Il nuovo libro di Giorgio Schena si intitola “Andrì e altri cinque racconti”. Edito in questi giorni dal Centro Studi Valle Imagna nella collana Persone pensieri ha reso possibile per tutti gli appassionati un quadro colorato e suggestivo di un mondo a lui tanto vicino.
E’ un vero e proprio regalo alla comunità di Oneta in Val del Riso e a tutti coloro che non si arrendono allo scolorire dei ricordi di un passato abbastanza recente che dovrebbe essere sentito da tutti come un patrimonio prezioso da custodire e da coltivare. Il tutto senza cadere nel passatismo, nel rimpianto e senza avere nulla in comune con l’atteggiamento di chi predica di un passato idilliaco, bucolico, senza asprezze.
Il libro di Giorgio Schena, infatti, racconta per filo e per segno le fatiche, le asperità che traversavano la vita di tante persone, di tante famiglie, di intere comunità anche quelle appartenenti alla chiesa. Dà anche conto delle condizioni durissime vissute in casa, in paese, nelle fabbriche, nelle miniere. Erano condizioni estremamente dure, di povertà, anche di una miseria nera. Povertà, disagi, condizionamenti negativi erano macigni pesanti posti sulla spalle della maggior parte di queste donne e di questi uomini che vivevano in quel paesino posto tra le montagne bergamasche. Pochissimi, infatti erano coloro che vivevano da privilegiati.
Questo affresco pone in primo piano la figura di un cittadino di Oneta: Andrì. Di lui si narrano le principali vicende a partire dalla nascita raccontata con dovizia di osservazioni particolari, minute, disegnate con estrema lucidità e fine sensibilità. Si racconta della sua quotidianità nei rapporti con i genitori, coi famigliari, con i compaesani. Siamo introdotti nelle case, sui prati, nei posti dei duri, faticosi lavori, in chiesa ma anche nelle osterie, nei rarissimi momenti di uno svago vissuto in modo povero e quasi alienante.
Dentro questa storia minore, però irrompe anche la storia, quella dei libri di scuola: la grande guerra, l’emigrazione negli Stai Uniti, le tensioni politiche nell’Italia degli anni venti.
Il tutto viene espresso con toni coloriti, ma mai corrosivi: uomini, donne, ragazzi, ragazze, operai, minatori, sacerdoti sono descritti con minuzia e acutezza anche nei loro sentimenti più intimi. Ma non mancano sintetiche ma ben delineate descrizioni, di ambienti naturali: le montagne, le colline, i prati, i viottoli,le strade le case. La città con i suoi ambienti appare lontanissima così come si vive con difficoltà il rapporto con i suoi abitanti di cui si sente una qual superiorità e una evidente soggezione.
Il tutto dentro una dimensione coerente. Infatti, pagina dopo pagina questo mondo si finisce col sentirlo come un qualcosa che conoscevamo da tempo; anche chi non è vissuto in quei contesti si riconosce, in una qualche misura, nella realtà descritta. Gli anni erano quelli tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del secolo scorso. Un tempo non lontanissimo, ma che si tende a cancellare dalla memoria. Concludono il libro cinque racconti che si integrano nel panorama del primo racconto più esteso, ma non antagonista.
Un libro, quindi, che ben si inserisce nella collana del Centro Studi Valle Imagna che così arricchisce la sua raccolta di un nuovo contributo originale, gradevole, ricco di atmosfere. Il tutto diventa prezioso per chi vuole tenersi stretti gli insegnamenti del passato: senza trionfalismi, senza nostalgie, senza rimpianti, senza campanilismi, vincendo una distratta indifferenza e superando la tentazione di un presentismo ingombrante.