Domenica 7 agosto nella chiesa parrocchiale di Carona (ore 21) si apre il XVII Florilegio Organistico (5 appuntamenti) sugli organi storici dell’Alta Valle Brembana. Si tratta di una felice intuizione per valorizzare gli organi storici del territorio vallare. Per l’occasione abbiamo intervistato il direttore artistico Fabrizio Moretti.
17 anni Florilegio Organistico non sono pochi. Come è nata l’idea e con quali valori è stata portata avanti fino ad oggi questa rassegna concertistica?
Il Florilegio organistico ha avuto gènesi nel 2005, con l’obiettivo di ottimizzare in bella continuità di intenti i lavori di restauro che, a partire dalla fine degli anni ’80, grazie all’attenzione di parroci e comunità, avevano interessato alcuni organi dell’Alta Valle Brembana. Stiamo parlando del nuovo organo Persico della Parrocchiale di Ornica (1989), dell’Adeodato Bossi 1840 di Cusio (1992), del Giuseppe Serassi 1803 di Roncobello (1994), del Serassi 1797 di Averara (1999), dell’ Adeodato Bossi 1858 di Santa Brigida (2001) e del “aramelli-Perolini 1789 di Isola di Fondra (2004). Tutti eccellenti manufatti che, proprio per questo, oltre ad accompagnare primariamente in degno modo il canto alle S. Messe, avrebbero meritato, una tantum, una vetrina concertistica. Ecco allora nascere, dalla convinta sinergìa tra Enti religiosi sopracitati, il gruppo l’Organo Positivo, alcuni munifici Enti e un generoso stuolo di sponsor, il Florilegio organistico, rassegna sugli organi storici dell’ Alta Valle Brembana.
Ancora molti altri organi sono passati sotto restauro?
Certamente e sempre affidati alle mani esperte delle botteghe organarie degli amici Alessandro Piccinelli, Giorgio Persico e Pietro Corna: l’ Angelo Bossi 1858 della bella Parrocchiale di Valleve nel 2005, il Bossi-Foglia di Moio dè Calvi (inizio ‘800) nel 2006, il “Bossi “1800 di Cassiglio, l’Angelo Piccinelli 1955 di Branzi nel 2016, il Parietti 1800 di Mezzoldo nel 2017 e l’Angelo Bossi 1881 di Trabuchello nel 2019. Seguirà poi, in piena pandemia, il recupero del Balbiani Vegezzi Bossi 1934, collocato nella Parrocchiale di Valtorta, e la manutenzione straordinaria, lo scorso anno, al Massaglia – Ondei 1774/1925 di Carona, portando così a tredici il numero degli strumenti a tutt’ oggi restaurati.
Cosa rappresentano questi strumenti storici in un contesto territoriale come la Valle Brembana? C’è attenzione per la loro manutenzione?
Spesso, nel seguire le complesse operazioni di restauro degli organi, abbiamo avvertito la ricchezza materiale e simbolica di tale patrimonio musicale ereditato, un ideale rivivere in essi della fede dei nostri padri, muovendoci così al preciso dovere di conservare e valorizzare, come cristiani e come appassionati all’ organo. L’ organo è il Re degli strumenti, una macchina meravigliosa che dietro le sue canne di facciata nasconde un mondo incredibile, il quale, proprio per la sua complessità, richiede cura e attenzioni. Il concerto annuale è così, anche, diventato motivo per la sua manutenzione, affinché, partendo dall’abbassarsi del tasto, tutta la serie di rimandi del comando fossero sempre pronti a tradurre in tempo reale le intenzioni dell’esecutore.
La gente risponde positivamente ai vostri appuntamenti? Quale è il vostro pubblico?
Al momento, di rilevante, c’è sicuramente il gradimento che il nostro eterogeneo pubblico esprime per i concerti proposti, sempre molto partecipati, anche in ragione della loro collocazione (agosto) nel periodo di massima affluenza turistica e dell’ottica divulgativa che li informa. Il Florilegio organistico compirà quest’ anno diciassette anni, avendo sempre cercato, in primis (ma non per sterili rivendicazioni territoriali, beninteso) di coinvolgere organisti e giovani studenti di casa nostra, in questo modo conosciuti, stimolati e gratificati. Traducendo in cifre: più di cento concerti proposti, con circa centocinquanta protagonisti coinvolti (solisti, duo, terzetti, quartetti, cori ), in uno stile che ha sempre cercato di perseguire, nei limiti del possibile, ciò che, musicalmente parlando, profuma di bello e di buono.
Qualche nota per il primo apputamento a Carona con il coro Polifonici Gogis Alta Valle Brembana, il direttore Fabrizio Vanoncini e l’organista Fabio Nava?
Il concerto della Carona che apre il Florilegio organistico 2022 introduce alla festa della Madonna del Rosario, e trova nel programma stilato riferimenti alla Madonna nonché spunti per ricordare alcuni musicisti scomparsi, primo fra tutti, per prossimità, il maestro Luigi Molfino, milanese, nel X° anniversario della morte (in allegato uno scritto che ne delinea la cifra artistica e di uomo di fede). Ricordiamo che il Maestro Molfino, negli anni Sessanta, aveva più volte trascorso le vacanze estive proprio a Carona. Ebbi la fortuna, insieme ad un gruppo di altri amici organisti bergamaschi, di beneficiare del suo prezioso insegnamento all’ Istituto Pontificio Ambrosiano di musica sacra di Milano.
Il programma cosa prevede nello specifico?
Si aprirà con musiche organistiche e corali di Molfino e Mendelsshon. Ascolteremo una ponderata scelta di pezzi di famosi autori francesi, (uno per tutti il grande Cesar Franck, del quale ricorre quest’anno il 200° anniversario della nascita) che svilupparono, anche, il gusto per le nuances, per la ricerca di atmosfere raccolte e per il piacere discreto delle dissonanze preparate e risolte, in quel quadro complessivo di allentamento delle tensioni tonali che va, oggi, anche sotto il nome di tonalità allargata. La seconda parte è un omaggio alla Madonna. Verranno eseguiti brani che percorrono un ampio arco temporale, dal ‘500 (H. L. Hassler) ai contemporanei, passando per il sommo J. S. Bach con la conosciuta Fuga sul Magnificat (organista il bravo Fabio Nava) e il poco conosciuto francese Dietsch (Ave Maria). Anche qui due ricordi particolari: uno per il grande Lorenzo Perosi (nel 150° dalla nascita) del quale i Polifonici ci faranno ascoltare l’intonso madrigale spirituale Neve non tocca, e l’altro per il veronese G.W. Zaramella (La natività), per lunghi anni valente insegnante d’organo al Donizetti di Bergamo e anche lui Maestro di una folta schiera di organisti bergamaschi, nel 90° della nascita.