”Assolto con formula piena Stefano Binda” così si è appena espressa la Suprema Corte di Cassazione, che conferma la decisione della Corte d’Assise d’Appello di Milano, che il 24 luglio 2019 ha annullato la condanna di primo grado all’ergastolo per Binda, chiedendone l’immediata scarcerazione.
Binda era stato arrestato il 15 gennaio 2016 con l’accusa di aver ucciso l’amica Lidia Macchi con 29 coltellate, la notte tra il 5 e il 6 gennaio 1987, nel Boschetto di Sass Pinì, in provincia di Varese.
”Binda nulla c’entra con la morte di Lidia”. Questa la decisione dei giudici.
La famiglia della vittima ha sempre atteso “il colpevole” e non “un colpevole”, ma mamma Paola, chiede a gran voce che venga cercata ancora la verità, dove da anni si nasconde, “Io lo farò finché avrò fiato”- dice.
Stefano Binda ha sempre proclamato la sua innocenza, che oggi viene sancita in via definitiva.
”’Dopo aver attentamente letto le sentenze precedenti e aver appena appreso il risultato della Cassazione vogliamo chiarire alcuni punti. Crediamo che durante il corso delle indagini e soprattutto dei processi non siano emerse prove a sufficienza per ritenere che Stefano Binda sia stato l’assassinio di Lidia e pertanto comprendiamo la sua completa assoluzione. ”
”In noi rimarrà per sempre la ferita di non aver trovato il colpevole della morte di Lidia, anche alla luce della dolorosa scoperta della distruzione e sparizione di alcuni reperti che con le tecniche moderne avrebbero potuto portare un apporto decisivo in questo percorso giudiziario.”
”Come famiglia ci teniamo a ringraziare tutti quelli che in questi anni hanno collaborato alla ricerca della verità e della giustizia in tutti i vari ambiti ed in particolar modo il nostro avvocato Daniele Pizzi.”
”Questo percorso giudiziario ha fatto emergere in noi la consapevolezza che la Giustizia è un cammino molto doloroso, che in questi anni ci ha fatto scoprire, conoscere ed apprezzare molte persone e che soprattutto ci ha fatto capire come scriveva la nostra cara amata Lidia che: _“nulla, nemmeno il dolore pìu atroce è privo di senso…è così semplice rispondere eccomi, anche nella notte più fonda, eccomi, sono Tua (Signore) prima di tutto, eccomi, nulla più mi fa paura”._” Hanno detto appena dopo la lettura della sentenza i familiari Paola, Stefania e Alberto Macchi