Orfano è detto il monte, per la sua caratteristica di rilievo isolato: Monte Orfano si è formato, come la nostra Bergamo Alta, per sollevamento – 500 metri sopra il livello del mare – di strati rocciosi, un conglomerato duro. Lo si vede verso Venezia dalle Mura, da San Vigilio, dalla Roncola. E’ un riferimento per gli aerei in atterraggio.
Racchiude i vigneti della Franciacorta. “Ormai i contadini rimasti hanno trasformato tutto in vigne. Lavorano per le aziende viticole. Il valore agricolo del terreno si è moltiplicato per dieci. Loro garantiscono il prodotto, l’azienda vinicola pensa alla raccolta. Si prende quel che serve, il resto rimane a terra” Così mi spiega un signore di Rovato. “Anche i boschi erano curati. Trovavo funghi di prima qualità, ora è impossibile entrare.”
A Rovato si trova l’indicazione Monte Orfano e Convento dell’Annunciata. Si può lasciare l’auto alla Chiesa di Santo Stefano, “… è da vedere, mi dice, è tutta affrescata, si trova aperta il pomeriggio”.
Al Convento si sale passando sotto un arco per una strada selciata che sembra dirigersi nel bosco poi svolta e si sporge sulla pianura. Dieci minuti e appare in pieno sole la Chiesa dei Servi di Maria. I fondatori dell’ordine mendicante erano sette frati fiorentini, uniti nella ricerca di autenticità evangelica. A metà del 1200, erano da poco nati gli ordini francescani e domenicani. I Padri Serviti preferirono stabilirsi ai margini della città o sul monte, ad indicare visibilmente il loro proposito di ospitalità e di contemplazione. Così farà Padre Turoldo che ritirandosi da Milano andrà, con altri compagni, a Fontanella di S. Egidio.
“Adesso il Convento è stato ceduto la vinicola Moretti. In ogni modo se suonate il campanello vi lasciano guardare il doppio loggiato e il chiostro. Magari comperate una bottiglia” e sottovoce aggiunge “… che non ha il prezzo del solito bianchino!” ”Era ingestibile per i due monaci rimasti, per di più anziani. Si sono ritirati nella casa a lato”. Dovrà essere condotto, secondo il contratto stipulato, nel “… rispetto delle caratteristiche spirituali e storiche del luogo”.
Sorse nel 1449. Nella Chiesa, sempre aperta, si può ammirare un capolavoro di Girolamo Romanino, l’Annunciazione. Notevole il delicato uso del colore: il manto azzurro e rossa della Madonna, la tunica gialla dell’Angelo, in un’architettura grigia che fa risaltare la luce che entra dai finestroni, e il Padre nell’atto di stendere le braccia, mentre un gatto si muove ai piedi dell’angelo.
Uscendo dalla città intravv
Il porticato d’entrata volge verso Coccaglio che si allarga nel piano. Da giù vengono le voci dei bambini in ricreazione. La casa dei Padri è indicata con lo stemma di una corona a sette punte. Pochi passi e si arriva al cancello della casa che fu di Andrea Tonelli, uomo del Risorgimento, rinchiuso nel duro carcere austriaco dello Spielberg, con Silvio Pellico e Piero Monicelli. La targa commemorativa recita: “per otto anni pagò gli ideali di libertà”.
Risorgimentale è la Piazza di Rovato che per me è stata una sorpresa. Nell’Ottocento le città si aprivano ad una nuova viabilità e ai nuovi commerci. La piazza fu costruita sotto la direzione dell’architetto Rodolfo Valentini. Fu intitolata a Cavour, il tessitore d’Italia. Dava spazio al mercato e alle manifestazioni patriottiche oltre che alle fiere e agli appuntamenti quotidiani, teatro all’aperto di una società più democratica che voleva informarsi e ostentare, nel fermento di idee nuove.
I tavolini dei bar sono ancora affollati. Si prolunga il piacere della conversazione. Dalla porta con l’arco si rientra nel vecchio borgo. Vicino al Municipio è indicata la casa del “sommo pittore Alessandro Bonvicino detto Il Moretto”, bresciano ma con ascendenti bergamaschi: la famiglia che l’aveva avviato al mestiere veniva da Ardesio.
Leggi anche: Abbracciando dalla terrazza del faro la vecchia Piombino