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Questa mattina, finalmente, sono ritornato a leggere Blondel. In particolare, come sapete, studio gli ultimi scritti pubblicati tra il 1944 e il 1946, che suonano come una sorta di sintesi, di testamento, di speranza e di rilancio della filosofia. In particolare mi colpisce la sua finezza, l’autenticità. Lui, filosofo che rivendica lo spazio della filosofia e, nello stesso tempo credente, coglie una difficoltà fondamentale della filosofia stessa nel porre la questione di Dio.



Quando la filosofia si è risolta per il deismo ha sostanzialmente innalzato altari a un Dio ibernato, glaciale, che non riesce a rispondere all’uomo che cerca semplicemente di interrogare il senso dell’unicità del proprio destino. Sotto traccia Blondel critica anche certa teologia che ha sposato il deismo per fini apologetici. Egli si rende conto che la filosofia ha perduto l’essere vivente di Dio. E tuttavia pur riconoscendo questo nuovo punto di partenza (Spinoza, Pascal), si rende conto che comunque, per quanto riguarda l’uomo, Dio rimane un enigma. Chiarisce già subito che questo enigma non è una domanda che avrà soluzione: rimane nella sua struttura di enigma.

Quale risposta si potrebbe avanzare quando ci chiediamo quale sia il senso della reciprocità impossibile tra Dio e l’uomo quando parliamo dell’assoluta perfezione e bontà di Dio? Di fatto una vita impiegata nella ricerca nostalgica di una perfezione impossibile diviene invivibile, insopportabile e, certamente, non depone a favore dell’Autore eventuale di questa vita. Questo è appunto un enigma tragico e doloroso, che deve essere rispettato, perché descrive gli incessanti e sofferti tentativi di uscita da questa situazione che il pensiero occidentale ha messo un atto… Del tipo, mai sottovalutare la ricerca d’altri con la pretesa di sciogliere quell’enigma.



È molto bello che Blondel, parlando dello spirito cristiano, affermi che esso non ha pretesa di risolvere l’enigma, ma di portare sollievo. Il cristianesimo implica l’enigma dando sollievo, senza la pretesa di cancellarlo o di superarlo, altrimenti rischierebbe di frasi beffe della ricerca dell’uomo. Questo sollievo contribuisce a rilanciare la ricerca filosofica offrendo ambiti di ricerca relativi all’esistenza umana, perché mostra possibilità per la stessa filosofia. Questo avviene, per esempio, nella riscoperta che nella struttura ontologica dell’uomo, volontà intelletto e amore (finalità) sono una sintesi vivente e unica.

Devo dire che ammiro lo stile e il metodo di Blondel. Lo ritengo un pensatore coraggioso, e comprendo perché ai suoi tempi non fosse stato proprio comprenso dai più. Secondo me molti filosofi e teologi avrebbero molto da imparare….Non so se in generale l’enigmatico sofferto sia ancora condiviso dalla filosofia, perché esiste un altro vivente che abbiamo perso: l’uomo. E forse questo potrebbe essere anche il motivo per il quale percepiamo come acuto il silenzio di Dio.
Buona giornata.

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