Sabato 18 gennaio sarà l’ultima ser per l’Evolution Café di Paladina. Discobar di riferimento da oltre 20 anni per i giovani di Val brembana e Imagna. Ne annuncia la chiusura il titolare, Andrea Togni, dopo due decenni di attività sul territorio: “Avevo 20 anni, quando forse un po’ inconsciamente decisi di dedicare anima e corpo in quel locale di provincia in cui pochi credevano. Sono stati 21 anni gloriosi, ricchi di soddisfazioni, sorrisi, vittorie e … rivincite […]. Poi però si diventa grandi e a 40 anni suonati, si devono fare delle scelte. Oggi sento che quel mondo non mi appartiene più, quegli orari, quelle problematiche annesse, una nuova generazione cosi lontana dal mio concetto di divertimento mi hanno spinto già da un anno a questa parte a fare delle riflessioni e a prendere questa sofferta decisione “.
Che dire? Ci siamo passati in tanti da lì. Quante serate, tante bevute fra risate e maldestri tentativi di approccio con l’altro sesso. A quel punto si apre l’album dei ricordi. Il lungo bancone del bar, lo sguardo mio e del compare Fabio verso la miriade di ragazze che iniziano a muoversi a ritmo di musica in mezzo al locale.
Si cercava di capire da un minimo dettaglio chi fosse single per tentare un approccio. E fra un sorso di Cola e l’altro lui che mi sussurra nell’ orecchio: “Tanto va a finire come al solito. Zero tituli“.
Poi all’improvviso una sera come tante sento da dietro due braccia che mi stringono in un abbraccio.
Mi giro di scatto e d’incanto vedo lei. Giulia. Un metro e ottanta di bellezza bionda a cui ero stato in pressing tutta l’estate precedente ad elemosinare un caffè insieme, mentre assemblavamo i faldoni delle pratiche in un ufficio fiscale. Lei che era la più bella dell’ufficio, quella inarrivabile, impossibile se non per il maschio alfa per eccellenza.
Poi torno alla realtà, iniziamo a parlare, lei mi chiede come va al lavoro senza di lei, di salutare il capo… Io resto lì un po’ attonito, poi mi offre un capiroska e mi invita a ballare. Mi stringe forte a lei, e mi guarda con quel suo sguardo tagliente che mi faceva morire. Non ci credevo, non ci credeva nemmeno Fabio, e invece era vero.
Per me la chiusura dell Evolution significa un pezzo di storia, che se ne va. Tanti ricordi, tante emozioni giovanili passate. Ma il ricordo di quella sera mi accompagnerà per sempre. E credo che sia così anche per molti altri miei coetanei nati fra gli anni ’80 e ’90, ognuno con le proprie storie e i propri ricordi. Un punto di riferimento simile all’Arnold di Happy days, un mix fra “La regina delle celebrità” degli 883 e “Luci a San Siro” di Vecchioni. Perché si sa, non si vive di ricordi ma i ricordi aiutano a vivere. E nello scrivere il finale di questo pezzo, al pensiero che da settimana prossima le luci dell’Evolution non si accenderanno più iniziano a scendere le lacrime.