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Da subito il tema dell’Essere è stato trattato: Parmenide lo vede sotto l’aspetto “ontologico”, Essere-Non essere; Platone lo considera anche sotto l’aspetto “fenomenologico”, l’Essere come Divenire e si disse il suo un “parricidio”. L’ente in divenire si integra e contrappone agli altri enti. A questo si riconduce il nostro tema, identità e alterità.

Socrate è filosofo del dialogo. Sottolinea la relazione io-tu. Indaga sull’uomo, l’anima, il pensiero, la psiké (da cui psicologia, psicanalisi, psicosi), in latino mens. L’identità per Omero è il corpo non l’anima. L’Iliade inizia con l’ira di Achille “che infiniti lutti addusse agli Achei” e “travolse le loro vite (psiké)” “abbandonando i loro corpi ai cani”. L’anima senza corpo per Omero è ombra, evanescente. Quando Ulisse scende agli Inferi incontra la madre che vorrebbe abbracciare ma inutilmente, è solo un fantasma, senza memoria.

I presocratici spiegano la natura secondo caratteristiche fisiche, composta secondo le diverse visioni, mista ad acqua, a terra, ad aria o a fuoco. Oppure a logos, per Eraclito. Mentre il Dio biblico si manifesta nel mondo che lui ha creato come soffio vitale (pneuma). Il profeta Elia in fuga ne avverte la presenza in un leggero venticello. Sul tempio di Delfi c’era la scritta “conosci te stesso” (gnoti seautòn) che è da intendere come un comando. La scritta venne ripetutamente rinnovata, sbalzata sulla pietra, resa dorata o argentata. “Tu uomo che sei nel divenire, sviluppa il divino in te!

Socrate vuole condurre il suo interlocutore a scoprire i falsi valori e le false opinioni su di sé. Il TU indica un rapporto dialogico. L’ “altro” ci interroga. Può essere anche l’io interiore, quando si rientra in sé stessi come invita a fare Sant’Agostino. La sofferenza fa riflettere, il dolore apre gli occhi. Ma la conoscenza di sé può essere una sorpresa spiacevole, foriera di catastrofe come nel caso di Edipo. Lui non sa dei genitori, né del padre che ha ucciso, della madre che ha sposato, dei fratelli che sono suoi figli. Gli altri sanno e vorrebbero tenerlo celato. Lui insiste, vuole conoscere. Scoperta la verità maledice la sua conoscenza: “maledetto il giorno che mi ha visto nascere” “sono stato io a privarmi della luce”.

Socrate invece (Fedone) vuole morire a occhi aperti, quasi a voler proseguire la ricerca nell’aldilà.  Dialogando con Alcibiade (Alcibiade I, 132) Socrate spiega: “hai osservato che a guardare qualcuno negli occhi scorgi il tuo volto come in uno specchio?” Gli amanti si guardano negli occhi (Fedro). Il loro è dialogico pieno, l’uno riflesso nell’altro. A differenza di Narciso che si innamora di se stesso, nel sé rimane bloccato; si innamora della propria immagine riflessa nell’acqua e finisce per essere inghiottito.

La filosofia è relazione, conversazione, comprensione (Pierre Courcelle, Conosci te stesso. Da Socrate a San Bernardo). Secondo la pratica degli antichi la filosofia è cura dell’anima. Bisogna prendersi cura degli altri come faceva Socrate con i giovani. Socrate visse per le strade e le piazze di Atene, a contatto con la sua gente, con il suo demos. Anche degli dei prendersi cura, in ciò consiste la santità.

Il Cristianesimo avrà una visione trinitaria di Dio. Dio è comunità, relazione di persone dove il Tre genera l’Uno. L’io non è un’isola. “Rientra in te stesso” diceva Agostino e scoprirai un Dio che è conoscenza e amore. Dal fuori al dentro e di nuovo fuori. La dimensione relazionale è da salvaguardare oggi di fronte alla minaccia dell’uomo tecnologico. Risucchiato dalle novità dell’Intelligenza artificiale l’uomo rischia di perdere se stesso.

sintesi della relazione di Giuseppe Girgenti
CONOSCERE SE STESSI IN DIALOGO CON L’ALTRO A PARTIRE DA SOCRATE
Bergamo Liceo Mascheroni, 26 novembre 2024 
all'interno del Programma Noesis 2024/2025

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