È un mese che scarrocciamo dentro a uno scenario inimmaginabile fino a poco tempo fa. Ci crogiolavamo tra quota 100 e reddito di cittadinanza: argomenti ora impolverati come le vecchie bollette del telefono tra le scartoffie della cantina. Confinati tra muri di cemento a fare incetta di repliche di Batman e Spiderman (i radical chic preferiscono Perry Mason) aspettando che il virus esaurisca il suo momento e ci lasci tornare alla normalità. Frastornati da un continuo di notizie che sembrano tutte uguali nei vari telegiornali e pervasi da un senso di impotenza e rabbia per la perdita economica a cui le famiglie stanno andando incontro. Perché è inutile girarci intorno: il vero problema sono i soldi che mancano e che mancheranno. Dopo aver affrontato la crisi finanziaria del 2009, ad un’intera generazione – quella tra il 1980 e il 1995 – si chiede di prendersi carico dell’emergenza. E non si dica che non è una scelta politica. Lo è in tutte le sue sfumature. Ci stanno ripetendo da giorni “prima la salute”. E io mi domando: “Ma la salute di chi? Perché dimenticando l’economica la salute viene meno? Non si campa di parole ma del pane che mettiamo in tavola. E il pane ha un costo”. Chi si erge a paladino della patria con parole tipo “solidarietà e unità” ha ben poco chiara la situazione della distribuzione del reddito.
Attualmente gli over 65 hanno a disposizione una ricchezza media 12 volte superiore a quella degli under 35. Ebbene, a quest’ultimi si chiede di caricarsi il totale sforzo economico. Questa non è solidarietà, questa è togliere ai poveri per dare ai ricchi. La sperequazione di reddito fra queste fasce imporrebbe misure drastiche a sfavore dei più anziani, ad esempio un contributo di solidarietà in base al reddito Isee a carico degli over 65. Non è pensabile di tenere a casa la parte che crea ricchezza e benessere e permette di pagare medici e ospedali. Il denaro e la ricchezza non crescono sugli alberi. Invece, c’è un sentimento diffuso di diritto a tutto senza nessuna copertura economica. E se qualcuno con ancora un briciolo di senso del reale prova ad imbastire una proposta di tassa per redditi alti con cui foraggiare la mole di spesa sanitaria e non, che stiamo e dovremo affrontare in seguito, subito si alzano gli scudi. Fatemi capire, l’Europa è cattiva e disumana perché vuole garanzie su eventuali gettiti di liquidità indirizzati all’Italia e, invece, al nostro interno non siamo disposti a fare lo stesso per il nostro vicino di casa o parente? No, meglio sbraitare contro tedeschi e olandesi, sciacquarsi la bocca con parole tipo umanità e solidarietà, ma guai se si tocca un diritto acquisito. Avanti così, forti coi deboli e deboli coi forti, come da tradizione italiana. Intanto, chi vi scrive sta a casa, perde reddito e vedrà aumentare i costi in futuro, per garantire la massima copertura sanitaria a chi è andato in pensione a 40 anni alla Falk.