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Un incontro, all’oratorio di Bonate Sopra, condotto dalla dott.ssa Elena Curnis, ha svelato alcuni retroscena relativi al dipinto “Regina della famiglia” di G.B. Galizzi, realizzato seguendo le indicazioni della veggente Adelaide Roncalli protagonista dell’epifania mariana cominciata il 13 maggio 1944.

La studiosa ha portato all’attenzione del pubblico le sue riflessioni sulle apparizioni immaginando un futuro per questo luogo speciale. L’evento è una valore aggiunto alla mostra, allestita sempre all’oratorio, dal titolo «La Madonna delle Ghiaie di Bonate: una storia di fede lunga 80 anni», promossa dal Club locale «Free Time For Us». Esposte oltre 300 fotografie d’epoca sui fatti del 1944, tratte dagli archivi di Giuseppe Medolago, Angelo Arsuffi e don Elio Artifoni, oltre a numerosi quotidiani, riviste e libri del periodo. La mostra resterà aperta fino al 18 agosto.

Adelaide Roncalli, una giovane ragazza, affermò di aver visto la Madonna a Ghiaie di Bonate nel 1944. le apparizioni portarono alla creazione di un dipinto intitolato “Regina della Famiglia” realizzato da Giovanni Battista Galizzi, ora conservato nella chiesa parrocchiale delle Ghiaie di Bonate Sopra. Il dipinto fu commissionato per rappresentare la Madonna così come descritta dalla bambina, con particolare attenzione ai dettagli come la posizione delle stelle sulla corona, i colori degli abiti della Madonna, l’assenza di capelli e la posizione delle tortore trale mani della Vergine,

Giovanni Battista Galizzi era un artista noto di Bergamo, proveniente da una famiglia di artisti, che ebbe una carriera significativa, incluso il titolo di accademico alla Pontificia Accademia dei Virtuosi al Pantheon nel 1933. Il dipinto fu inizialmente esposto ma poi tenuto lontano dalla vista del pubblico per molti anni a causa di controversie e della riluttanza della Chiesa ad associarsi con le apparizioni non verificate. Alla fine, fu nuovamente esposto nella chiesa delle Ghiaie di Bonate Sopra. Le visioni descritte da Adelaide hanno giocato un ruolo fondamentale nella creazione del dipinto, e Galizzi credeva che Adelaide fosse sincera e veritiera riguardo alle sue esperienze.

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