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Da buon funzionario ministeriale, il sovrintendente alle Belle arti e paesaggio Luca Rinaldi non poteva dirla alla Fantozzi (“una cag… pazzesca”, cit.), ma i suoi giudizi sulla piramide che per un mese ingombrerà Piazza Vecchia non lasciano dubbi. Così a L’Eco di Bergamo: “Sarebbe il caso di ripensare la location. Ve la immaginate piazza Navona con queste installazioni per un mese?”. E ancora: “Si impedisce la piena fruizione della piazza più celebre e iconica della città, nell’anno in cui Bergamo è Capitale della Cultura”. E al Corriere Bergamo: “Un’installazione inaccettabile”.

Seppur con colpevole ritardo, il sovrintendente è arrivato a certificare quel che molti, senza i suoi titoli accademici, pensa e va scrivendo, sentendosi rispondere dal Palazzo che le critiche sono frutto di una “visione da snob”. Rinaldi centra il punto, che non è tanto la riuscita o meno della singola installazione (e quella attuale è un capolavoro di bruttezza anche se partorita da una star), quanto la scelta del luogo.

Perdonate l’autoreferenzialità ma lo scrivo dalla prima edizione. I geni del paesaggio devono esercitare le loro menti in luoghi degradati, in contesti in cui sia palpabile come un intervento possa trasformarne la percezione e l’uso. Troppo facile fare bella figura in Piazza Vecchia, dove lo scenario è tale che risulterebbe gradevole anche ciò che non lo è. A meno che non si voglia strafare, come si è fatto stavolta. E allora ecco l’effetto boomerang. Con il rischio di buttare il bambino con l’acqua sporca.

Quanto a quelli, sindaco Gori compreso, che sostengono che questi allestimenti sono “provocazioni” per aiutare a riflettere, sommessamente farei osservare che ci sono modi più appropriati e intelligenti di aprire dibattiti. Degradare, fosse solo per un mese, la piazza più bella della città forse non è una genialata.

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