Non era bergamasco anche se all’adunata orobica del 2010 l’alpino Cristiano Dal Pozzo, sfilando in prima linea sulla sedia a rotelle, sospinta dalle Penne Nere di Asiago, aveva emozionato tutti: pubblico e autorità.
Non solo per la classe di appartenenza (1913) bensì per le sue imprese di fedeltà al tricolore. Dal Pozzo è morto ieri a 102 anni all’alba del Lunedì di Pasqua. Era nato a Rotzo, nel Vicentino. All’età della leva era stato assegnato al 66° battaglione fanteria di Bolzano, da dove era partito volontario per l’Abissinia con il ruolo di radiotelegrafista. Ancora come volontario, nel 1936, Dal Pozzo veniva assegnato alla sezione alpina dell’8° reggimento genio di Roma. Era ritornato, poi, in Eritrea un anno dopo nella 175esima compagnia radiocollegamenti. Nel 1940 era stato richiamato nel 4° reggimento genio di Brunico. Nel 1942 aveva partecipato alla guerra di Libia fino alla primavera del 1943, quando era rientrato in Italia, a Bolzano, dove il 9 settembre fu condotto dai tedeschi in un campo di lavori forzati a Linz.
A fine guerra aveva fatto ritorno in Italia, stabilendosi provvisoriamente a Grisignano per poi, nel 1947 (a 33 anni), raggiungere il suo paese natale e combattere un’altra guerra contro fame e povertà. Dal Pozzo era l’alpino più vecchio d’Italia e apriva tutti i raduni. Se ne contano 48, l’ultimo nel giugno scorso nel Triveneto. Negli alpini bergamaschi è ancora vivido il ricordo di Cristiano Dal Pozzo nel 2010 sotto le tribune d’onore di piazza Matteotti quanto tutti i presenti si erano alzati, commossi, a rendere omaggio a un personaggio che ha fatto la storia del nostro Paese. Cappello di alpino in testa e divisa militare indosso, su cui mostrava fiero le medaglie all’onore che si era guadagnato in guerra, Dal Pozzo guardava commosso la folla di Bergamo che non smetteva di applaudirlo e scattargli fotografie.
Aveva raccontato della sua leva volontaria in Etiopia di quando stava ad Addis Abeba e vedeva i bambini morire di fame con negli occhi la paura della guerra. Diceva che nel vedere i soldati italiani, tantissimi bambini venivano loro incontro dicendo “Guytana barguta“, “dammi un po’ di pane“. Erano trascorsi tantissimi anni da allora, ma le facce di quei bambini e la loro fame Dal Pozzo le aveva stampate nella mente. Su Facebook e Twitter le immagini del “vecio” d’Italia si moltiplicano di ora in ora accompagnate dai messaggi di cordoglio nei confronti di colui che è stato l’interprete di un’alpinità autentica. I funerali si svolgeranno mercoledì 30 marzo (ore 10) nella chiesa parrocchiale di Rotzo. (Bruno Silini)
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