Servizio esterno e risposta lunga. Così Jasmine Paolini si trova in finale nel torneo più antico e prestigioso del panorama tennistico mondiale: Wimbledon. Un terreno ostico per le caratteristiche tecniche della tennista di Lucca. Invece, anche con una superficie da servizo e dritto che favorisce i “lunghi”, la Paolini è riuscita nel impresa di costruire un successo dopo l’altro arrivando sempre con un timing e una posizione perfetta sulla palla che le ha permesso di anticipare spesso il colpo (che sull’erba è fondamentale).
Certo, tutto questo è stato possibile grazie ad una forma fisica eccellente per gli spostamenti laterali abbinato ad un po’ più di coraggio nel lasciare andare il braccio. Tutto questo è stato costruito negli anni con costante lavoro e metodo negli allenamenti perché non si può arrivare a questi livello solo col la sensibilità del polso.
Non a caso il suo allenatore (un certo Renzo Furlan) ha avuto una carriera molto simile, in crescita costante (chi non ricorda la battaglia con Andrej Česnokov nel 97 in Davis ). Perché nel tennis conta si la tecnica, ma il fattore mentale resta quello che fa la differenza. Non esiste un sport più crudele dove i match durano ore. La cultura del lavoro e della forza di volontà sono tutto, e la Paolini, nel suo modo di giocare c’è lo ha dimostrato.