Sembrava che l’espressione “razze umane” fosse ormai un retaggio imbarazzante di un’Italia passata alla Storia. Invece, riappare in un ambiente insospettabile come una scuola materna della Valle Brembana, precisamente la Scuola dell’Infanzia Paritaria Cavagnis di Zogno.
E non in un chiacchiericcio di corridoio ma in una comunicazione ufficiale (una lettera aperta) della direzione della scuola ai genitori, non pochi, che hanno deciso di affidare i loro figli al format educativo di una istituzione scolastica che opera sul territorio dal finire del 1800. Si legge nella lettera arrivata per conoscenza in Redazione: “Carissimi genitori, voi non immaginate minimamente quanto io pensi a voi o meglio a ciascuno di voi, proprio perché i vostri bambini li sento anche figli miei e vorrei il massimo per tutti loro. Quest’anno ho voluto un progetto didattico che esulasse dal tradizionalismo ma fosse un po’ una forma nuova per invitare i bambini a toccare con mano tante realtà per poi arrivare direttamente all’essenza di ogni cosa o concetto”.
Fin qua tutto normale. Ma poi arriva il bello. “Gli argomenti didattici più esaminati e scelti per dare i contenuti basici del sapere umano – continua lo scritto – sono sempre un po’ gli stessi. Le quattro stagioni, i cinque sensi, le razze umane, i quattro elementi fondamentali: acqua, aria, terra e fuoco …”. Eh sì, purtroppo, si parla di razze umane quale argomento didattico da propinare a una quarantina di nuovissime generazioni insieme agli insegnamenti dei filosofi naturalisti.
Probabilmente chi ha vergato la lettera ha fatto confusione dimenticando come la terminologia razze umane sia un’espressione per niente indicata in un contesto formativo a maggior ragione in una scuola materna di ispirazione cristiana. Se razze umane fosse stato preceduto da termini limitanti (per esempio, la banalità delle razze umane) avremmo compreso l’intento. Ma in questa forma (“contenuti basici del sapere umano“), invece, sembra che il concetto, per i più maliziosi, sia sclerotizzato da pregiudizi non ancora superati e non un semplice infortunio comunicativo per quanto grave. Tralasciamo gli orrori storici che la fantasia delle razze ha generato, dal punto di vista scientifico la distinzione razziale non sta in piedi. Il termine razza non è scientifico come ha dimostrato il genetista Luca Cavalli-Sforza demolendo i fondamenti biologici del concetto di razza in quanto le civiltà non sono strutture chiuse e isolate.
Forse l’autore o autrice della lettera dovrebbe ripassare, oltre a Luca Cavalli-Sforza, le argomentazioni di Richard Lewontin. “Certo, le razze esistono” disse il genetista salvo poi indicarsi la testa e aggiungere: “Sono tutte quante qui“. Faceva riferimento, ovviamente, alla nostra immaginazione: l’unico “luogo” dove le superficiali differenze tra le diverse popolazioni umane vengono prese ancora sul serio. La lettera ai genitori conclude con un appello: “Il bambino va incoraggiato a sentirsi grande e ad avere fiducia nella proprie capacità”. Come non essere d’accordo… magari aiutando i bambini a non alimentarsi con i pregiudizi razziali diventano grandi più in fretta. Anche l’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) ha affermato che “tutti gli esseri umani appartengono a una stessa specie e hanno origine comune“. Repetita iuvant.
La scuola dell’Infanzia Cavagnis può replicare al post scrivendo a [email protected]