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Tra cinghiali e agricoltori è guerra aperta. I secondi vogliono avere mano libera per sbarazzarsi di animali che devastano le loro semine e pregiudicano il raccolto.

cinghiali

Almeno 1100 cinghiali in libertà

In Bergamasca le zone dove la questione assume una valenza preoccupante a partire dal 2010 sono la Val Seriana e la Val Cavallina. Stime al ribasso parlano di 1100 cinghiali in libertà. Per contenere una demografia degli artiodattili divenuta imbarazzante Coldiretti Lombardia è scesa in campo con una proposta di legge incentrata sul concetto di “legittima difesa”. “L’invasione dei cinghiali in costante crescita va fermataspiega Alberto Brivio, presidende di Coldiretti BergamoIl fenomeno mette a rischio il futuro delle imprese agricole e la salute dei cittadini”. Dal 2004 a oggi in Bergamasca (fra agricoltura e incidenti stradali) il totale dei danni ha superato il milione e mezzo di euro. Su scala lombarda, invece, il conto causato dalla fauna selvatica negli ultimi 12 anni ha ormai oltrepassato la soglia dei 17 milioni di euro, di cui 13 milioni per assalti ai campi e 4 milioni per schianti automobilistici.

Gli agricoltori sono esasperati

La proposta legislativa di Coldiretti parte dal principio di rendere più efficiente il contenimento delle popolazioni di cinghiali e prevede di creare delle mappe territoriali sulla presenza di questi animali con misure di selezione delegate anche agli agricoltori in possesso di regolare licenza di caccia. Si prevede, inoltre, che le carni degli animali abbattuti (dopo gli opportuni controlli sanitari) possano essere portate in tavola per il consumo privato oppure destinate a soggetti che operano nel sociale. Oggi come oggi un agricoltore “non cacciatore” (la maggior parte) di fatto non può fare nulla contro i cinghiali. “Coloro che rappresento – continua Brivio – sono esasperati. E’ vero che di fronte a un raccolto rovinato possono fare denuncia e chiedere un risarcimento (comunque basso) ma il punto è un altro e si declina con un’istanza di dignità lavorativa. Un agricoltore, per farla breve, vuole raccogliere ciò che ha piantato”.

Serve uno strumento legislativo ad hoc

Per Coldiretti è inaccettabile che in un momento in cui l’agricoltura sta assumendo un ruolo sempre più importante si lascino le imprese sole a subire l’assedio degli animali selvatici, pregiudicandone il ruolo economico, ambientale e territoriale. “Siamo stati costretti a percorrere questa strada  – rimarca Brivio – perché l’emergenza fauna selvatica ha ormai raggiunto livelli gravissimi ed è praticamente diventata incontrollabile. Ogni giorno si leggono fatti di cronaca  che mettono in evidenza la pericolosità della situazione che si è creata, e ogni giorno i nostri associati, ormai al colmo dell’esasperazione,  ci segnalano impotenti danni che sono costretti a subire senza poter fare nulla”. Poiché ad essere particolarmente pesante è l’invasione dei cinghiali, Coldiretti intende definire uno strumento legislativo ad hoc.

L’interessamento della Regione Lombardia

Le soluzioni finora adottate si sono rivelate fallimentari e un’efficace gestione del cinghiale, tale da prevenire squilibri ecologici e danni all’ambiente naturale e alle colture, non può più essere rimandata ulteriormente. Brivio è fiducioso che la proposta possa incontrare la sensibilità della Regione. “Dagli incontri effettuati finora – chiude – ho raccolto un interessamento non solo formale alle nostre richieste. Tutto ciò mi fa ben sperare”. (Bruno Silini)

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