Dalle prime ore di giovedì 1° febbraio centinaia di agricoltori, a bordo dei loro trattori, hanno organizzato una grande protesta a Bruxelles, davanti al Parlamento europeo, in occasione di un Consiglio Europeo straordinario. Rispetto alle settimane precedenti, la protesta è diventata piuttosto violenta e alcuni agricoltori hanno incendiato rifiuti e copertoni, scaricato letame per la strada e lanciato bottiglie e uova contro gli uffici del Parlamento europeo. Gli agricoltori hanno abbattuto una delle sculture storiche presenti a Place du Luxembourg, risalente al 1872. La statua fa parte del complesso monumentale John Cockerill, in memoria del pioniere dell’industria siderurgica e della ferrovia in Belgio. Fra i manifestanti ci sono agricoltori belgi e stranieri, soprattutto italiani, accompagnati da bandiere e insegne di Coldiretti.
Le violenze di giovedì s’inseriscono in un più ampio movimento di proteste che dura da alcune settimane e che ha coinvolto gli agricoltori di vari paesi europei: sono accumunati da lamentele riguardo alcune regole europee per la riduzione delle emissioni derivanti dall’agricoltura (secondo l’Unione Europea quello agricolo è uno dei settori che finora ha ridotto meno le proprie emissioni inquinanti), come: la Politica agricola comune (Pac) e il Green Deal, e più in generale i bassi margini di guadagno e la burocrazia troppo stringente verso l’attività agricola.
Sulle vicende di Bruxelles, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, ha affermato che: “La violenza non è mai giustificata, per nessuna ragione. Le manifestazioni democratiche e pacifiche della grandissima parte degli agricoltori vanno rispettate. Quando c’è violenza invece è un problema“. Contrariamente la Lega si è schierata a favore delle manifestazioni: “Di fronte a queste proteste, Bruxelles dovrebbe iniziare a fare autocritica. Quanto sta accadendo è il risultato di anni di scelte politiche sbagliate da parte dell’Ue, che con la sua agenda vuole sacrificare l’agricoltura e interi settori produttivi fondamentali sull’altare dell’ideologia green“.
Negli ultimi anni la Commissione Europea, guidata da Ursula von der Leyen, ha speso gran parte del proprio capitale politico per approvare il Green Deal europeo, di cui fa parte la Legge sul ripristino della natura (12/07/2023): una serie di misure per rendere più sostenibili e meno dannosi per l’ambiente la produzione di energia e lo stile di vita dei cittadini europei. Per esempio il Green Deal europeo vincola i paesi dell’Unione Europea a ridurre del 55% entro il 2030 le emissioni nette e ad azzerarle entro il 2050. Per raggiungere questi obiettivi sono necessarie diverse misure a livello europeo e nazionale, che condizioneranno quindi anche l’attività degli agricoltori europei.
Circa il 95% delle aziende agricole europee, e italiane in particolare, sono a conduzione familiare, con un margine economico spesso molto ridotto, anche a causa delle sempre più frequenti avversità climatiche e dell’aumento generalizzato dei costi dell’energia. Buona parte di esse riesce a sostenersi solo grazie ai fondi per l’agricoltura, stanziati dall’Ue e distribuiti dalla Politica agricola comune. Recentemente i fondi legati alla PAC sono stati affiancati ad una serie di obiettivi che costringeranno gli agricoltori che ne usufruiscono a rendere più sostenibile la propria produzione: per esempio il piano “Farm to Fork”, che prevede di riconvertire entro il 2030 almeno il 25% dei terreni coltivati ad agricoltura biologica, oppure la proposta di una drastica riduzione dell’uso di pesticidi, sempre entro il 2030.
Diversi governi nazionali, vincolati dal Green Deal e impegnati nella transizione ecologica stanno imponendo delle misure più stringenti per ridurre le emissioni delle aziende agricole. Proposte ambiziose che spesso sono state accolte da forti proteste. Il governo tedesco per esempio, in cui i Verdi sono il secondo partito più rappresentato, di recente ha annunciato una progressiva riduzione dei sussidi per l’acquisto di gasolio. Mentre in Francia, durante i primi anni di governo, Emmanuel Macron aveva provato a introdurre limiti più stringenti per l’uso di pesticidi. Nei diversi stati quindi le proteste degli agricoltori hanno anche ragioni nazionali, così anche in Italia: Danilo Calvani, coordinatore dei Comitati riuniti agricoli (Cra), ha accusato il governo di aver aumentato le tasse per gli agricoltori, per esempio non rinnovando la detassazione sull’Irpef. Si richiede quindi una detassazione Irpef e Imu, poiché occorre “Mantenere un regime fiscale adeguato per il mondo agricolo, viste le criticità economiche causate dall’aumento esponenziale dei costi di produzione e dalla flessione dei mercati dei prodotti agricoli“.
La protesta degli agricoltori italiani, slegata dalle organizzazioni agricole riconosciute, risponde al movimento Riscatto Agricolo e dal 30 gennaio 2024, ha organizzato varie manifestazioni in Lombardia, Toscana, Umbria, Lazio e Sardegna. Altre manifestazioni sono state promosse dai Comitati Riuniti Agricoli in Puglia, Lazio, Sicilia e Piemonte. Riscatto Agricolo è un movimento autonomo spontaneo, apolitico, di giovani agricoltori; tra gli obiettivi si legge: “Chiediamo e vogliamo un’agricoltura italiana rispettata, capita, valorizzata. Chiediamo con forza che venga corrisposto il giusto valore dei nostri prodotti“. Nella provincia di Bergamo, grazie al lavoro delle associazioni di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura, si punta sul dialogo con le istituzioni ai vari livelli di competenza.
Carlo Loffreda, direttore di Coldiretti Bergamo, ha affermato: “Siamo la più grande organizzazione agricola nell’Ue e abbiamo il dovere di trasformare le proteste in proposte concrete. A noi interessa dare risposte alle imprese agricole […]. Siamo impegnati a costruire con le altre grandi Organizzazioni agricole in Europa la mobilitazione a Bruxelles dove si decidono realmente i destini della nostra agricoltura”.
Aggiunge Loffreda: “Da tempo abbiamo denunciato un’Europa che, con le sue politiche, vuole prestare attenzione al green ma non considera in maniera adeguata gli agricoltori, che per primi tutelano l’ambiente e si fanno promotori della sostenibilità. Negli anni abbiamo condotto parecchie battaglie: abbiamo combattuto, per esempio, per evitare che si potessero equiparare gli allevamenti di piccole dimensioni e un’industria chimica, abbiamo lavorato per evitare che venisse ridotto l’uso dei fitofarmaci senza avere un’alternativa e abbiamo stoppato il tema del riuso a danno del riciclo, che avrebbe messo in grande difficoltà le aziende operanti nella quarta gamma. Inoltre, abbiamo creato i presupposti per una politica agricola più vicina agli agricoltori […]. Vogliamo continuare il dialogo con il governo e la Commissione Europea per rendere più semplice la politica agricola comune dell’Unione Europea”. (Luca Molli, Bergamo 02/02/2024)
Bibliografia
- L’ECO DI BERGAMO
- Il Post
https://www.ilpost.it/2024/02/01/proteste-agricoltori-bruxelles/
https://www.ilpost.it/2024/01/28/proteste-trattori-agricoltori-italia/
https://www.ilpost.it/2024/01/12/europa-proteste-agricoltori/
- AgroNotizie
- La Repubblica