Al Santuario del Ghisallo a Magreglio (Como)mi ha spinto la festa di domenica, con il passaggio del Giro a Bergamo. Biciclette e ciclisti scatenati, ovunque; un richiamo per vicini e lontani. Ho incontrato un ultrasettantenne venuto dal Cumberland, nella zona di Manchester.
Lo vedevo trascinarsi in bicicletta, avanti e indietro. Chiedeva del passaggio dei corridori. Non mollava la bicicletta, quasi fosse incollata. Un omone, naso alla Bartali, due occhialoni come Binda, guanti, zaino, la borsa, in pantaloncini e maglietta gialla. “Lo sai che ci sono stato nel Cumberland?” gli dico, “Il Lake District, che bello!” Il suo paese ha le montagne e un paesaggio simile al nostro. Dopo due battute eravamo amiconi. Mi chiedevo: come sarà arrivato qui? Purtroppo gli ho dato l’informazione sbagliata. “Arrivano, arrivano! Non senti l’elicottero”. Lui parlava di arrivo alle cinque ma erano le quattro. “Tranquillo – gli dicevo -.Ormai sono al traguardo“. Non sapevo che si trattava del primo passaggio e che i corridori dovevano ancora salire alla Roncola.
Al Santuario del Ghisallo ho trovato un motociclista. Ha sempre avuto a che fare coi motori, una vita, la sua, passata a guidare pullman. Suo figlio invece è un patito della bicicletta. Abbiam parlato di bici che costano. “Duemila?” Fa segno cinque con le dita, “Così è costretto a portarsela anche al bagno”. Quando sente che vengo da Bergamo mi racconta che un giorno ha incontrato un ragazzo, su questo piazzale, disperato perché non trovava più la sua bici di corsa, “era entrato un attimo nel bar per bere una Coca Cola”
Ho visitato il Museo. L’addetta alla biglietteria mi dice che a maggio riprende il turismo e il via vai dei visitatori. Il Museo è diviso in sezioni. Fotografie della Gazzetta, di imprese dei campioni, di momenti toccanti anche tragici, personaggi dell’organizzazione e sponsor, i trionfi dei vari Binda, Bottecchia, Bartali, Coppi, Magni, gli indimenticabili Gimondi e Merckx. Ci sono le biciclette non solo di gara ma anche della storia, quella fantasticata da Leonardo o dei bersaglieri della Grande Guerra. Le maglie rosa con gli anni sono state ridisegnate e con una tinta che non è mai la stessa. Le squadre partecipanti sono ormai per me sconosciute, non più Bianchi, Legnano, Salvarani o Colnago. Domenica ho letto su un’ammiraglia “Israel”. C’è la sezione delle moto della Polizia che hanno accompagnato i corridori, fino all’ultimo ritardatario. E l’angolo del meccanico dove la bici è smontata e ogni pezzo è un capolavoro di ingegneria.
La chiesetta, o qualcosa del genere, è qui da mille anni, era un rifugio per i viandanti. E’ un luogo di memoria e di ricordi. Il museo è partito da qui, con il ciclismo la salita del Ghisallo è diventata leggendaria. Viene spontaneo apporre sul quaderno la firma e lasciare un pensiero. E’ appena mezzogiorno e già se ne contano tredici.
All’autista di autobus ho chiesto se sapeva della frana di Onno che mi ha obbligato a cambiare percorso e venire da Bellagio. “La strada è già stretta di suo”. A Civenna si arriva in un punto panoramico da cui si gode il ramo del Lago di Lecco. Vi è posta una scritta: “Bellezza che non si può rubare ma solo godere”. C’è il monumento ai motociclisti caduti. Un blocco cilindrico che sale un anello su cui è scolpita la storia del motociclismo, e che termina con lingue intrecciate a forma di fiamma. E’ opera dello scultore milanese Silvio Gazzaniga che disegnò pure il trofeo dei Mondiali di Calcio. La celebrazione è ogni primo di novembre. “Deve vedere la marea di motociclisti che arrivano da ogni dove, riempiono tutte le vie del paese. Si parla di cinque mila motociclisti”.
Scendendo sono passato davanti alla Chiesa di Sant’Alessandro a Lasnigo, il campanile la sorveglia. E’ datata intorno al Mille. Sembra che un gigante gli abbia preparato il poggio. Solitaria, accoglie il visitatore domenicale su per una scalinata e lo prepara con le stazioni sacre disposte ai lati. Poi ho proseguito per Asso e Cantù, ancora da scoprire.
Link utili:
Comune di Magreglio
Mangiare a Magreglio
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