L’intervista al candidato sindaco Simone Piana (36 anni, export manager) in campo per le elezioni amministrative 2019 a Mozzanica con la lista civica “Per Mozzanica”.
Perché ha scelto di candidarsi alla carica di sindaco?
È un desiderio che ho da sempre, sin dall’infanzia. La mia famiglia si è sempre impegnata nel volontariato, nell’impegno civico e nella vita del paese. Ho sempre avuto stima per i sindaci del passato e pensavo: “Anch’io un giorno farò il sindaco”. Tutti i miei studi si sono concentrati su questo fine: il diploma in lingue e letterature europee, la laurea triennale in scienze politiche e delle relazioni internazionali, la laurea magistrale in storia contemporanea, utile per capire e parlare al mondo. Mi sono sempre impegnato nella comunità, a partire dall’oratorio, oggi nella commissione biblioteca, nell’associazione “Aiutiamoli a Vivere” di cui sono il segretario, e in generale, quando c’è bisogno di “dare una mano”. Sono stato volontario accompagnatore durante la Giornata Fai d’autunno a Mozzanica, nel 2017. Oggi i tempi sono maturi per candidarmi alla carica di sindaco.
Cosa rimprovera all’amministrazione Fossati in questi cinque anni? Ravvisa errori importanti?
L’amministrazione Fossati ha lavorato in uno dei tempi più difficili a livello comunale, con molte restrizioni dal punto di vista della spesa economica, un mercato del lavoro altalenante in un contesto – quello europeo – di forti tensioni, e normative sempre più restringenti. Questo ha portato a pochi interventi in campo urbanistico/estetico, che è ciò che gli elettori vedono maggiormente. È mancata poi una comunicazione costante, che rende il cittadino partecipe e aggiornato su ciò che avviene in Comune.
Quale sarà la sua azione amministrativa in caso di vittoria?
Prima di tutto stabilire un dialogo costante con i protagonisti della vita del paese, che sono le associazioni, i volontari e i commercianti. È grazie a loro che il paese rimane vivo durante l’anno. È necessario organizzare in modo più ordinato le varie iniziative per creare una rete di supporto anche tra le associazioni stesse. Sono le feste, gli eventi, le manifestazioni a dare vita al paese, attirare gente anche da fuori e far lavorare i nostri negozi.
Tre doti che ritiene di possedere per amministrare nel modo migliore?
1) L’ascolto. Il mio lavoro di export manager mi ha portato a dovermi confrontare con persone che nemmeno parlano la mia lingua, per cui ascoltare attentamente ciò che hanno da dirmi è fondamentale per capire le loro esigenze e cercare con loro le soluzioni. Credo sia fondamentale declinare questo atteggiamento anche nell’amministrazione comunale in uno spirito di servizio al cittadino. Sempre nel rispetto delle normative in essere. 2) La praticità. Sono una persona molto razionale. Mi do delle scadenze, perché tutte le idee sono valide, ma la potenza senza atto è nulla. È un approccio che vorrei proporre anche agli uffici che devono rispondere ai cittadini. 3) L’attaccamento al paese. Il programma che andremo a presentare dimostra quanto affetto nutriamo per il paese in cui siamo cresciuti e dove abbiamo deciso di far crescere i nostri figli. È tempo che ci impegniamo per migliorarlo sempre di più.
Cosa manca al paese che lei si impegnerà, se eletto, a concretizzare?
Negli ultimi anni è venuta meno la voglia di uscire di casa. Banalmente Mozzanica è sempre stata famosa per essere uno dei paesi dove trovi sempre gente in giro, dove è bello passeggiare e incontrare qualcuno con cui scambiare due parole. Ultimamente, le persone si sono un po’ chiuse in loro stesse, facendo venir meno quello stile di vita tipico delle piccole comunità. Valorizzare il territorio e creare situazioni di aggregazione è uno degli obiettivi del nostro programma. È importante per il tessuto sociale, perché la solitudine è uno dei drammi del nostro tempo, in particolare nelle fasce di età più avanzata. E in questo contesto si inseriscono i nostri progetti concreti di opere pubbliche.
C’è un ruolo strategico che Mozzanica potrebbe occupare nel contesto della nostra provincia?
Certamente. Mozzanica si trova geograficamente tra Bergamo e Crema sull’asse verticale, e tra Milano e Brescia sull’asse orizzontale. È una posizione strategica e ciò è dimostrato anche dalla nostra torre, eretta nel 1492 su ordine di Ludovico il Moro per sorvegliare i confini del Ducato di Milano. La vicinanza di Mozzanica alla Brebemi, con un casello a 5 km dal centro abitato, fa sì che nei prossimi anni il nostro territorio sia coinvolto nei cambiamenti che questa nuova via di comunicazione offre. E Mozzanica dovrà essere protagonista. Per questo motivo ho già incontrato alcuni sindaci della Bassa Bergamasca – Covo e Calvenzano in primis – miei coetanei, perché sarà la nostra generazione a dover prendere per mano le comunità locali nel medio-lungo periodo, e sarà chiamata a gestire queste trasformazioni già in atto.
Come descriverebbe ad un estraneo il paese per il quale si candida?
Io dico sempre che Mozzanica è uno dei paesi più belli del mondo! Come diciamo noi: “Ci manca solo il mare, però abbiamo il Serio”. È un paese a misura d’uomo, dove tutti i servizi essenziali si trovano nel raggio di 500 metri. Quelli particolari, come ospedali o forze dell’ordine, a 10 minuti d’auto. Ci si può muovere in bicicletta e a piedi tranquillamente, a qualsiasi ora del giorno. Siamo circondati dalla campagna e dal Parco del Serio, unici baluardi a difesa delle numerose aziende, chimiche in particolare, che negli anni si sono stanziate nella nostra pianura. Per fortuna abbiamo ancora spazi, come la strada che porta al Colomberone, dove è possibile muoversi senza pericolo, immersi nel verde. E poi abbiamo tutto un tessuto di rogge e canali che rendono unica Mozzanica, con acqua corrente, sorgive e fauna: chi può vantare di portare i propri bambini a dare da mangiare a cigni e anatre?
Quale è oggi la difficoltà maggiore nell’essere sindaco?
La difficoltà maggiore, così come mi dicono anche i sindaci che attualmente amministrano, è la capacità di dare risposte esaustive e tempestive al cittadino. Perché il sindaco deve dipendere dagli uffici, dalle normative che cambiano in continuazione e dal poco spazio di manovra. Salvo poi rispondere in prima persona alle inefficienze. Perché il cittadino, quando qualcosa non funziona, va dal sindaco.
Come intende affrontare le situazioni di marginalità sociale del suo territorio?
Anche nella nostra comunità ci sono molte situazioni di fragilità. I dati Caritas ci dicono che, delle famiglie che ricevono costante aiuto, il 40% sono mozzanichesi, quindi non stranieri. E questi dati non considerano le famiglie che, per pudore, non vogliono esporsi, quindi potrebbero essere di più. Il nostro atteggiamento è di piena collaborazione. Il Comune non è un ente privato: la gestione economica è sottoposta a rigidi controlli e deve giustificare le spese che entrano ed escono. Però offre anche servizi sociali, ha un assistente sociale incaricato di seguire queste situazioni. All’interno del nostro gruppo abbiamo una persona competente che lavora già nel settore e che potrà aiutarci a capire come muoverci.
Il suo politico di riferimento (anche passato) e perchè?
La mia tesi di laurea magistrale si intitola “La rinascita del paese nella storia del pensiero politico 1943-1945”. Ho analizzato gli scritti dei protagonisti del Risorgimento: il federalista Cattaneo, il conservatore-liberale Cavour, l’europeista Mazzini. Nella storia contemporanea, il loro pensiero politico è stato un sicuro riferimento dell’Italia in ogni situazione di crisi. Sono figure che ancora oggi hanno qualcosa da dire. Allo stesso tempo dovremmo conoscere meglio le figure di De Gasperi, Adenauer e Schuman, padri fondatori dell’Europa, senza i quali la nostra libertà di movimento, di viaggiare, di vendere le nostre merci senza dazi e dogane, non esisterebbe. Dovremmo riprendere il sogno europeo, mantenere i capisaldi ed eliminare ciò che si è dimostrato non funzionare.
A un indeciso in cabina elettorale cosa gli direbbe per farsi votare?
Che è tempo di una nuova generazione. Che abbiamo ricevuto e anche imparato tanto da chi ci ha preceduto, e adesso tocca a noi darci da fare. Che abbiamo una squadra che dal novembre 2017 ha iniziato questo progetto, in un rapporto basato su fiducia e competenza. Persone che vivono la comunità ogni giorno, nelle sue diverse sfaccettature. Non è un lavoro improvvisato, ma un progetto ragionato e preparato in ogni sua forma. Ciascuno di noi ha un ruolo ben definito all’interno del gruppo. Ognuno possiede una propria capacità e una propria unicità. Gli direi di metterci alla prova per poterci giudicare. Serve molto entusiasmo e molta energia per affrontare, con coraggio, i prossimi 5 anni di amministrazione. Noi li abbiamo e siamo pronti.