Un appuntamento gradito attorno alla figura di Daniele Maffeis musicista che ha avuto più fortuna nel milanese. Allievo del Conservatorio Gaetano Donizetti in Città Alta poi al Giuseppe Verdi di Milano, organista e insegnante, si trovò nel rinnovamento avviato da Pio X indicato come Riforma Ceciliana.
Non si trattava solo di dare vigore al Canto gregoriano riportandolo in pieno nella liturgia. I più anziani si ricorderanno della partecipazione corale del popolo, anche esuberante, nei Kyrie e Sanctus della messa domenicale, cantata come si diceva. La musica, e questo in parte è stato dimenticato, doveva essere momento forte di elevazione e di coinvolgimento. Accanto al Gregoriano, che diventava insegnamento nei Seminari, si dava spazio alla polifonia con la promozione delle scuole corali. Centrale era l’organo e di conseguenza l’organista. Importanti diventavano le cantate, i mottetti, i canti che dovevano accompagnare le varie forme liturgiche o di preghiera.
Daniele Maffeis fu un musicista di valore a contatto con altri più famosi “ceciliani” come Pergolesi, Ramella, Donini. Oltre che insegnare in vari Istituti musicali e incarichi di organista, era stato maestro di Cappella ad Abbiategrasso e operò nel Seminario di Venegono dove si formavano i preti della Diocesi di Milano, allora, si diceva, la più grande del mondo.
L’incontro ha voluto riproporre questo maestro di musica, una gloria per Bergamo, promosso dall’Associazione Musicale Daniele Maffeis nata con tale scopo. Sono stati offerti saggi della varietà delle sue composizioni, che non erano solo di carattere religioso ma spaziavano in barcarole e gavotte, operette o piccoli melodrammi a carattere educativo, scherzi e suonate ispirate ai giochi di bimbi. Perché, si è detto, lui la musica l’aveva nel cuore e sul letto di morte si rammaricava soltanto perché gli restava altra musica dentro.
Sono stati eseguiti diversi pezzi con i pianisti William Limonta, Irene Maggioni, Marcello Invitti, e la violinista Beatrice Roncelli. La voce narrante è stata di Roberta Berno.
L’anima di questa riscoperta è stato il nipote che con una fatica di Sisifo ha raccolto gli spartiti perché se la musica non è messa sul pentagramma si perde. Oggi i gruppi musicali di ogni genere, duetti o quintetti, orchestre o ensemble, in generi moderni o più antichi, tutti chiedono spartiti da suonare e noi di fruirne l’ascolto.
Adriano Maffeis, il nipote, ha pubblicato tramite l’Editrice Musicale Carrara ben trentanove volumi, avvalendosi di curatori preparati.
Il pomeriggio ha riservato una rivisitazione dell’antico edificio romanico di San Tomé. Questo tondo che sorge nel verde e man mano sale verso l’alto restringendosi a corone sovrapposte come la tiara papale, lascia sempre meravigliati. Fu costruito nel XII secolo ma qualcosa ci doveva essere prima, stante i ritrovamenti. Era sulla via romana che da Aquileia correva addossata al rilievo alpino degradante nella pianura del Po. Siamo in prossimità del famoso Ponte della Regina, ponte romano per qualche arcata ancora visibile nel Settecento.
Divenne monastero nel Cinquecento, dove trovavano ricovero e nuovo ruolo le figlie nobili di Bergamo che non risultavano “maritabili” secondo i canoni del tempo. Il monastero le rendeva sempre rispettabili e potenti. I particolari della costruzione, circa le aperture o porte, bassorilievi e colonne, capitelli e i pochi affreschi presenti sono stati ben illustrati dalla guida a soddisfare le curiosità che si rinnovano ogni qualvolta si passa. Né il pubblico è mancato nonostante il tempo.