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Fa testo l’affresco di Raffaello custodito nei Musei Vaticani, la Scuola di Atene. Tra i numerosi personaggi dell’antichità, filosofi e matematici, simmetricamente distribuiti, al centro sono collocati Platone e Aristotele in due atteggiamenti opposti: il primo ha l’indice puntato al cielo, il secondo la mano stesa verso terra. La spiegazione che è parsa dominante vede nel discepolo di Socrate colui che dà valore al mondo delle idee, nel filosofo di Stagira il sostenitore del divenire. E’ proprio così?

Platone fa dire per bocca di Socrate (Teeteto) che “non vi è altro inizio del filosofare se non il meravigliarsi (taumathein)”. Gli risponde Aristotele (Metafisica): “gli uomini hanno iniziato a filosofare a causa della meraviglia (thauma)”. Le affermazioni sembrano l’una la conferma dell’altra. Platone in tarda età tornava sullo stesso pensiero dell’interrogarsi proprio della filosofia: la filosofia che è diversa dalle altre scienze è come “scintilla che scocca nell’animo giovanile e si alimenta da sé” (Lettera VII).

Meraviglia e sgomento prova Ulisse quando nell’isola dei ciclopi incontra Polifemo, il gigante dall’unico occhio che si nutre di uomini (Odissea IX). Un inquietante sentimento avverte la moglie di Pilato quando manda a dire di aver trascorso una notte agitata a causa di quell’uomo che è processato.

Della morte si dice (Sofocle, Antigone) che è tra le cose terribili (deinà) la più terribile. Freud parla di spaesamento (unheimliche), un sentimento di estraneità che può portare alla follia e che ritroviamo in noi stessi, qualcosa di rimosso che riemerge e ci fa sentire non a casa, un dentro noi che è il massimamente lontano.

Quale sarebbe l’origine della filosofia? Donde scatta il filosofare e come lo intendono i due massimi filosofi da cui siamo partiti?

Nel Simposio Platone discute di Eros che è filosofo e ha carattere intermedio tra povertà e saggezza, amore fisico e intellettuale. Nel Sofista si parla di arte politica che si può dimostrare e insegnare, mostrare ragionando (logos) o anche trasmettere con un racconto (muthòs). Così la filosofia avrebbe rapporto sia con la sfera affettiva che con quella razionale.

Heidegger parlerà di essere nel movimento della vita (Befindlichkeit) e di un comprendere che è discorso (Rede). L’Esserci è sempre situato, il filosofare non è in condizione di apatia ma sempre nel coinvolgimento.

Altro è il pensiero di Aristotele: la sapienza sta nell’argomentare rigoroso. Il racconto falsifica. La filosofia deve essere spogliata dalle passioni. L’esempio del filosofo è Anassagora che nell’apprendere la morte del figlio in battaglia dice: “sapevo di averlo generato mortale”. Forse aveva ragione Raffaello nell’aver sottolineato con i due gesti una differenza: la filosofia è meraviglia e stupore ma per l’uno si accompagna all’affettività, per l’altro la filosofia deve essere immune da condizioni di carattere emotivo.


Sintesi di Mauro Malighetti della lezione di Umberto Curi all’auditorium del Liceo Mascheroni di Bergamo (22 febbraio 2022) nell’ambito della programmazione di Noesis


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