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Alle ore otto, nella piazza centrale del villaggio di San Simù, circondata da chiesa parrocchiale, scuola elementare, asilo infantile, sala teatro, municipio, due osterie e altrettante botteghe, è un pullulare di persone, autovetture, furgoncini: i piccoli artigiani del cibo del paese, alcuni provenienti anche da altre contrade della valle, hanno occupato il posto loro assegnato per il mercatino estivo e stanno allestendo la propria offerta, con esposizione e vendita dei beni alimentari prodotti nelle rispettive aziende.

Si forma così, in poco più di mezz’ora, un vero accampamento, con tende allineate, tavoli e banchetti sui quali vengono presentati stracchini, formaggi, marmellate, vini, salumi nostrani, uova, ortaggi,… che conferiscono a quel contesto urbanizzato, disposto su un pianoro della dorsale del Cornèl bene esposto a mezzogiorno, l’aspetto di un quadro umano variopinto, dai profumi a volte intensi o delicati. Dietro ciascun tavolo sono come attendati contadini, vignaioli, ortolani, casari, allevatori della montagna,… ciascuno dei quali a presidio dei propri prodotti, pronto a farli degustare e proporli, profilandone i contenuti e illustrando i caratteri e le diverse fasi della lavorazione.

Al di là, dall’altra parte dei tavoli variamente assortiti, la piazzetta in certi momenti pare affollata e le persone passano in rassegna i banchi, assaggiando i diversi beni alimentari e acquistando quelli più convenienti o preferiti. Il contesto si vivacizza gradualmente e, a metà mattina, al termine della Mèsa granda, i parrocchiani, uscendo dalla chiesa, prima del rientro a casa, transitano davanti al curioso accampamento, che si trasforma in un luogo privilegiato per l’incontro tra le persone, incubatore di relazioni sociali, economiche, produttive, culturali e commerciali. Il modesto alloggiamento, costituito da una decina di tende, è provvisorio ed è destinato ad essere smontato in tarda mattinata, per essere poi ricostituito la domenica successiva, dalle ore otto alle tredici, durante i mesi di luglio e agosto.

Ortaggi dell’Azienda La capra campa…

Così come nell’accampamento militare alloggiano le truppe in riposo, dove i soldati stazionano per lo più sotto apposite tende, allo stesso modo, nel nostro attendamento, i diversi artigiani si presentano rilassati e tranquilli, aperti al dialogo e al confronto con la popolazione, prima di rientrare in azienda a combattere la battaglia quotidiana del lavoro, tra i mille impegni che incalzano e la ricerca continua della qualità. Il mercatino offre un attimo di tregua e li aiuta a percepire direttamente il gradimento dei loro prodotti da parte dei consumatori, i gusti e le aspettative. Se osserviamo bene la composizione dei singoli banchi alimentari e indugiamo nella conversazione con i diversi soggetti che li presidiano, riusciamo facilmente a comprendere la realtà produttiva delle singole aziende, per coglierne i caratteri principali e percepire i punti di forza e di debolezza.

Si coglie, ad esempio, per la maggior parte delle aziende, il carattere familiare, quale dato generale e obiettivo che ha contraddistinto il lavoro agricolo nei secoli scorsi. La vita e il lavoro in montagna sono sempre stati caratterizzati da una dimensione collettiva, per la forte presenza della famiglia, in grado di sostenere e supplire il singolo nell’esecuzione delle molteplici attività connesse alle produzioni agrarie e zoo-casearie. A presidiare i banchetti commerciali, infatti, più che i titolari delle aziende, compaiono i loro familiari, mogli e figli, genitori, fratelli e sorelle, tutti accomunati dal medesimo intento di progresso e di sviluppo, espressioni dello stesso processo di identificazione del gruppo parentale attorno al prodotto alimentare, che rappresenta un pezzo importante di storia e tradizioni familiari.

Degustazione di formaggi all’interno del mercato agricolo di Corna Imagna

In montagna, dietro ogni piccolo imprenditore agricolo ci sono una famiglia e un territorio che vogliono continuare ad esistere. Non potrebbe essere diversamente. Non sarebbe altrimenti possibile vivere e lavorare in condizioni molte volte proibitive. Ci vuole tanto coraggio per affrontare sacrifici e fatica, non solo fisica, a non finire. Occorre possedere e rafforzare, giorno per giorno, un’idea di famiglia e di territorio. Il mercatino agricolo estivo offre una preziosa compagine dei produttori di beni alimentari del villaggio. Riconosco la famiglia di Imerio, che nelle sée baciate dal sole, a valle della contrada Fenelècc, coltiva e produce ortaggi, per presentarli sulle nostre tavole freschi e ancora profumati di terra e di rugiada.

Riconosco la famiglia di Osvaldo, ormai storico allevatore di vacche bruno-alpine, che una decina di anni fa ha accettato e vinto la sfida di costruire un proprio piccolo caseificio, dove ritornare a produrre gli stracchini all’antica. Riconosco la famiglia di Alessandro, che sulle colline dell’Albenza ama produrre i piccoli frutti di bosco e di campo, come pure quella di Miriam: abbandonato il lavoro in fabbrica, da diversi anni propone ottime confetture, marmellate e succhi dalla propria produzione di mirtilli e ribes, lamponi e more, fragole,… valorizzando una fascia di territorio montano situato circa a mille metri, sul confine tra i villaggi di Locatello e Fuipiano.

Riconosco la famiglia dei Bisìghe di Berbenno, la quale, sotto lo sguardo vigile di chiesetta e campaniletto situati sul promontorio di San Piro, produce ottimi formaggi di vacca e di capra. Quanto lavoro esiste e viene quotidianamente offerto da ciascuno di questi gruppi! Ancora: come non riconoscere la famiglia di Giovanni, che nella contrada Brancilione, nell’area di fondovalle, sulla sponda destra dell’Imagna, coltiva mele e altre piante da frutta, dotandosi di moderni impianti di irrigazione e antigrandine, o quella di Dario, che in Valpiàzza, una località agricola situata a levante del paese, alleva galline ovaiole e propone sul mercato uova biologiche.

Uova biologiche

Col medesimo atteggiamento, un misto di meraviglia e ammirazione, riconosco la famiglia di Francesco, mio figlio, che a Recüdì, antica unità produttiva anch’essa ricadente nell’area di influenza di San Piro, ha costruito la nuova stalla dove alleva vacche grigio alpine e pecore massesi, due razze a rischio di estinzione, protagoniste di antiche transumanze, producendo attualmente stracchini tradizionali, formaggi stagionati ed erborinati con latte vaccino e di pecora. Il giovane allevatore sta coniugando antiche pratiche zoo-casearie con nuove intuizioni produttive, per definire i contorni e i contenuti della sua strategia socio-economica e caratterizzare l’azienda sotto il profilo della diversità e qualità di prodotti genuini e biologici.

Il suo riferimento principale è l’intero ciclo del latte, dall’alimentazione di vacche e pecore sino alla mungitura e alla successiva lavorazione di stracchini, formaggi stagionati, ricotte; infine, con l’utilizzo del siero residuo, alleva vitelli e maiali. È il ciclo produttivo integrato tradizionale. Domenica scorsa Francesco è giunto al mercatino solamente durante le ultime due ore, dalle undici in poi, dopo avere ultimato i vari lavori nella stalla, affiancandosi così a Mirella, sua mamma, e a Roberto, il cognato, presenti sin dalle prime ore del mattino per offrire stracchini e formaggi prodotti in azienda, presentati dentro moscaröla e fassaröl e proposti per l’assaggio su taglieri di legno. Il linguaggio del cibo si esplica soprattutto attraverso il gusto e non c’è altro verso che assaggiare un formaggio per entrare in comunicazione con la sua esistenza e coglierne i diversi aspetti sensoriali.

Stracchini e altri formaggi di vacca e di pecora dell’Azienda agricola Recudino di Francesco Carminati

I mercatini agricoli territoriali costituiscono un’ottima modalità diretta di vendita e di acquisto, poiché mettono in comunicazione immediata produttori e consumatori, sostenendo logiche commerciali fondate su relazioni fiduciarie, sullo scambio continuo di informazioni, sul dialogo tra le persone. Da un lato il consumatore può fruire dei prodotti locali, freschi, stagionali, sostenendo quindi le forme di micro-economia territoriale, mentre dall’altro il produttore è continuamente stimolato dalle istanze provenienti da consumatori sempre più informati, esigenti e desiderosi di conoscere la storia e la vita dei singoli prodotti. Non solo le principali organizzazioni di categoria, ma anche molti Comuni organizzano mercati agricoli, a carattere annuale o stagionale, soprattutto nel periodo estivo, a Corna come a Rota, Fuipiano, Almenno,… con l’intento di sostenere virtuose pratiche di sviluppo territoriale.

Sabato prossimo, 25 luglio, Francesco monterà la propria tenda e allestirà il banco di formaggi nella piazza di Fuipiano. Forme diffuse di nomadismo commerciale rappresentano la risposta dei piccoli produttori alla necessità di proporre i rispettivi prodotti ben oltre i limiti imposti dalla propria azienda, per non rimanere isolati, in cerca di nuovi spazi vitali. Tali iniziative hanno il merito di portare a galla un ricco patrimonio produttivo nel settore agro-alimentare che, di norma, è misconosciuto e non riesce a emergere o a farsi conoscere, nonostante rappresenti uno di pilastri portanti delle nostre comunità, sia sotto il profilo socio-economico che ambientale. Considerate nel loro insieme, le diverse aziende agricole e zoo-casearie, aggregate nella forma del mercato, offrono un quadro complessivo incoraggiante, con nicchie di dinamismo imprenditoriale agganciate al forte attaccamento dei lavoratori della terra, protagonisti da sempre nella storia, alla famiglia, alla contrada, al villaggio.

Espressione della filiera alimentare corta, il mercato agricolo locale introduce nuova linfa vitale nelle piccole attività economiche del villaggio e contribuisce a rafforzarle, referenziandole nei confronti della popolazione e di consumatori. Sostenere il mercato agricolo, frequentandolo ed entrando in comunicazione diretta con i diversi contadini, attraverso la conoscenza dei loro prodotti, frutto di un intenso impegno quotidiano, non è solo un manifesto incoraggiamento per quanti hanno accettato di continuare a vivere e a lavorare in montagna, bensì rappresenta soprattutto un atto di amore nei confronti dell’intero territorio e delle risorse umane e ambientali che è ancora in grado di dispiegare…

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Antonio Carminati

Direttore del Centro Studi Valle Imagna

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