Il nuovo vice capogruppo alla Camera del PD, Paolo Ciani, non ha la tessera. Granellini lo fa notare sul Corriere della Sera dell’8 giugno 2023 (titolo: Il sol del Tafazzismo) e la cosa sta creando imbarazzo all’interno del partito. Ma non è l’unico mal di pancia nell’ultimo periodo.
Qualche giorno fa, per esempio, si è accesa la questione della fornitura delle armi a Kiev. Non si capisce se sia giusto o sbagliato dare le armi a chi è stato invaso. Ci si destreggia alla ricerca di una linea che è una via di mezzo tra l’appeasement modello Chamberlain e il ragazzo di piazza Tienanmen. Non è finita.
Non si capisce se sia giusto o sbagliato affittare l’utero o stringere accordi internazionali con singoli privati all’altro capo del mondo per riuscire a ottenere a tutti i costi ciò che madre natura non ha concesso perché antidemocratica o filo fascista per definizione. Non si capisce la proposta sull’immigrazione; o meglio, dopo la prima accoglienza per pura pietà cristiana, non è dato capire chi si dovrebbe occupare di istruzione, inserimento al lavoro e sul territorio e soprattutto dove si dovrebbero reperire le enormi risorse.
Ormai il nuovo segretario Elly Schlein è insediato da qualche mese e pare in grossa difficoltà nel riuscire a dare applicazione al suo leitmotiv da cui è fondata la sua corrente ossia il “peace and love“. Questo PD assomiglia molto all’autoscontro del mitico “Faccani” che frequentavo da ragazo. Ossia, ogni sera fra amici si faceva a gara a chi riusciva a rimorchiare più ragazze sulle auto della pista.
Ogni sera un su e giù da quelle auto con gente che non sapevi neppure come si chiamava il giorno dopo. Se andava male ti mandava a quel paese dopo un giro, se andava bene ogni tanto strappavi un numero di telefono.