Vittorio Feltri fu il primo giornalista nel 1995, sulle pagine del Giornale, a porre in modo pressante l’attenzione sul fenomeno di “ affittopoli ”.
A distanza di dieci anni si apre un nuovo capitolo grazie al commissario straordinario Francesco Paolo Tronca che quantifica le perdite per il comune capitolino a 100 milioni l’anno. Non sembra cambiato nulla.
La cosa più sorprendente è che il comune di Roma, ma anche quello di Milano, non hanno mai censito i loro immobili. Per cui non sanno quante case possiedono, dove sono e quanto paga chi le abita. Siamo di fronte ad una situazione che è la dimostrazione pratica dell’incapacità della Pubblica Amministrazione di agire con decenza. E’ una vera barzelletta.
Nonostante la sua inchiesta da manuale raccontata nei dettagli nel suo libro “Il Vittorioso” le brutte abitudini non si perdono?
C’è una schiatteria diffusa nel non considerare la nostra ricchezza pubblica “in mattoni”. Non si può trattare il questo modo il patrimonio del popolo. Anche le pigioni non vengono applicate con un criterio logico. Siamo di fronte ad appartamenti che vengono “regalati” a migliaia di raccomandati.
Raccomandati?
Quando ci occupammo del questione sono saltati fuori tutti i nomi della nomenklatura i quali si facevano dare queste case dagli enti previdenziali a cifre irrisorie e se le tenevano per tutta la vita. Poi, oltre al danno venne la beffa. Infatti quando scoppiò il caso molti enti decisero di vendere gli appartamenti agli stessi inquilini “privilegiati” a prezzi stracciati e ridicoli. Si passò da affittopoli a svendopoli.
Si preannunciano severi accetarmenti?
Il potere politico lascerà passare il temporale. Quando tornerà un po’ di sereno si farà quello che si è sempre fatto peggiorando la situazione a danni dello Stato. Gli accertamenti finirannoin burla. Comincino, invece, a censire seriamente gli immobili. Se la Pubblica Amministrazione non controlla i propri averi questi finiscono nelle mani degli approfittatori. E poi l’amministrazione non ha i soldi per tappare le buche. Siamo a questi paradossi.
L’ordinarietà dei controlli non fa parte del nostro DNA. C’è sempre bisogno di inchieste clamorose oppure di commissari straordinari?
I controlli sono senza tenacia. Sappiamo come non funzionano le cose. C’è ignavia, pigrizia, la non voglia di fare il proprio dovere. Lo stipendio è considerato un assegno alimentare mentre il lavoro si paga a parte.
( by Bruno Silini)