Viaggio nel centro storico di Seriate. Facciate nuove per fermare il degrado. Nella zona intorno a piazza Bolognini il decoro urbano si sfalda. Tra i residenti bocche cucite sulle pressioni per riqualificare i palazzi. E il business tiene: perché spendere per ristrutturare se si affitta lo stesso?
Da centro a periferia
C’è profumo di pane alla mattina lì al principio di via Decò e Canetta a Seriate. Una facciata di un amaranto vivo, ben tenuta, e in vetrina michette e mantovane dalla fragranza destabilizzante per chi ha l’appetito facile. La gente arriva da tante parti per comprasi il pane fresco del mezzogiorno, ma relativamente poche dall’intrico delle vie che abbracciano Piazza Bolognini. Una sorta di crocicchio allargato, dove in passato, prima della napoleonica via Dante, indirizzava i passanti verso Albano Sant’Alessandro, Brusaporto e Brescia. Certo è che appena ci si lascia alle spalle il fornaio e l’allampanata mole campanaria dell’Angelini si avverte uno scarto. Quello che dovrebbe apparire come il nucleo storico di un paese ormai elevato a città (dal cemento e dalla demografia) suggerisce l’impressione di una periferia circoscritta in costante progressione nella toponomastica di quello che per tradizione è qualificato come centro.
Tensione palpabile alla sciatteria
Una metamorfosi non gestita che qualcuno non si fa scrupoli a bollare come ghetto. A ben guardare i nomi sulle cassette delle lettere (arrugginite, sgangherate, precarie su muri scrostati dal colorito depresso) si nota la convivenza di cognomi autoctoni e assonanze mediorientali, indiane, slave, latino-americane. I cartelli “affittasi” e “vendesi” si susseguono tra strutture che all’occhio esperto conservano vestigia Cinquecentesche sulle quali writers frettolosi hanno marchiato con scritte di rancore politico e fuggevole romanticismo adolescenziale. C’è una tensione palpabile alla sciatteria fatalistica tra via Colombo, via sacerdote Parietti, via Tasca, via IV Novembre, via Molino Vecchio. Le rare infiorescenze bianche e scarlatte, straripanti dai balconi (avamposti illusi di un’estetica boccheggiante), non riescono ad attenuare un decoro urbano che si sfalda.
La missiva del sindaco per mettere ordine
Non occorre essere in loco per rendersene conto. Sia che si passeggi alla Montalbano “un pedi leva l’autro metti” oppure, pigramente, si percorra la geografia viaria carezzando con l’indice la Google Map di un tablet, qui l’essenziale è purtroppo ben visibile agli occhi.La gente non ha voglia di parlare delle trasformazioni che accadono sotto l’antico campanile di San Cristoforo. I proprietari dell’antica torre sono tra i destinatari delle 85 lettere inviate dal Comune inerenti lo stato di degrado delle facciate. La missiva “sollecita tempestivi interventi manutentivi entro 90 giorni. In caso contrario si provvederà a sanzionare il possessore dell’abitazione per inottemperanza agli obblighi normativi”. “Si tratta di misure coordinate, – precisa il sindaco Cristian Vezzoli – finalizzate tutte alla riqualificazione edilizia ed a ridurre le situazioni di degrado. Anche il bando per gli incentivi al centro storico è stato rifinanziato”.
Bocche cucite
Tentare di scucire una dichiarazione nel merito è impresa ardua. Nemmeno al Circolo al Bafo, temporaneamente abbellito (all’interno) dalle opere di Marcello Intraina, i silenzi sono eloquenti. Parole ristrette come il caffè servito al banco. Va meglio all’agenzia immobiliare. “In zona cercano soprattutto occasioni di affitto. I prezzi si aggirano intorno ai 400 euro al mese. Se l’appartamento è arredato si chiede anche 450 euro. Spesso gli extracomunitari non sono esigenti sullo stato di mantenimento dello stabile anche in caso di compravendita”. Un degrado che diventa allora local business rispondente ad una semplice e cinica domanda: “Che senso ha riattare un appartamento se la domanda comunque c’è? E se poi viene abitato da quattro o dieci persone l’importante è riscuotere”.
Vita sociale e Russia cristiana
Due alimentari di prodotti africani, un tappezziere, una toilettatura per animali, qualche ditta artigiana, la sede dell’Avis-Aido, la sede dell’associazione “Seriate, recuperare il Centro Storico”, il recapito della Cisl Bergamo, una bottega del mobile, l’associazione Albatro, due parrucchieri e un bar dagli abbondanti Spritz. Questa è la vitalità commerciale e sociale del centro di Seriate. E, asserragliata da muri, c’è la bellissima villa Ambiveri sede di Russia Cristiana. Dalle cancellate si intravede uno splendido giardino. Un gioiello di verde chiuso al pubblico. Un bambino magrebino, da un pertugio delle persiane socchiuse, lo guarda come un’occasione di gioco perduta mentre si diverte a lanciare fogliettini di carta colorata per la strada. Scoperto dice un “ciao” fuggevole e poi si ritrae. (Bruno Silini)
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