La statua bronzea della Vittoria alata di Brescia è del I secolo, probabilmente del periodo di Vespasiano (69-79 d.C.), l’homo novus della famiglia Flavia, uscito vittorioso nella lotta tra generali per il potere (anno 69 d.C.), un omaggio della città Brixia schieratasi dalla sua parte.
Lo scrittore romano Flavio Giuseppe così tratteggia la figura di Vespasiano: “Era invecchiato tra i comandi militari. Dopo aver pacificato l’Occidente sconvolto dai Germani aveva contribuito ad assoggettare la Britannia procurando al padre di Nerone, l’imperatore Claudio, di celebrare il trionfo senza aver compiuto particolari e personali fatiche”. E a proposito della Guerra Giudaica: “Poiché per domare la rivolta era necessario un esercito consistente e un valente comandante a cui affidare senza rischi una sì ardua impresa fu prescelto ancora lui, Vespasiano, che per le modeste origini non dava ombra in alcun modo”.
Vespasiano si comportò da par suo. Domò la ribellione, espugnò Gerusalemme e ne distrusse il tempio di cui rimase un muro, il Muro del Pianto, davanti al quale gli ebrei vanno sempre a pregare.
La statua della Vittoria alata rappresenta la vittoria secondo un modello ampiamente proposto sia in ambito greco che romano. La dea Artemide, nell’aspetto vigoroso e sensuale di giovane donna, ha un viso rassicurante e pacato dopo la vittoria conquistata. I gesti delle mani suppongono qualcosa che il tempo ha cancellato: probabilmente la mano sinistra reggeva uno scudo appoggiato al ginocchio e la destra uno stilo, dopo aver siglato il nome del vincitore. Ha i capelli fasciati in fronte da un nastro, un manto sulla leggera veste dalle curatissime pieghe, le ali ripiegate.
La statua fu trovata nell’Ottocento (1826) e subito, nella nuova coscienza storica che stava sorgendo, fu esposta come vessillo glorioso della città. C’erano già i fermenti del Risorgimento.
Il restauro ha richiesto anni di lavoro, affidato all’Opificio delle Pietre dure di Firenze, il più titolato nel campo del restauro. Ha visto la collaborazione di studiosi ed esperti di vari settori.
Scomposta delle sue parti e svuotata del materiale di ripieno precedente, è stata ripulita e ricomposta. L’allestimento è stato curato dall’architetto spagnolo J. Navarro Baldeweg. La dea è posta su un basamento cilindrico di marmo bianco Botticino. La sua stabilità è stata assicurata con l’intervento di una ditta specializzata in campo antisismico. E’ illuminata da una lampada che richiama la luna. La statua è spostata verso l’angolo opposto all’entrata. Le pareti della sala sono costituite da mattoni rivestiti di marmo di colore ocra, che esalta l’effetto di atmosfera rarefatta come per richiamare un contesto sacrale.
Il progetto è nato dieci anni fa dalla commissione sorta nel Museo di Santa Giulia che ha cercato di coinvolgere politici e operatori del mondo economico e tecnico di Brescia. Si è curata la presentazione pubblicitaria, dai manifesti ai gadget, dagli spot alla tecnica del fumetto, per far partecipi bresciani e non solo. Anche da qui l’ambizione di Brescia per essere una capitale della cultura, un rilancio dell’immagine di Brescia e occasione di nuova rivisitazione della propria storia.
Si può ammirare la Vittoria alata di Brescia andando al Capitolium del Parco archeologico di Brescia romana, con la bella novità: a febbraio l’entrata è gratuita, su prenotazione (virus permettendo).