Carissimo Maestro Muti, ho troppo rispetto e troppa stima per la sua intelligenza e per la sua arte direttoriale (eccelsa) per criticare la sua presenza a Bergamo in omaggio, come lei stesso ha dichiarato, alla città simbolo della pandemia Covid. Ma la sua dichiarazione sulla stampa e nelle televisioni nel chiedere le riaperture dei teatri e dei luoghi di cultura (“cibo dell’anima” ben detto) definendoli “assolutamente sicuri” lascia perplessi e sconcertati. Capisco la sua solidarietà, che è anche quella di tutti noi specie coloro che come lei lavorano nella musica e vivono di musica. Capisco il suo ottimismo nello spronare a guardare avanti. Ma non le pare di unirsi al grande calderone di tutte le categorie che protestano per le troppe chiusure, e chiedono rispetto, e urlano “vogliamo lavorare! “.
Come se qualcuno in persona e non un male oscuro e soprattutto incontrollabile, per nostra somma egoistica irresponsabile negligente arroganza, trovasse piacere e profitto nel chiudere locali, scuole… Non crede Maestro che siccome i teatri sono luoghi assolutamente sicuri, le piste da sci all’aria aperta figuriamoci, le scuole arci sanificate e a prova di contagio, così pure ristoranti, bar, pizzerie, palestre, saune, piscine centri estetici e chi più ne ha più ne metta. Tutti hanno ragione, come lei, nell’esigere la rispettiva responsabile proclamazione di sicurezza. Dunque tutti, come lei, hanno diritto a esigere aperture. Apriamo i teatri, apriamo i ristoranti, le scuole, le piste da sci, le palestre, i negozi in TOTALE SICUREZZA (come dite). E via: tutti a sciare, tutti a scuola, sui bus, a cena nei ristoranti, a snellirsi nelle palestre, a consumare nei negozi (bisogna salvare l’economia, no?). Tutti in mascherina, a distanza e in totale sicurezza. No?
Eh no, purtroppo. Non basta. I medici vanno ripetendo la stessa cosa: evitare incontri fra persone, gruppi, o assembramenti come si dice da un anno a questa parte. Perché? Non bisognerebbe neanche ripeterlo, ma visto che lei Maestro e tanti altri volete le aperture vale proprio la pena ribadirlo. L’unica alternativa al contagio è l’isolamento, il più possibile. Temporaneo ovviamente. Il Cts parla di 2, 3 settimane di chiusura totale. Cosa sarà mai, se vogliamo veramente uscirne. Non crede Maestro che se l’estate scorsa il governo avesse adottato misure più restrittive, oggi non saremmo (anzi, sareste) qui a pretendere aperture? O si fa così o sarà un eterno ritorno a fisarmonica di aperture e chiusure. Invece no. Proprio ora che siam tornati in piena emergenza, proprio ora che si riparla di chiusura totale, da lunedì, lei Maestro se ne esce con questo appello coram populum.
Fuori tempo. Sbagliato nel merito e nel metodo. Proprio ora che in Romagna e nella sua Ravenna l’emergenza è tra le più acute. Non crede Maestro che i milioni che la banca Bper ha stanziato per questa sua tournée italiana nella pandemia sarebbe stato meglio e giusto devolverli a un fondo per la musica, a sostegno di decine di migliaia di musicisti che, non avendo la sua fama e il suo talento, languono nel limbo dell’inattività e dell’indigenza. Lei ha diretto e interpretato magistralmente l’ Eroica di Beethoven. Anziché chiedere le riaperture dei teatri e dei luoghi di cultura, sarebbe stato un grande gesto di eroismo rinunciare al privilegio che pochi eletti come lei e i suoi musicisti giustamente hanno per condividerlo con tantissimi altri (meno fortunati) operatori della musica e della cultura.
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