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In una realtà strutturata e interconnessa non c’è alcuna possibilità per ogni idea o cosa di non farne parte. Ogni idea o cosa deve avere un posto preciso nel tutto e questo luogo è assegnato in base alle relazioni instaurate con le altre entità.

Per questo ogni entità, essendo in relazione, è, ma allo stesso tempo non è. Il rosso, infatti, è rosso e, inoltre, è un colore, quindi è, nel senso che partecipa dell’essere, ma non è il bianco, e quindi partecipa anche del non essere. Quello che per noi sembra un ragionamento banale rappresenta una svolta epocale per un’epoca che proveniva dalla filosofia di Parmenide per la quale non possiamo affermare che una cosa è se non quando esiste e neppure che non è se non quando essa non esiste. Per Parmenide, infatti, l’essere è, e non può in alcun modo non essere, mentre il non essere non è, e non può, in assoluto, essere.

Concependo l’essere come una sostanza unica, eterna e immutabile la verità di Parmenide non avrebbe potuto non entrare in conflitto con la teoria delle idee di Platone, le quali sono, sì, eterne e immutabili, ma non uniche. L’idea di Bellezza, infatti, è diversa dall’idea di Saggezza (quindi non lo è), e l’idea di Cavallo è diversa da quella di Uomo. Le idee sono molte, e quindi sono diverse tra loro, ma questo non significa che esse non sono, che non partecipano dell’essere in modo assoluto, ma, più semplicemente, che non sono uguali tra loro.

L’errore di Parmenide

Nella sostanza, per Platone, l’errore di Parmenide (da qui il celebre parricidio) è stato quello di far coincidere il non essere con il nulla assoluto anziché, come fece Platone, semplicemente con il diverso. Infatti quando diciamo che A non è B non stiamo dicendo che A, non essendo B, è il nulla assoluto, che non esiste, ma semplicemente che A è diverso da B, ossia, se vogliamo, un niente relativo. Non è vero, insomma, che il non essere non esiste, anch’esso partecipa dell’essere quando è inteso come il diverso.

Grazie a questa fondamentale intuizione Platone è riuscito a sbarazzarsi del problema apparentemente irrisolvibile del nulla nel quale era sprofondata la concezione parmenidea che rendeva impossibile parlare del non-essere e della molteplicità. E inoltre si è riusciti a superare il problema dell’errore. Secondo gli eristi non era infatti possibile cadere in errore perché non può esistere. Per Parmenide, infatti, l’errore implicherebbe un dire il nulla, che come egli stesso ci insegna, non è. A questa affermazione Platone può rispondere che non è vero che l’errore corrisponde al nulla, a ciò che, quindi, è impensabile e inesprimibile, ma semplicemente nel dire le cose in modo diverso da come effettivamente stanno, ossia nel dire di una specie che è un’ altra (cado in errore ad esempio se dico che l’uomo è un quadrupede, le due cose sono diverse, e se lo affermo non sto parlando del nulla ma piuttosto del diverso). Il vero o il falso, insomma, non stanno nelle cose, ma nel giudizio, nel saper pensare secondo le regole di un discorso strutturato che vuole che le cose non siano confuse tra loro ma ben distinte.

L’errore per Platone è quindi un’ipotesi che si discosta dal concetto del nulla assoluto del quale non si potrebbe nemmeno parlare, perché, per farlo, dovremmo in qualche modo includerlo nel discorso e quindi in quel tessuto di relazioni che rende possibile ogni conoscenza e l’esistenza delle cose (facendolo così cessare di essere niente).

I cinque generi fondamentali

Per poter pensare secondo le regole del discorso, Platone afferma l’esistenza di cinque generi fondamentali, che si badi bene, non sono idee o essenze per sé, ma le condizioni che permettono il discorso e quel giudizio che vuole che ogni cosa non venga scambiata con un’altra o che si affermi ciò che invece deve essere negato. Questi generi sommi, o se vogliamo “specie” più estese, costituiscono gli attributi fondamentali delle idee. Essi sono: l’essere, l’identico, il diverso, il moto e la quiete. Ogni idea infatti è (nel senso che esiste, per cui possiamo dire che il cavallo è perché esiste), è identica a se stessa (l’idea del cavallo è identica all’idea di cavallo) e diversa dalle altre (perché è differente dall’idea di gatto). Inoltre ogni idea può starsene in sé (genere della quiete) oppure entrare in comunicazione con le altre (genere del movimento). Questi cinque attributi sono necessari per affermare l’esistenza delle cose e delle idee e quindi per includerli in una rete di connessioni possibili.

Quando, dunque, riferendosi ad oggetti, si passerà a dimostrare che lo stesso oggetto è uno e molteplice, per esempio pietre, legni e simili, noi diremo che dimostra che qualcosa è una e pure molteplice, ma non che il genere dell’uno come tale è molteplicità, o che il genere della molteplicità come tale è unità (…). Se, invece, degli oggetti di cui parlavo poco fa, uno prenda dapprima separatamente gli aspetti uno per uno, per esempio simiglianza, dissomiglianza, pluralità, uno, quiete, moto e ogni altro simile, e poi li mostri tali da potersi mescolare insieme e poi ancora distinguersi, allora sì, Zenone, io me ne rallegrerei. Tu hai condotto a termine, a mio parere, la tua opera con grande ardimento, ma, come ti dico, sarei veramente molto più lieto se qualcuno sapesse mostrare e spiegare questa aporia nei generi di ciò che svariatamente si presenta intrecciato, così come voi faceste per il visibile, anche per ciò che viene colto dal ragionamento (Parmenide, 129d – 130a)

STORIA DELLA FILOSOFIA. TUTTE LE LEZIONI PUBBLICATE

Lezione 1: Le origini della filosofia in Grecia. La scuola ionica
Lezione 2: Eraclito, filosofo del Panta rei
Lezione 3: Pitagora, non solo filosofo ma taumaturgo e astronomo
Lezione 4: Parmenide e le vittime dell’illusione dei sensi
Lezioni 5: I paradossi di Zenone. Vi dicono qualcosa Achille e la tartaruga?
Lezione 6: Anassagora e i semi originari della materia
Lezione 7: Empedocle e le quattro radici: fuoco, aria, terra e acqua
Lezione 8: Democrito, padre della fisica
Lezione 9: La sofistica. Come si monetizzava nell’antichità con la filosofia
Lezione 10: Protagora. L’uomo è misura di tutte le cose
Lezioni 11: La filosofia di Gorgia su essere, conoscenza e comunicabilità
Lezione 12: La tragedia greca con i quasi filosofi Eschilo, Sofocle ed Euripide
Lezioni 13: Eschilo, padre della tragedia greca
Lezione 14: Sofocle e l’innovazione della tragedia greca
Lezione 15: Nella tragedia greca di Euripide stranieri e servi entrano in scena
Lezione 16: La filosofia di Socrate così spaventosa per politici e potenti
Lezione 17: Socrate e il rifiuto di filosofare per iscritto
Lezione 18: Socrate. Le affinità con i Sofisti e con Platone
Lezione 19: Antropocentrismo filosofico di Socrate
Lezione 20: Socrate e la consapevolezza della propria ignoranza
Lezione 21: Ironia come metodo
Lezione 22: La maieutica di Socrate per un genuino punto di vista sulle cose
Lezione 23: Il tì èsti di Socrate (che cos’è?) e la nascita della parola concetto
Lezione 24: Il significato della virtù per Socrate, non dono ma conquista
Lezione 25: La scienza del bene e del male e l’arte del saper vivere
Lezione 26: La religione in Socrate
Lezione 27: Le scuole socratiche: megarica, cinica e cirenaica
Lezione 28: Introduzione alla filosofia di Platone
Lezione 29: La vita di Platone, filosofo e lottatore
Lezione 30: I primi dialoghi di Platone e l’influenza di Socrate
Lezione 31: L’Iperuranio e il concetto di idea in Platone
Lezione 32: Platone. Il rapporto tra il mondo sensibile e il mondo delle idee
Lezione 33: La teoria della reminiscenza di Platone
Lezione 34: Platone e l’immortalità dell’anima
Lezione 35: Verità e opinione per Platone
Lezioni 36: Platone. Le passioni, ostacolo alla verità
Lezione 37: Il mito della biga alata di Platone. La distinzione tra anima e corpo
Lezione 38: Il mito della caverna di Platone. Cosa fare per diventare filosofo
Lezione 39: Platone e il mito dell’androgino raccontato nel Simposio
Lezione 40: Platone e il mito del demiurgo introdotto nel Timeo
Lezione 41: Platone. Il mito di Prometeo
Lezione 42: Platone il mito di Theuth e del suo comodo alfabeto
Lezione 43: Saper ragionare bene. Bello e giustizia in Platone/
Lezione 44: Lo Stato giusto secondo Platone
Lezione 45: Le tre classi dello Stato nella Repubblica di Platone
Lezione 46: Il comunismo platonico e la ricerca della felicità
Lezione 47: Platone e i segreti sull’educazione dei governanti
Lezione 48: Le degenerazioni dello Stato secondo Platone
Lezione 49: Il pensiero di Platone sulla scienza e l’arte imitativa
Lezione 50: Platone. La retorica a servizio della dialettica
Lezione 51: Platone. La dialettica come scienza suprema delle idee
Lezione 52: Platone. Il concetto di essenza e il concetto di esistenza

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Enrico Valente

Enrico Valente è nato a Torino nel 1978 dove si laurea in giurisprudenza nel 2004. Da oltre vent'anni si dedica allo studio e alla ricerca filosofica e da alcuni anni affianca la passione per la scrittura alla traduzione di saggi e romanzi. Con ”L'arte di cambiare, da bisogno a desiderio dell'altro” la sua opera di esordio, vince nel 2021 il primo premio al Concorso nazionale di filosofia ”Le figure del pensiero”, nello stesso anno riceve per la medesima opera la menzione d'onore al Premio di arti letterarie metropoli di Torino e arriva finalista al concorso di Città di Castello. Attualmente è impegnato alla preparazione di una collana intitolata ”Incontri filosofici” dedicata ai grandi protagonisti della filosofia che sta ricevendo un notevole riscontro da parte del pubblico ed è in corso di traduzione all'estero. Il suo primo numero “Il mio primo Platone” è arrivato finalista al concorso nazionale di filosofia di Certaldo (FI) 2022.

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