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Cristina Nuti ha 50 anni ed è malata di sclerosi multipla. Milanese, una laurea all’Università degli Studi di Bergamo, lo scorso 3 luglio ha disputato a Klagenfurt l’Ironman Austria, competizione di triathlon composta da 3,8 km a nuoto, 180 km in bicicletta e una maratona di corsa. In totale fanno 226 km. È arrivata al traguardo, in 14 ore e 39 minuti.

Il vincitore della gara, Ivan Tutukin, ci ha impiegato 8 ore e 17 minuti (altre info si possono trovare nel web, per esempio in un articolo di John Levinson al link https://www.tri247.com/triathlon-news/elite/ironman-austria-2022-results-report).

Ma Tutukin è un atleta professionista. Cristina Nuti è una donna che lavora – nel settore marketing di un’azienda informatica. E in più ha una malattia debilitativa per cui a oggi non si conosce cura (la Wikipedia ne parla online al link: https://it.wikipedia.org/wiki/Sclerosi_multipla).

La sclerosi multipla le è stata diagnosticata nel 2009 e lei, invece di farsi abbattere psicologicamente, ha deciso di… be’, non lasciarsi andare. Perché con questa malattia il «lasciarsi andare» ha conseguenze note e gravissime: si perde gradualmente il controllo del corpo e delle capacità cognitive, fino alla morte che sopraggiunge in poco tempo.

La Nuti ha deciso di fare sport. Che non è una delle cure previste dai medici, i quali sono più concentrati nella ricerca di una terapia farmacologica – ne ha parlato lei stessa intervistata da Riccardo Bruno sul Corriere della Sera cartaceo dello scorso 11 luglio (e in voce da Dario Nardone per il sito web MondoTriathlon, il link).

Lei si è messa a fare podismo, prima sul tapis roulant poi in strada. Nel 2017 ha prolungato l’allenamento fino a mettersi in grado di correre i 42 km e 195 metri di una maratona. E in pochi mesi ne ha corse 8.

In quel periodo non sapeva nuotare, ma Cristina Nuti ha imparato. Ha cominciato anche ad andare in bici. Così ha potuto disputare l’Ironman.

Forse l’attività atletica non è la cura per tutte le malattie. Intanto, però, la Nuti invece di vedere i propri orizzonti e i propri desideri diminuiti dalla sclerosi, li ha aumentati.

Ha dimostrato che si può fare.

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Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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