Sofocle fu poeta tragico, amato e celebrato, amico di Pericle ma nelle opere poco incline a sconfinare nel politico pur vissuto in un momento cruciale per Atene. Era un conservatore, attaccato alla tradizione e alla religione dei padri, critico con coloro che mettevano in discussione le verità.
All’opposto di Protagora, il padre della sofistica che diceva: “Riguardo agli dei non posso dire né che sono né che non sono”. Per lui la verità era cangiante, nelle mani dell’individuo, l’uomo misura delle cose. Gli faceva eco nel teatro Euripide non più fermo nellacredenza a un perfetto ordine divino, di una verità indebolita, ogni uomo con la propria verità.
Sofocle riflette sulla condizione umana, i suoi limiti, il suo destino. L’uomo è incapace di dialogare con il divino, coi simili, con sé stesso. “Eppure nessuno è pari all’uomo, con il suo daimon meraviglioso. Varca il mare anche quando bianco di schiuma muggisce.” “Con il suo ingegno tiene in pugno le bestie selvatiche, doma il cavallo, piega l’infaticabile toro”. “L’uomo dalle mille risorse, per nulla indifeso di fronte al futuro, da cui sa trarre rimedi, è padrone assoluto dei sottili segreti della tecnica e può fare ora il bene ora il male. Sia lodato se onora le leggi della sua terra, gli dei giusti e la patria. Che resti senza patria se per arroganza sceglie il male!”
L’Antigone fu rappresentata ad Atene nel 442 a. C. Si colloca nella saga di Edipo. La sua progenie, due figli e due figlie, i maschi opposti da odio mortale, morti uno per mano dell’altro a causa del trono, Eteocle a difesa di Tebe e con il re Creonte, Polinice contro e con gli Argivi. A Eteocle tutti gli onori funebri, invece lasciato insepolto il cadavere di Polinice, fuori le mura, in pasto agli uccelli e ai cani. Su ordine di Creonte: “che nessuno ricopra di terra il corpo di Polinice e lo pianga!”.
La tragedia comincia con la disobbedienza di Antigone. La sorella Ismene accetta il verdetto. “Dobbiamo chinare la testa. Non posso disobbedire al divieto. Vani sono i progetti dell’uomo”. Antigone non è d’accordo: “Lascia che io mi esponga a questo terribile rischio. Io lo seppellirò. Sia pure! Domani giacerò con lui sotto terra.”
Già dal nome, Anti-gone (contro la nascita, il destino), la ragazza è rivoltosa, “ .. non vuol cedere ai mali”. Chiede voce e in nome della famiglia si erge contro la violenza del potere pubblico. Oppone la sua verità a quella di Creonte, due verità che non si incontrano, protagonisti ambedue impigliati nelle parole che dicono, perciò nemici e incomunicabili.
Creonte è per la ragion di Stato. Non può onorare ugualmente i fratelli, non vuole il caos della città, secondo l’ammonimento che più tardi detterà Platone: “L’anima di coloro che spargono veleni nella polis non deve mai trovare pace”. L’azione giusta è quella di Eteocle e va onorata. Non si governa per interessi personali, a tacere vanno messi i sentimenti. Una rigidità che dissolve ogni particolarità e divide tutti in amici e nemici.
Antigone è per la legge degli affetti. Per lei è naturale e doveroso seppellire i propri morti. “Io sono nata per amare”, “gli uomini non possono vivere senza cuore”, “gli dei ci vogliono misericordiosi”. Getta un pugno di terra sul cadavere, un gesto politico di ribellione.
La tragedia è sempre attuale, ci parla in un linguaggio universale. E’ una riflessione sull’uomo. Ci interroga sul senso del vivere comune. Rivendica i diritti, anche il diritto di mostrarsi con le proprie fragilità. Nell’Atene del tempo era vietato il lutto esibito, versare lacrime non era ammesso.
La tragedia ci insegna ad opporci agli effetti rovinosi della ragion di Stato. Antigone è testimone di verità e giustizia, voce per chi non l’ha, non per sé. Obbliga a ricuperare l’umano perduto. Chiama a fare i conti con la cattiva politica, ieri come oggi, nelle tenebre della Germania nazista come sui capi di Kiev, nelle piazze di Teheran come sulla barca barcollante del Mediterraneo.
“Ogni popolo che si lascia incantare dalle sirene delle ideologie ha sempre una lunga notte da attraversare e il corpo di un fratello da seppellire” (C. Peguy)
La lezione è stata intervallata da una rappresentazione teatrale, adattamento di Lucia Montani, musicisti e attori coordinati da Gaetano Oliva del Centro Ricerche Teatrali di Fagnano Olona.
(Alessandra Papa a Noesis 202/23. Sintesi della lezione dal titolo Antigone. Leggi del cuore e lutto della ragione veritativa all’Auditorium Mascheroni di Bergamo, 4 aprile 2023)