
In vaccino veritas. Per la badante meglio Hitler di Stalin
Vaccini e misteri. Si chiama Lucia ma sulle carte c’è Adua… e poi il DUE LIRE
Vaccini e amore. Galeotto fu un prete esperto di restauri
Scampata al tifo a 18 anni e ora al Covid a 93. E si vaccina