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Divertimento in Caissa n. 13

Intorno al marzo 2021 Roberto Messa, editore di Messaggerie Scacchistiche, ebbe l’idea di un libro sul rapporto tra scacchi e cinema. Entro settembre due suoi sodali nella casa editrice, i bergamaschi Giulia Russo e Dario Mione, hanno prodotto quel libro intitolandolo Ciak Mate, un gioco di parole con l’espressione con cui gli inglesi indicano lo scacco matto: Check Mate. Il libro è andato in stampa a novembre.

L’autrice, la Russo, è esperta di cinema, laureata in Stars (scienze e tecnologie delle arti e dello spettacolo) e si è divertita a trovare i «Pezzi da 40», ovvero 40 film in cui gli scacchi sono protagonisti delle vicende narrate. Ma il materiale documentale è stato molto di più, tanto che sono spuntate altre «60 scene da ricordare». Per ogni film e scena il marito, Dario Mione, Maestro Fide di scacchi, ha analizzato le partite presenti per verificarne la congruenza, la storicità, la correttezza… o a volte la cialtronaggine di certi consulenti (quelli che mettono la casa nera a destra dei giocatori…).

Ho incontrato Mione per parlare del suo libro Ciak Mate, e come si conviene tra sodali in Caissa abbiamo tirato tardi. Ciak Mate era lì, ma gli scacchi sono un mondo ben più vasto. Mione è un nome noto nello scacchismo e nel giornalismo, non soltanto bergamaschi, con esperienze in varie testate tra cui il «Nuovo Giornale di Bergamo» negli anni ’90. Attualmente è direttore editoriale di «Torre e cavallo, Scacco», la principale rivista da edicola dedicata al gioco, edita proprio da Messaggerie.

Ha imparato a giocare a 8 anni d’età, nel 1983, con il maestro Tommaso Minerva. Nei periodi seguenti ha frequentato tutti e 3 i Circoli cittadini «quello di città alta, quello di via Tasso e l’Excelsior di Borgo Santa Caterina» ricorda «all’epoca il movimento intorno ai Circoli, che erano importanti luoghi di socializzazione, era molto più esteso rispetto a ora, si organizzavano tornei sociali riservati agli iscritti con più di 100 partecipanti».

La selezione della qualità avveniva prima con i tornei sociali, poi quelli di livello nazionale e solo al culmine si otteneva un punteggio della Fide, la Federazione internazionale. Mione lo ottenne nel 1998, entrando nel sistema con 2295 punti e il titolo internazionale di MF. «All’epoca c’era un orgoglio anche nel conseguire le categorie sociali» ricorda «anche se qui a Bergamo avevamo giocatori forti. Bruno Belotti, per esempio, che fu 3 volte campione italiano. E incontravamo Giulio Borgo e Michele Godena, altri campioni nazionali».

Peraltro Belotti è colui che ha insegnato ai giocatori forti dei nostri giorni, e alle giocatrici. Mione lo ha in pratica visto accadere: «Narra la leggenda che il bambino Sabino Brunello partecipasse a un torneo che aveva in palio un corso avanzato proprio con Belotti, e poi le lezioni sono passate anche alle sue sorelle Roberta e Marina. Con il risultato che Roberta è diventata campionessa italiana, Marina è nella squadra Nazionale femminile che ha vinto la Mitropa Cup e Sabino, GM, è nella Nazionale open».

La chiacchierata con Mione è proseguita su svariati temi. Come il fatto che a Bergamo città, o nelle vicinanze, a un certo punto hanno abitato giocatori importanti: «Valsecchi, Dvirnyy, Genocchio». Le magnifiche sorti e progressive dello scacchismo locale e internazionale: «I Circoli sono sempre meno frequentati, e i recenti lockdown hanno convinto molti giocatori a fare attività, sia agonistica sia didattica, sul web. È un cambiamento sul quale gli organi istituzionali sportivi devono ragionare bene, perché è epocale. Solo pochi anni fa le partite si studiavano in compagnia, c’era una sorta di intelligenza collettiva che si metteva in moto. Oggi, con i software scacchistici, questo elemento rischia di mancare. Il gioco si sviluppa lo stesso, milioni di persone nel mondo giocano con regolarità. Ma lo fanno online invece che dal vivo. Rischia di essere un’altra cosa».

E poi la fatica di dare una sostenibilità economica alla professione di scacchista: «Per chi non riceve inviti ai grandi tornei, l’alternativa è insegnare, o diventare allenatore di qualche campione. Con il rischio di compromettere la propria resa agonistica, però». E poi gli scacchi 960: «Potrebbero dare nuovo impulso al gioco, perché tanti giocatori possono diventare fortissimi grazie al talento, senza studiare troppo. Belotti ai tempi era uno di quelli, oggi pare esserci Firouzja, tanto per fare un nome».

Un bel libro, una lunga chiacchierata, gli scacchi. Belle cose, a volte, la vita.

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(Divertimento in Caissa è una column, come usa nei giornali internazionali, dedicata agli scacchi – di cui Caissa è la musa immaginaria e ispiratrice. Sarà aperiodica, legata agli eventi principali dell’evoluzione del gioco soprattutto di alto livello ed elettronico. Ma parlerà anche di altro… del senso dell’intelligenza, magari. Se mi verrà in mente)

About the Author

Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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