Senza rinascita niente è del tutto vivo.
(Maria Zambrano)
È forse questa la citazione che maggiormente può descrivere l’attuale valore della proposta rappresentata e “incarnata” dall’Associazione Compagnia delle opere di Bergamo (sito ufficiale). Nata alla fine degli anni 80 dall’esperienza caritativa dei Centri di Solidarietà, nel corso degli anni ha avuto modo di crescere e svilupparsi arrivando ad essere una delle presenze più attive nel territorio bergamasco nell’ambito della valorizzazione delle risorse economiche e umane, grazie anche al coinvolgimento di tante imprese che, negli anni, si sono sempre più coinvolte con l’associazione abbracciando la missione ben riassunta nell’articolo 1 dello Statuto: “… promuovere e tutelare la presenza dignitosa delle persone nel contesto sociale e il lavoro di tutti, nonché la presenza di opere e imprese nella società, favorendo una concezione del mercato e delle sue regole in grado di comprendere e rispettare la persona in ogni suo aspetto, dimensione e momento della vita“.
La notorietà mediatica è giunta anche, a fine 2012, attraverso articoli di cronaca giudiziaria legata a vicende che si sono concluse dopo anni con sentenze di assoluzione. Subentra quindi in quegli anni una nuova classe dirigente con la nomina, a presidente, di Alberto Capitanio. Certamente il passato ha lasciato delle cicatrici, ma sono proprio queste che rappresentano il segno più evidente di chi è oggi Compagnia delle Opere di Bergamo e, cioè, una realtà anche culturale che testimonia cosa significhi fare un passaggio da una ferita ad una rinascita. Significative le parole di Alberto Capitanio alla recente Assemblea dei soci dello scorso 9 ottobre: “… sono orgoglioso di rappresentare CdO Bergamo e migliaia di galantuomini che lontani dai riflettori ogni giorno contribuiscono a fare della nostra comunità un luogo migliore”.
Proprio questo tratto distintivo è quello che consente ai membri del suo staff di fare un lavoro consulenziale di altissimo livello nei confronti dei propri iscritti, i quali possono, quindi, trovare nella Compagnia delle Opere un contesto in grado di rafforzare le proprie skills superando, pertanto, le classiche formule motivazionali che caratterizzano, invece, i celebri percorsi di coaching così in voga in questi anni.
Chiediamo così al Presidente Alberto Capitanio di aiutarci a comprendere meglio la value proposition sociale:
Uno dei primi atti del suo mandato all’interno della Compagnia delle Opere di Bergamo era stato quello di presentare una rinnovata offerta di servizi e convenzioni rinnovando profondamente la struttura interna dell’Associazione e stringendo nuovi accordi con partner selezionati; quali sono oggi i nuovi obiettivi della CDO?
Vogliamo innanzitutto seguire lo sviluppo naturale che caratterizza la rinnovata offerta di servizi: dalla tradizionale convenzione bancaria siamo passati ad un set di servizi orientato a ottimizzare la finanza aziendale, traiettoria che sta proseguendo con la crescita della finanza agevolata, mentre per quanto riguarda la formazione abbiamo creato una rete di 700 aziende che mettono in comune il proprio “gettito 0,30” per finanziare, con un meccanismo sussidiario, la formazione di tutti.
Il periodo pandemico ha reso evidente come il lavoro sia una delle esperienze umane attraverso il quale si sperimenta, in modo molto concreto, una “rinascita” dell’io perché ci si trova dinanzi a situazioni del tutto nuove; come aiutate gli imprenditori bergamaschi a vivere questa evoluzione della persona e, quindi, dell’impresa?
Questo tema ci sta molto a cuore. Durante la pandemia abbiamo fatto compagnia agli imprenditori con quasi 60 webinar, alcuni di questi orientati al tema del Capitale Umano e in particolare approcciando il tema dei modelli organizzativi innovativi, indirizzati a “liberare” i talenti e la voglia di costruire delle persone. E poi vogliamo accompagnare i nostri tentativi con un’altra risorsa: la disponibilità. Vogliamo essere disponibili ad ascoltare e coinvolgerci con chi vuole condividere la sua esperienza con noi.
Affinché ci sia una vera rigenerazione occorre, come testimonia la vostra storia associativa, un inizio il quale, da un punto di vista “fisiologico”, deve avere un centro prima ancora che una circonferenza: qual è il fulcro della vostra proposta? Cosa vi contraddistingue dagli stimoli “ipertrofici” tipici dei percorsi formativi d’oltreoceano?
Il nostro payoff è “FARE INSIEME” che certamente di ipertrofico ha ben poco! Anzi, significa certamente che l’idea di persona che caratterizza CdO non è certo quella del supereroe, ma anzi – come insegna la dottrina sociale della Chiesa – della persona che riconosce la propria fragilità e che per vivere ha bisogno dei propri “fratelli uomini”.