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Si è appena aperta al Palazzo delle Paure l’esposizione Il mistero del padre. Il segno di Michelangelo. Con poche, forse piccole cose, ma preziose e illuminanti. Nelle grandi mostre spesso ci si perde. L’esposizione si riassume in due schizzi, una tela, due formelle, il video e, non secondario, la guida.

Uno squarcio su Michelangelo, anche poeta. Umile, almeno con il Padreterno, “dice che la vita de’ suoi marmi/ non basta a far vostro nom’eterno”. Col Papa, a volte scorbutico, con furibonde discussioni, tanto che anche il guerriero Giulio II se ne guardava dal disturbarlo. Caratteraccio, “c’ancor ch’io cangi il pelo/ per gli ultimi anni e corti/ cangiar non posso il vecchio mio antico uso”. Morì novant’enne, “la faccia mia ha forma di spavento”. Una vita intensa, “gli anni del corso mio al segno sono/ come saetta che al bersaglio è giunta”. Artista a tutto tondo, “gli occhi miei vaghi di cose belle”.

Sono giunti dal Museo di Casa Buonarroti i cartoni del Sacrificio di Isacco. Cos’erano? Un’idea da sviluppare su un affresco o uno studio per una scultura come farebbe pensare il secondo cartone scoperto appiccicato in seguito al restauro, in una diversa prospettiva?

Il tema circolava a quel tempo. Era indicato nel concorso per la realizzazione della porta del Battistero di Firenze vinto da Lorenzo Ghiberti. Aveva partecipato anche il Brunelleschi. La formella del Brunelleschi è più drammatica, il coltello puntato alla gola di Isacco, originale nel modo di presentare l’azione. Quella del Ghiberti è più condiscendente al gusto tradizionale. Ambedue meritevoli di elogio, secondo il Vasari, “son tanto belle che starebbon bene alle porte del Paradiso”.

Nella mostra c’è la seicentesca tela dipinta da Giuseppe Vermiglio cheripropone il fatto in versione caravaggesca, tela proveniente da Casa Buonarroti di Firenze. Il Vermiglio era nato a Milano ma aveva operato in diverse città e quindi a Roma. Anche lui irrequieto e rissoso, ebbe a che fare con la giustizia. Trovò lavoro presso conventi e congregazioni religiose forse più tolleranti e meno ligi ai dettami del Concilio di Trento. Come Caravaggio racconta il momento del sacrificio, Abramo obbediente all’ordine divino. Come per il maestro Caravaggio, la luce attraversa i personaggi in un incrocio di sguardi e gesti. E’ l’immagine che vince sulla parola. L’angelo ferma la mano armata di Abramo: Dio è signore di vita non di morte. Nel dipinto una particolarità, fa notare  la guida, un tentativo abbandonato dell’artista nella faccia che si intravvede sul petto in ombra di Isacco.

L’evento espositivo è promosso dalla Comunità pastorale Madonna del Rosario. Con il Natale si vuol richiamare alla riflessione sulla figura del padre, “il mistero del Padre”. Nel clima di violenza che respiriamo il padre è un dono di vita, una risposta al grido di soccorso.  Il padre non è l’amico condiscendente a cui affidiamo le confidenze. Può essere la parola che corregge. Il figlio rompe il cerchio del nostro io, chiamati ad un compito che non possiamo delegare. Simili pensieri suggerisce il Patriarca di Gerusalemme, il bergamasco Cardinal Pizzaballa, invitato dal Parroco di Lecco a fare una riflessione attraverso un video.

Una parola per la guida, anzi due guide, una studentessa e una professoressa. Per la studentessa un modo di misurarsi con la scuola fuori della scuola, per l’ex docente un’offerta gratuita del suo sapere senza lacci e paraventi istituzionali. Per noi un arricchimento spirituale e il sapore della visita.


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