Biondi immobiliare

A Pian dei Resinelli c’è aria di villeggiatura: gente al bar, a passeggio, con lo zaino, a correre, a prendere il sole, al lavoro; case aperte, fuori la macchina, il giardino sistemato, i panni stesi, i bambini sul terrazzo o nel prato a giocare. Verso la balconata panoramica sul lago (di Como) mi accompagno sotto un ombrello di faggi giganti con signori di Milano – la mascherina a portata di mano – che hanno qui la casa, lei originaria di Nembro.

Non sono sfuggiti al virus e lui ne porta le conseguenze: qualche febbriciattola, dolori muscolari, senso di stanchezza. Eppure ad aprile era clinicamente guarito. Disturbi forse per i troppi farmaci cambiati in continuazione? “E per fortuna mia figlia lavora al S. Raffaele!” Adesso è in un gruppo di convalescenti seguito da un’equipe.  Incontriamo un nonno con il nipotino: “Non si passa, ci avvisa, l’ultimo temporale ha portato via mezza balconata, e ora la stanno rifacendo”.

Anche lui con la casa qui. È sempre venuto in bicicletta, 50 chilometri da Saronno. “Quest’anno ho rinunciato; ho 76 anni, non me la sono sentita. È la discesa che mi fa paura”. Tutti in famiglia con la stessa passione della bicicletta, compreso il nipotino, che fa sì con la testolina: “E vedere come la tiene pulita!”. Raggiungo mia moglie, ormai al Parco Avventura dove un papà dà istruzioni al figlio su come agganciare il moschettone. Dietro sento nonno e nipote conversare su alberi sradicati e muretti sconnessi. Penso tra me: val più di cento lezioni sulla montagna malata.

Una volta pranzato siamo ridiscesi per i 14 tornanti fiancheggiati dai pini, piantati negli anni ’60 insieme alla nuova strada – si pagava il pedaggio – che rendeva la località accessibile ai più ormai motorizzati, milanesi, lecchesi e amanti della montagna. Percorriamo la Valsassina. Quando la valle tende a stringersi, a Cortenuova, la strada prosegue e risale fino alla capitale economica della valle, Premana, il paese dei coltelli; girando a sinistra si scende a Bellano.

Sul lungo lago c’è la statua di Tommaso Grossi, con dedica dell’amico Alessandro ManzoniIl tuo nome è gloria d’Italia, tenero e poderoso poeta”. Era tra i partecipanti delle animate conversazioni serali di Casa Manzoni. A lui confida in una lettera: “Ho preso una grande e grave risoluzione, voglio scrivere un romanzo”. Lo renderà partecipe, sottoponendogli pagine da correggere, pregandolo di seguire l’impaginazione, invitandolo a controllare la stampa.

Quando si reca a Firenze “a risciacquare i panni in Arno” – chè si sentiva assediato dai propri lombardismi – gli racconta curiosità come quando in trattoria chiese al cameriere – “con piglio garbato e studiandomi di non tartagliare” – del piatto che gli aveva portato: “fagiolini, signore” cioè “quel che noi lombardi chiamiamo cornetti”. Manzoni sta cercando  un soprannome da usare per il bravo bergamasco: “Sappi che non ti lascio requiare fin che non ne hai trovato uno a mio talento”. Lo troverà: Grignapoco.

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