Quello che è maturato ieri a Strasburgo la dice lunga sul livello di declinar crescendo dell’Europa attuale. Il secondo mandato della Ursula von der Leyen alla Commissione Europea è, infatti, maturato da una strana maggioranza che sa di larghe intese europee, condita dai Popolari, più la Sinistra moderata con un’aggiunta dei Green di fascia un po’ meno irriducibili. Ne restano fuori la Lega e Fdl, ovvero la nostra forza trainante governo.
Che dire? Abbiamo assistito ad una campagna elettorale partita lo scorso autunno dove i moderati radical chic hanno sbandierato per mesi la sigla Stati Uniti d’Europa senza mai citare con quali criteri fiscali e previdenziali. Abbiamo visto i sovranisti divincolarsi fra le porte scorrevoli del “va bene l’Europa se c’è da prendere i soldi del PNRR ma non se si parla di debito pubblico, li vanno bene le valute del monopoli“.
Poi c’erano gli estremisti della green economy che vanno a tenere conferenze e congressi con le bottigliette di acqua in PET alla faccia della sostenibilità. Per non parlare dei fanta-propositi, dei catto-comunisti, con le loro frontiere aperte a tutti senza spiegare chi ci deve mettere risorse mezzi… Dentro tutto questo marasma non poteva esserci un esito diverso.
Avanti adagio, tenendo in considerazione “qualcosina a tutti” come in fondo hanno sempre fatto i democristiani dal Dopoguerra ad oggi. Ma a Strasburgo ignorano che in tempi burrascosi come questi una democrazia macchinosa è vulnerabile e non viaggia allo stesso ritmo di altri colossi nel mondo. Se a questo ci aggiungiamo le comiche da circo dell’attuale tornata elettorale in Usa crediamo che Putin e Xi Jinping stiano aprendo la bottiglia delle occasioni speciali.