Biondi immobiliare

Ci avevano raccontato che la sanità non si tocca. Soprattutto un montagna, in zone disagiate e con un alto tasso di invecchiamento demografico e la conseguente necessità della medicina di prossimità. Avevano, pure, organizzato manifestazioni con tanto di blocco del traffico.

A due anni di distanza, ma soprattutto a pochi mesi dal rinnovo delle elezioni politiche e regionali, il trend della nostra sanità sembra non essere cambiato. Tagli, tagli e ancora tagli. Ultima notizia riguarda la chiusura di 20 presidi su 27 della guarda medica territoriale. Va da sé che con l’attuale stato di deficit pubblico, la mancanza di un turn-over demografico, l’intero modello di welfare è da cambiare.

Ma la politica sia locale che nazionale sembra non sentirci. Inchiodati al modello del debito degli anni 80 per il quale bisogna garantire tutto a tutti anche se non ci sono i mezzi. La cosa strana è che avendo da quasi un anno un governo a forte trazione di destra (comprese regioni e molti comuni) si nota l’imbarazzo dei suddetti politici dallo smarcarsi da logiche stataliste e inefficienti per andare ad abbracciare un sistema puramente privato e basato sulle assicurazioni. Sarà perché poi non si riuscirebbero a garantire la continuità di molti posti di lavoro nel comparto pubblico?

Il paradosso della questione è che già sta avvenendo da anni un passaggio di testimone fra pubblico e privato nella sanità, perché molti italiani preferiscono pagare e risolvere il problema piuttosto che aspettare mesi per una prestazione. In tutto cià c’è un “però” grande come un grattacielo: chei si affida al privato non ha avuto sconti sull’Irpef da versare allo Stato.

In un contesto del genere vedere che un governo di destra tentenna e fugge di fronte ad un tema che invece dovrebbe accogliere a braccia aperte fa riflettere. Ci sta pure il parallelismo con la questione previdenziale. Ci dicono, o meglio te lo dicono fra le righe, che chi non ha 18 anni di contributi all’anno 1995 deve farsi un fondo pensione che va ad intaccare il proprio stipendio per le quote mensili da versare. Ok, però (anche qui grande come un grattacielo) è che nelle trattenute si continua a pagare la quota Inps.

È un sistema meritocratico questo? Ci obbligano a continuare a foraggiare un sistema pubblico che fa acqua da tutte le parti e non dà la possibilità alle persone di sganciarsi e affidarsi al privato in base alle esigenze e alle proprie scelte personali. Questa è una destra distorta, a trazione statalista che non ha il coraggio di sganciare la zavorra che fa perdere competitività al sistema Italia, e continua a disinteressarsi del debito pubblico. Ma si sa, per chi ha come priorità il giro di giostra successivo, le mani nel fango non c’è le metterà mai. Meglio organizzare manifestazioni fine a se stesse. Così forse un po’ di preferenze saltano fuori al prossimo giro.

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Davide Bettinelli

Nato a Trescore nel 1982. Diplomato alla "Pesenti". Occupazione operaio metalmeccanico. Membro del consiglio di fabbrica per la CISL dal 2006 al 2014. Calcio CSI dal 2003 al 2009. 1° posto Endenna gruppo di campionato 2007-2008 Arbitro CSI dal 2009 al 2011. Presidente calcio a 5 CSI dal 2010 al 2013 della Mirafiori. 1° posto gruppo E nella stagione 2011-2012. 1° posto torneo Epifania a Berbenno nel 2011. Tennis a livello amatoriale dal 2013 al 2017. Miglior risultato quarti di finale torneo Quarenga 2016. Iscritto al PD dal 2010

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