Casa di Bambola a Seriate. E’ la novità teatrale che caratterizza l’inizio d’autunno in terra di Bergamasca. Il dramma di Ibsen sarà rappresentato dalla Gilda delle Arti – Teatro Bergamo. Ne abbiamo parlato con la regista Miriam Ghezzi.
Una nuova produzione teatrale “Casa di bambola”. Perché questa scelta?
È da tempo che desideriamo confrontarci con un testo drammatico “classico” con una forte attualità; amiamo mettere in scena i più bei pezzi di letteratura teatrale, e Ibsen ci consente di farlo, aiutandoci a fissare l’attenzione su temi discussi anche oggi. Casa di Bambola a Seriate affronta il ruolo della donna, gli stereotipi di genere e il senso della famiglia.
Chi sono i protagonisti? Ci parli un po’ di loro.
La protagonista indiscussa è Nora, moglie di Torvald Helmer e madre di tre bambini… almeno così si presenta lei all’inizio del dramma, conferendo a questi ruoli un significato di subalternità e di sottomissione. Nel corso della storia si scopre che desidera molto di più da sé stessa, si scopre intraprendente, forse un po’ sventata ma anche determinata e coraggiosa. Non ha a che fare con persone facili: il marito è pieno di “orgoglio maschile” (lo dichiara Nora stessa!), la sua amica di infanzia è pragmatica ma anche ambigua, l’amico di famiglia mal cela interesse nei confronti di Nora, la bambinaia ha le vere redini di casa e il procurtore Krogstad… be’, anche lui non semplifica la vita alla protagonista, visto che mette in moto tutta l’azione!
Quando e dove debuttate? sono previste repliche nei mesi successivi?
Debuttiamo con Casa di Bambola a Seriate al Teatro Gavazzeni l’1 di ottobre, e nei due giorni successivi (2-3 ottobre). Abbiamo si programmato serate di replica ma al momento non abbiamo un calendario definitivo… le stagioni teatrali per il prossimo inverno devono ancora fare i conti con l’incertezza del Covid. Ma, naturalmente, l’obiettivo è portare questo spettacolo su più palchi possibili.
Il ritorno al teatro rappresenta anche un tentativo di ritorno alla normalità in una terra martoriata dal Covid. Cosa ne pensa?
Che non c’è niente di più vero. Il teatro è un luogo di incontro, forse quello per eccellenza… sempre nel rispetto della salute di ciascuno, sentiamo il bisogno di “abbattere” alcune barriere che inevitabilmente abbiamo costruito nelle nostre vite, costringendoci a restringere i nostri orizzonti, ma anche a guardare l’altro con diffidenza e sospetto. Il teatro è uno di quei luoghi generosi in cui “l’altro” è invece qualcuno che dona (tempo, lavoro, cuore), qualcuno che “è in presenza”, e che nel bene o nel male vuole farsi coinvolgere dallo spettacolo. Cosa c’è di più bello che incontrarsi per questo?
In che modo avete preparato lo spettacolo? Se non erro ci sono state anche prove online. Come è andata l’esperienza?
Non è stato facile. Provare on line è faticoso e limitante, anche per le inevitabili lentezze della rete e i tempi di reazione rallentati. Però abbiamo cercato di far di necessità virtù e abbiamo concentrato le energie sul lavoro sul personaggio, sulla vocalità, sulla mimica e sul senso d’insieme dello spettacolo. Tornare a provare in presenza, oltre che un sollievo, è stato scioccante: gli attori si muovevano come se avessero sempre recitato dal vivo… è stata una magia a cui non credevamo di assistere!
Su cosa ha puntato per rappresentare il dramma Casa di Bambola?
Le idee di fondo della regia si inseriscono, in gran parte, nello stile di lavoro della compagnia: cercare l’anima del testo e restituirla con una recitazione “vera” e non manierata, offrire uno spettacolo godibile ed emozionante, dar risalto allo spettatore considerandolo il diretto interessato. Ciò che invece è nuovo ed esclusivo di questo spettacolo è il desiderio di parlare di problemi attuali e di far parlare di essi senza voler zittire nessuna delle parti in causa. Il giudizio sul “giusto” o “sbagliato” è una sentenza che non sempre si ha il diritto di dare, quando si conoscono le circostanze in cui si compiono determinate scelte, e soprattutto quando si comprende la tempesta emotiva che i grandi cambiamenti della vita comportano. Quello che vogliamo mostrare è che per cominciare una vita vera, una vita davvero bella, bisogna far cadere (nello spettacolo avviene letteralmente) la bugia di un’esistenza perfetta, “da bambola” o “da instagram”… perché avere il plauso altrui e la stima della società non ripaga il senso di vuoto che una felicità simulata lascia in chi rinuncia a sé stesso e ai propri sogni.
Qualche anticipazione sulla vostra attività futura?
Il Covid ci ha sbarrato molte porte, ma proviamo continuamente a reinventarci. Nel breve abbiamo in programma diverse visite guidate teatralizzate, e alcuni corsi di teatro per ragazzi. In quanto alle prossime grandi produzioni, abbiamo uno Shakespeare in sospeso, qualche fiaba per la testa e un Goldoni che ci chiama… insomma, dopo Casa di Bambola abbiamo tutta l’intenzione di riprendere a pieno ritmo!
Green pass obbligatorio.
Per informazioni e prenotazioni: [email protected] – 3460911169