La lirica al contrario. Si poteva arrivare a tanto? In effetti oggi chi si meraviglia più? O meglio: a forza di trasgressione, alla fine uno si meraviglia se non si trasgredisce. Ma in un mood dove andare al contrario sembra distinguerti e darti quel non so che di fascion allora devi stare al gioco per importi. Devi? Beh, devi se sei un parvenu, un dilettante o uno showman.
Ma se vuoi parlare o fare cultura! Anche no, per favore.
Eppure. Non c’è limite, pare, alla deriva culturale intrapresa dalla Fondazione Donizetti. Dopo un decennio di programmazione spumeggiante di false rivoluzioni in pailettes, cotillons, meraviglie autoreferenziali e dispendiose (dove di veramente donizettiano e culturale si fatica a scorgerne l’ombra) ora ecco il gran finale all’insegna – incredibile e indicibile – del cellulare. Proprio vero: a forza di autocelebrarsi ci si convince di essere bravi.
Pare, secondo loro, che per essere fighi, moderni, cool occorra aprirsi alle meraviglie del cellulare. Peraltro oggetto non più di primo pelo. Persino la stampa, irretita e indottrinata (male) dai suddetti protagonisti (?) cede al fascino del Iphone e titola: “Donizetti Revolution: in sala il cellulare acceso è di rigore”. Pazzesco. Revolution? Cellulare?
Si rendono conto lor signori del messaggio edificante che vogliono trasmettere? Con l’aggravante: “Il pubblico potrà intervenire usando gli smartphone per determinare la narrazione “. Determinare la narrazione! Sono arrivati al punto di rendere protagonista un oggetto in sostituzione del soggetto? O vogliono omaggiare McLuhan: “Il medium è il messaggio?“. Povero Donizetti come ti hanno fatto cadere in basso.
Non è finita: non c’è mai limite al peggio. Tutta questa commedia degli errori e degli orrori verrà messa in scena, appunto, con la Donizetti Revolution 10 coinvolgendo anche quest’anno gli Isituti scolastici della città che partecipano alle attività Education, scuole primarie comprese. Con buona pace dell’educazione intesa come crescita del senso civico e come formazione delle nuove generazioni . Diceva Flaiano: “Non chiedetemi dove andremo a finire perché già ci siamo“