Ponteranica ospita il quinto seminario sull’acufene, una malattia che colpisce 5 milioni di italiani (50.000 casi a Bergamo). Un’occasione per rendere note le attuali terapie utilizzate dal mondo della medicina.
“Nuove speranze contro il nemico invisibile” è il titolo dell’appuntamento in programma sabato 14 novembre dalle 8.45 alle 13 all’auditorium comunale di via Valbona 73, accanto alla biblioteca.
Saranno presentate le ultime terapie, tra le quali il Neurofeedback, un’evoluzione del Biofeedback, portato a Bergamo dal Counselor Francesco Lanza; si tratta di un potente software di seconda generazione made in America che ha avuto successo anche in Francia e in Canada, da pochi mesi è arrivato a Bergamo, dai promettenti risultati che sta ottenendo lo si può collocare in “pole position”: al convegno saranno portate alcune testimonianze di pazienti che ne hanno tratto un grosso beneficio.
C’è attesa, poi, per la presentazione della TRT “fenestrata”, l’evoluzione della TRT classica ideata da Jastreboff nel 1990 e praticata in tutto il mondo, ma che dopo 25 anni sembra destinata a essere “rivista” e superata. L’Università di Parma, per iniziativa del biologo Marco Lugli, del dipartimento di neuroscienze che l’ha brevettata, sostiene che agirebbe in 3 mesi rispetto ai 12-18 della versione classica e oltretutto verrà presentato un “target interessante” quale la minor percezione dell’acufene nella misura del 40%.
Sempre per la musicoterapia, in collegamento con Roma la psico audio-fonologa Carmela Stillitano presenterà il metodo “Tomatis” ovvero la musica di Mozart, che unita ai canti gregoriani, è entrata a far parte di terapie validate sugli acufeni; Barbara Fioretti, responsabile scientifica del Tinnitus Center, clinica Europea sugli acufeni, interverrà sugli ultimi sviluppi della farmacologia e presenterà il progetto Europeo Cost Tinnet; la psicologa Elena Vitali, appassionata di acufeni presenterà l’ipnosi, il Counseling e la Mindfulnness (consapevolezza del proprio corpo con le tecniche di meditazione tra le quali lo yoga).
Il presidente dell’associazione bergamasca acufeni, Marcello Ferrua sostiene che è impensabile doversi rivolgere ancora a Milano o al Centro Acufeni di Piacenza: la patologia deve essere gestita nella provincia di Bergamo. Finalmente dopo aver interessato l’Asl, già dall’anno 2010, (ma allora il nostro intervento non ebbe esito), a partire dal 9 gennaio scorso, i direttori generali Mara Azzi e sanitario Giorgio Barbaglio, hanno raccolto il nostro appello. Ci hanno convocato, hanno dimostrato grande sensibilità nei confronti della patologia acufeni. Si sono susseguiti diversi incontri fino all’organizzazione di un Convegno, realizzato a cura della politerapica, che ha fatto registrare una partecipazione di oltre 150 persone, provenienti da tutta Italia.
Il 1° settembre l’Asl ha deliberato l’istituzione di un gruppo di lavoro sulla patologia, del quale facciamo parte con 2 consiglieri, e pertanto è ormai imminente l’apertura di un ambulatorio provinciale multidisciplinare dedicato alla patologia. Per ulteriori informazioni è a disposizione la segreteria organizzativa del Convegno al 347-0948836″.
L’associazione bergamasca Acufeni, costituitasi a Dalmine nel 2004, è la seconda associazione di volontariato a livello nazionale ad occuparsi di questa patologia. Cinque milioni di italiani soffrono di acufeni, fastidiosissimi fischi alle orecchie che possono divenire invalidanti causando un notevole abbassamento della qualità di vita, con ripercussioni su attività lavorativa, ansia, depressione, fa fatica ad addormentarsi e ci si sveglia nel cuore della notte o alle prime luci dell’alba, con “il fischietto sempre in testa”.
Cronaca del convegno del 6 giugno 2015
Il rumore di una centrifuga, di un phon, di una ventola. Costantemente, ininterrottamente, giorno e notte, dentro l’orecchio destro . Una situazione che si trascina da 15 anni e non trova la minima tregua. Per Giuseppe Visconti, 70 anni, di Orio al Serio, l’acufene è diventato la sinfonia distorta della sua vita. Un sottofondo aggressivo, monotono, implacabile che, suo malgrado, l’ha costretto a cambiare. Una convivenza con la malattia diventata un “gioco” di equilibrismo per mantenere la quotidianità a livelli accettabili.
Se si “cade” c’è la depressione, l’isolamento, la non vita. “All’inizio pensavo fosse un’otite, un’infiammazione a carico dell’orecchio. Il medico di base mi ha prescritto vasodilatatori e qualche integratore. Ma quel rumore non se ne andava”. Da lì è iniziato il suo calvario tra ambulatori, ospedali, visite, esami, fino alla diagnosi incontrovertibile di acufene. Ad oggi non esiste cura efficace che debelli definitivamente un disagio che, certamente, non rappresenta l’apice dalla ricerca, non per indolenza scientifica, bensì per priorità: siccome di acufene non si muore, se ci sono soldi meglio destinarli a patologie più falcidianti come il cancro.
Il rumore nella testa di Visconti è più forte del brusio in Sala Lombardia, sabato mattina, all’Asl di Bergamo, sede di un convegno (organizzato da Politerapica – Terapie della Salute con il sostegno della Fondazione del Credito Bergamasco) dal titolo rivelatore “ Acufene. Il rumore nel silenzio” con specialisti di fama internazionale. Oltre 150 persone presenti molte delle quali sofferenti di acufene. A Bergamo si stimano 50.000 casi. “Che vanno moltiplicati per due, tre, quattro – precisa Pasquale Intini, promotore dell’evento – in quanto l’acufene non mina solo il benessere psico-fisico di chi ne viene colpito ma anche delle persone che intessono la rete relazionale del malato”.
Sonia Gallo è giunta a Bergamo da Sabaudia (in provincia di Latina) per capire se sussistono novità nella lotta all’acufene. “E’ tre anni che convivo con questo fischio in testa sopraggiunto dopo un’isclemia cocleare. Per forza di cose l’azienda per la quale lavoro da una mansione a stretto contatto con la gente mi ha posto in un ufficio amministrativo. Una pizza con amici, una birra al pub può diventare un incubo. Chi soffre di acufene deve essere davvero bravo a tenerserla poichè altera il sistema nervoso sovrastando tutta la buona volontà di resistenza. Per placare lo stress psicologico faccio yoga e assumo antidepressivi”.
A Bergamo non esiste un centro di coordinamento e di riferimento per la diagnosi e la terapia dell’acufene. C’è, invece, una forte spinta associativa che riunisce i malati. Al convegno il Direttore Generale della ASL, Mara Azzi, (in un videomessaggio) ha sottolineato di capire e comprendere le situazioni non certo facili di chi soffre di acufene. “Siamo vicini a queste persone – ha concluso – Sarà un nostro obiettivo cercare di realizzare un percorso di accompagnamento e di aiuto”. (Bruno Silini)
Che cosa è l’acufene?
L’acufene (tinnitus in lingua latina e inglese) è un disturbo che distrugge l’esistenza di chi ne soffre. Si tratta di un suono continuo, anche di alto volume, che non cessa mai di penetrare nell’orecchio e, attraverso il canale uditivo, nel cervello. “Chi ne soffre – precisa Roberto Teggi Otorinolaringoiatria all’Ospedale San Raffaele di Milano, uno dei centri di riferimento per l’acufene in Italia – avverte rumori che non esistono nell’ambiente esterno”.
Le conseguenze sulla persona sono pesanti sul piano fisico, psichico e sociale. Si stima (per difetto) che ne soffrano due milioni di persone in Italia, 50.000 nella sola provincia di Bergamo, eppure è un disturbo poco conosciuto e ancor meno trattato. Le prospettive diagnostiche di cura del problema richiedono un approccio multidisciplinare (otorinolaringoiatria, neurologia, psichiatria) ancora da rodare.
“Al momento non esiste una terapia risolvente – continua Teggi – Tuttavia esistono degli approcci che possono migliorare consistentemente il problema. Per esempio la terapia con l’arricchimento sonoro (esposizione di suoni programmati che stimolano le vie acustiche cancellando l’acufene) ha effetti migliorativi, associate ad altre terapie, nel 80% dei casi”. (B.S.)