Biondi immobiliare

Dopo l’indicazione del paese Lierna ho preso la prima strada sulla destra, una strozzatura in salita, il pianoro, qualche casa vecchia e molte villette, al sole e nel respiro del lago, con la montagna un tempo pietrame, oggi coperta dal verde, i dirupi a cui richiama la parola Li-erna.

Al cimitero parlo con una signora di Varenna stufa di turismo: “A camminare vengo qui. Prendo il treno, salgo, due passi. E’ sepolta mia zia. Preferisco qui piuttosto che a Varenna, paese senza pace, in piazza, al passeggio della riva, a prendere il pane o la carne. Odore di pizza e di birra, tra carte e bicchieri lasciati, si fatica a riconoscere i compaesani”. Mi dice che la parte vecchia di Lierna è più su, dove passa il sentiero del viandante che poi è una mulattiera, come altre. “Mugiasco, Olcianico, Casate, diverse frazioni. Il sentiero si inerpica fin sopra Esino. L’ho fatto diverse volte. Eh! un bel po’ di strada”. Ci guarda, ci diciamo: per noi da lasciar perdere.

Alla Chiesa trovo un altro interlocutore con una conoscenza in comune. Abitava vicino a Lecco, a pochi passi da mia zia che era portinaia di una industria lecchese del ferro, ora chiusa. “In pensione sono venuto e  rimasto”. Di professione architetto e quando lo confondo con il designer mi corregge: “architetto architetto!” precisando “degli interni, allestimenti per le fiere, fiere speciali”. “Cioè?” “Fiere militari”. Si tratta del mercato delle armi. Mi è venuto in mente il film di Alberto Sordi Finché c’è guerra c’è speranza.Mercato in crescita oggi” dico io. “Non si è mai indebolito” ribatte con un sorriso, “a servizio di diverse agenzie, per stand in ogni parte del mondo. Le armi si vendono a tutti e tutti le comprano, noi italiani in sordina, quasi vergognandoci, gli altri orgogliosi e vantandole. In Cina, Egitto, Giappone, Polonia, Asia, Africa o America. In Turchia alla postazione accanto al nostro c’era un busto in tuta mimetica ed elmetto, circondato da bombe e tra i denti un bel ramo di ulivo”.

Mi invita a scendere in piazza e vedere la fontana di Castiglioni, lo scultore milanese che qui aveva portato il suo atelier. Il “faro di Lierna”, stilizzato in colonna, alla base una fontana, luce e acqua. Prima di me un altro lo fotografa. Innumerevoli lavori, in Italia e all’estero, per monumenti civili e ai caduti. Uno di questi è l’imponente stele in granito sul lungolago di Lecco, Monumento ai caduti della Grande Guerra. Per non parlare del Sacrario di Redipuglia. Al Comune Giannino Castiglioni ha lasciato dei calchi ma oggi gli uffici sono chiusi. Morì a Lierna nel 1971.

E la Chiesa?” “Dedicata a S. Ambrogio maè romana” accennando al rito liturgico. A lungo si trascinarono scontri tra Como e Milano. La chiesa fu di proprietà dei benedettini milanesi di San Dionigi sotto la Diocesi di Como. Sulla volta – per quel che si riesce a vedere al buio – sono raffigurati episodi della vita di Ambrogio, affreschi dei fratelli Tagliaferri di Pagnona. E’ raffigurato l’incontro di Agostino in ginocchio dal venerato Vescovo, i due illuminati dalla luce che entra per la finestra. Il campanile è più antico, non in asse con la chiesa, e alle spalle un oratorio a forma ottagonale di gusto neoclassico sull’esempio degli antichi battisteri.

Passando sotto la ferrovia si scende al lago. Poche persone. Il padrone che gioca col cane al lancio del bastone, accucciato, le zampe puntate e pronte al balzo con l’entusiasmo che contagia. I due finiscono in acqua e il gioco si sposta più in là a prendere e lanciare. E’ facile chiacchierare o unirsi alla chiacchiera. Per me la scusa è che devo prendere il giornale. Lui e lei vengono da Milano, hanno la casa di vacanza da quarant’anni. “Il giornalaio è chiuso, oggi di riposo. L’ho preso a Mandello. Non posso farne a meno”. Lui ha sottobraccio Il Giorno e la moglieconferma: “prima prendeva il Corriere”. I miei ricordi del Giorno vanno agli anni ‘70, agli scioperi e scontri in piazza. Il Giorno sosteneva il Governo di centro sinistra. Tra i giornalisti Marco Nozza, allora arrivato da L’Eco di Bergamo. Era di Caprino, un tipo alla mano. L’avevo incontrato mentre si stava occupando, dopo la strage di Piazza fontana, dei gruppuscoli della Sinistra.

A Lierna non mancano le Ville (Villa Mangioni, Pini, Vallegia) nascoste tra larici e palme. Dicono che ci fosse anche quella di Plinio, lo scrittore naturalista. Tra Mandello e Varenna sempre contesa. Aveva il castello, prima dei Torriani poi dei Visconti. Chi l’ha visto? Nella mia breve visita, no! E poteva essere interessante. Venendo dalla provinciale si ha la sensazione di una semplice striscia di case, la spiaggia in un’ansa (la Riva bianca),l’insegna del ristorante – mio fratello ci suonava il sabato sera con la sua band – e poco altro.

El ‘lac el se meuf senza la breva (si muove il lago senza la brezza): è in arrivo il traghetto che porta, come sta scritto sul manifesto, nel Cuore del Lago di Como.


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