Il vescovo Raffaello Martinelli – nativo di Villa d’Almè e alla guida della sede suburbicaria di Frascati – è intervenuto nella chiesa parrocchiale di Almè all’incontro promosso dall’associazione culturale Noesis dal titolo Scienza e fede. Quale dialogo?
Nei secoli ci sono persone che hanno cercato un dialogo e una collaborazione insieme a contese e incomprensioni. Il caso emblematico fu la disputa con Galileo. La Chiesa di oggi sente il bisogno del dialogo. Dialogando con la scienza adempie meglio la sua missione. Non si sente legata in modo esclusivo e indissolubile a nessuna visione particolare di scienza.
Il dialogo deve rispettare le caratteristiche proprie di scienza e fede nella giusta autonomia e nel riconoscimento reciproco. Fede e scienza hanno propri metodi e una propria libertà, indispensabili entrambe per la crescita umana. La fede dilata lo sguardo dell’uomo, rende più penetrante la capacità di comprendere sé stessi e il mondo. La scienza indaga la natura e si moltiplicano in essa gli ambiti e le discipline che cercano risposte alle sfide del tempo e del nostro pianeta.
Fede e ragione non coincidono. La fede risponde ai perché fondamentali, la scienza al come.
Scienza e fede sono chiamate a servire l’uomo e l’umanità favorendo lo sviluppo e la crescita integrale di ciascuno. “La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione del vero” (Papa Giovanni Paolo II). “Tutte le verità partono dallo stesso sole, i diversi raggi, sia quello della natura come quello della fede, non si possono contraddire” (San Tommaso).
Numerosi sono gli aspetti positivi che la scienza offre. Manifesta dall’inizio dei tempi il disegno di Dio di assoggettare la terra e di perfezionare la creazione. Scopre le meraviglie della natura. Rende più felici le condizioni di vita per tutti. Attua il senso della solidarietà internazionale. E’ protesa alla ricerca del vero, del bene, del bello, e così prepara a ricevere l’annunzio del Vangelo.
Non mancano i pericoli. L’uomo di fede non può pretendere che la scienza sia cristiana, né che la società abbia per tutti leggi cristiane. Non si può costruire una fede a propria misura, costruire Dio a nostra immagine. La fede deve rispettare l’autonomia delle cose e le leggi che governano il mondo e la natura. “Dio non è un mago con la bacchetta magica che muove cose e uomini” (Papa Francesco).
La Chiesa mette in guardia dai rischi in cui può incorrere la scienza. La scienza non ha il compito né di dimostrare né di negare Dio. Il metodo di investigazione di cui le scienze fanno uso può ergersi a norma suprema di ricerca della verità. L’uomo fidandosi troppo delle odierne scoperte pensa di bastare a sé e dire: “ … è tecnicamente possibile perciò è lecito”. La scienza non può spiegare tutto sull’uomo. La frammentarietà del sapere può avere come conseguenza una frammentazione del senso e impedire l’unità interiore dell’uomo stesso. C’è un uso della scienza e della tecnica che cerca di disporre arbitrariamente della terra, assoggettandola a interessi di parte. Sconsiderato è stato e continua ad essere lo sfruttamento delle risorse del creato. Il rischio è di abbruttire l’uomo. L’uomo non è il padrone assoluto di sé stesso. Non si tratta di allungare le mani su questo o quello dicendo “è mio”, ma riconoscere che la natura è dono di un Altro per sé e per tutti.
Scienza e tecnica richiedono l’incondizionato rispetto dei criteri fondamentali della moralità, al servizio dell’integralità della persona e dei suoi diritti, secondo il progetto di Dio. “I principi morali non sono un freno ma il letto del ruscello nel quale deve scorrere la corrente impetuosa del pensiero e dell’agire umano” (Pio XII). Insieme e non in contrasto scienza e fede vanno verso la verità che proviene da Dio.
Sant’Agostino diceva: credo ut intelligam, intelligo ut credam, credendo si allarga la mia conoscenza, conoscendo giungo a credere.