A che età gli esseri umani hanno le migliori performance mentali? E dove trovare dati affidabili e coerenti nel tempo – cioè almeno per l’ultimo secolo se non di più?
Un pool di scienziati delle università di Parigi, Monaco di Baviera, Rotterdam e Baltimora ha individuato negli scacchi il campo d’indagine più significativo per l’intelligenza umana, soprattutto per due aspetti: il primo è la costanza nel tempo dei dati, perché le partite dei campioni sono registrate con regolamento stabile dalla metà del 1400. E poi per la possibilità di avere un riscontro analizzando le partite con un computer molto più forte di ogni essere umano, e quindi in grado di dare un giudizio (oggettivo e non influenzato da considerazioni quali il tifo sportivo) sulle loro mosse.
Lo studio è stato pubblicato in internet sulla rivista Pnas al link: https://www.pnas.org/content/pnas/early/2020/10/13/2006653117.full.pdf (in inglese, per l’italiano c’è tra gli altri la rivista online WallStreetItalia al link: https://www.wallstreetitalia.com/scacchi-declino-cognitivo/?fbclid=IwAR1FGfexkXEEXV25-TAuYcJ8lMJuMkUhJsa3VsfDF6vM4CrmNVG94gQ3g_M).
Il database di partite utilizzato è stato il migliore possibile, comprendendo le partite di tutti i campioni del mondo a partire dal 1890 e degli avversari con cui hanno giocato di più. Ovvero 841 giocatori che hanno disputato tra di loro 24˙379 partite – per un totale di oltre 1,6 milioni di posizioni prodotte sulla scacchiera. Ma questi dati sembravano pochi e quindi si sono aggiunte anche le partite disputate dagli avversari dei campioni del mondo, cioè 57˙321 giocatori che hanno prodotto altre 2,5 milioni di posizioni.
Per la valutazione si è utilizzato il software Stockfish, riconosciuto come il più forte motore scacchistico in circolazione – che incidentalmente è un progetto gratuito e si può scaricare dal sito web dei programmatori, al link: https://stockfishchess.org.
Va detto che il pool di scienziati ha utilizzato la versione 8 del software, accreditata di un punteggio elo intorno ai 3200. L’elo è il criterio con cui si calcola il ranking degli scacchisti, e i più forti tra gli umani sono a 2800. Significa che quel computer potrebbe vincere 100-0 quasi contro tutti gli scacchisti, e forse 95-5 con i più forti. La versione più recente di Stockfish attualmente in circolazione è la 12, e gioca a un livello, come dire, esoterico: non sempre si capiscono le sue mosse, ma sono forti e vince lui.
Il risultato dello studio è che gli scacchisti, perlomeno quelli presi in esame, in media hanno raggiunto il massimo delle loro prestazioni dopo i 35 anni, si sono mantenuti sul livello d’eccellenza fino ai 45 e poi lentamente sono peggiorati.
Dagli studi sono emersi anche altri dati interessanti, sui quali gli scienziati si riservano di approfondire. Il primo è che «l’intelligenza media» degli scacchisti, espressa come capacità di scegliere la miglior mossa in una data posizione, è aumentata di oltre una volta e mezza negli ultimi 125 anni (i più forti sceglievano il 40% di mosse migliori nel 1890, sono capaci di sceglierne il 60% oggi).
L’altro dato è che i campioni sono più precoci, Il primo teenager a diventare Grande Maestro fu Bobby Fischer, nel 1958, e aveva 15 anni 6 mesi e 1 giorno. Da allora circa 50 sono diventati GM a età più precoce della sua, fino a Sergey Karjiakin che ha conquistato quel titolo a 12 anni e 7 mesi.