Ci risiamo. Ogni tre per due esplode la polemica sui locali notturni e il consumo abbondante al loro interno di sostanze stupefacenti da parte di ragazzini. Vediamo di chiarire qualche concetto. Punto primo: i gestori dei locali in questione sono imprenditori. Non fanno i genitori né gli educatori di professione, ma, attraverso un servizio, forniscono occupazione e svago per lavoratori e giovani clienti. Punto secondo: i gestori non possono di loro iniziativa perquisire o controllare le singole persone all’ingresso o all’interno del locale. E, per inciso, se tale autonomia fosse loro concessa avremmo qualcuno pronto ad urlare allo stato di polizia o alla violazione dello stato di diritto. Punto terzo: chi fornisce ai giovani ragazzi (spesso studenti nemmeno maggiorenni) il denaro necessario per avere accesso a tali sostanze?
Coloro che hanno frequentato locali notturni dell’area tra Bergamo e Brescia possono tranquillamente testimoniare di avere più volte assistito a scene a dir poco nauseanti di ragazzini pieni di alcol e/o droga nel bel pieno della notte. Ricordo ancora, anni fa, all’uscita di un famoso locale, una ragazza che non aveva abbastanza soldi per pagare il conto. In evidente stato di ebbrezza offriva un diversivo orale a qualsiasi maschio avesse provveduto al saldo del totale. Davanti a tutto questo mi sono sempre chiesto: ma quanto danno di paghetta i genitori a questi? Sono tutti figli di papà? E altra domanda non meno importante della prima: si rendono conto in quali condizioni arrivano a casa alla mattina? Tutto questo è regolare? Fa parte dello stato di diritto?
E infine mi chiedo: è un diritto chiudere il locale e creare clamore sul giornale, recando danno a quelle persone che si guadagnano da vivere lavorando lì? Ma nessuno si domanda se certi figli non abbiano diritto di avere dei genitori migliori? La mia povera nonna (classe 1924) mi diceva sempre: “Se hanno i soldi da spendere in alcol, droga o sigarette vuol dire che hanno genitori incapaci, ed è giusto che ne paghino le conseguenze. Non si deve sempre scaricare le colpe sugli altri“. Ma comprendo la scomodità di questa opinione. Siamo un paese di matrice latina e non anglosassone. La responsabilità è sempre del vicino di casa.