Secondo Paul Williams la definizione di bodhisattva corrisponde a “colui che sta percorrendo la via per diventare un buddha“, oppure, secondo Wikipedia, “colui che cerca di conseguire il Risveglio” o ancora “colui la cui mente (sattva) è fissa sulla bodhi [1]“.
L’avvio del percorso spirituale del bodhisattva consiste nello sviluppare la “mente del Risveglio” allo scopo di ottenere l’Illuminazione per il bene di tutti gli esseri senzienti.
«Sono il protettore dei non protetti, il capocarovana dei viaggiatori. Sono diventato la barca, la strada e il ponte di coloro che desiderano raggiungere l’altra riva. Possa io essere una luce per coloro che hanno bisogno di luce. Possa io essere un letto per coloro che hanno bisogno di riposo. Possa io essere un servo per coloro che hanno bisogno di servigi, per tutti gli esseri incarnati. […] Così possa io essere di sostentamento in molti modi per il regno degli esseri innumerevoli che dimorano in ogni parte dello spazio, finché tutti non abbiano ottenuto la liberazione. Nello stesso modo in cui i Sugata passati assunsero la mente del risveglio, nello stesso modo in cui essi progredirono nell’addestramento del bodhisattva. Così ecco io stesso genererò la mente del risveglio per il benessere del mondo, e proprio così mi addestrerò in quei precetti secondo l’ordine dovuto.» [2]
La via dei bodhisattva
Il Bodhisattva, a differenza del Buddha che ha raggiunto l’illuminazione definitiva, sceglie di ritardare la propria realizzazione per continuare a reincarnarsi al fine di aiutare gli altri a raggiungere il nirvana. Questo perché, secondo il buddhismo Mahayana, l’illuminazione non dovrebbe essere un traguardo egoistico, ma piuttosto un’esperienza che avvantaggia tutti gli esseri senzienti.
Il percorso di perfezionamento spirituale è chiamato “Via dei bodhisattva”. L’ingresso in questa “Via” si compie quando il praticante buddista realizza per la prima volta l’aspirazione a conseguire l’illuminazione, pronuncia il voto (praṇidhāna)[3] e si impegna a praticare le “perfezioni” e a rispettare i “precetti”. A questo punto il bodhisattva inizia un percorso spirituale che si differenzia in alcuni aspetti, a seconda delle scuole, e che comprende cinque sentieri, ossia cinque itinerari spirituali, più esattamente, cinque virtù che il bodhisattva deve acquisire:
- Generosità
Il primo sentiero del bodhisattva consiste nella pratica della generosità, ovvero nell’offrire doni materiali, e non solo, agli altri. La generosità aiuta a sviluppare l’equilibrio interiore e a coltivare la compassione.
- Etica
Il secondo sentiero riguarda l’etica, ovvero il rispetto delle regole morali e l’impegno a non nuocere agli altri. Il bodhisattva si sforza di evitare azioni negative e di coltivare quelle positive, come la gentilezza e la pazienza.
- Pazienza
Il terzo sentiero del bodhisattva è la pratica della pazienza, ovvero la capacità di sopportare con serenità le difficoltà e le avversità della vita, senza perdere l’equilibrio interiore. La pazienza aiuta a sviluppare l’umiltà e la comprensione nei confronti degli altri.
- Zelo
Il quarto sentiero riguarda il zelo, ovvero l’impegno attivo verso la pratica del Dharma e il benessere degli altri. Il bodhisattva si dedica alla meditazione, allo studio e alla diffusione delle verità buddhiste, cercando di alleviare la sofferenza degli esseri senzienti.
- Saggezza
Il quinto e ultimo sentiero del bodhisattva è la saggezza, ovvero la comprensione profonda della natura delle cose e dell’interconnessione di tutte le cose. La saggezza permette di superare l’illusione della separazione e di percepire la realtà nella sua totalità.
I precetti dei Bodhisattva
Abbiamo accennato al fatto che il Bodhisattva debba rispettare alcuni precetti prima e durante il percorso di perfezionamento spirituale.
I precetti del bodhisattva sono divisi in dieci maggiori e in quarantotto minori. È indispensabile che il praticante buddhista li rispetti nel suo cammino per diventare un bodhisattva, ovvero una persona che si impegna a mettere in pratica i principi buddhisti per il bene di tutti gli esseri senzienti.
Questi sono i dieci precetti maggiori: non uccidere; non rubare; non procurare offese con la sessualità; non mentire; non vendere bevande alcoliche; non parlare degli “errori” degli altri; non vantarti, non sminuire gli altri; non essere geloso o avaro; non conservare risentimenti; non insultare i tre gioielli (il Buddha, il Dharma, il Samgha).
Dei quarantotto precetti minori vediamone solo alcuni: non offendere il maestro e gli altri confratelli, non consumare alcol e invitare coloro che lo consumano a desistere; non mangiare carne; non consumare aglio, non trascurare alcun insegnamento o spiegazione della “dottrina”; non mancare di curare chi è malato; non possedere armi; non praticare attività commerciali che si fondino sulla sofferenza altrui (vendita di schiavi, animali, etc.) non causare incendi; non impartire alcun insegnamento che sia inferiore alla dottrina; non pretendere e non insistere nella richiesta) di donazioni; non insegnare ciò che non si conosce in modo adeguato; non vantare sé stesso, non denigrare gli altri; non esercitare la violenza ed evitare la vendetta; non lesinare gli insegnamenti sul Dharma; evitare di promuovere sofferenza agli esseri senzienti (commercio di armi, allevamento di animali per cibarsene, truffare o rubare i beni altrui); essere pronti a sacrificare la vita pur di non tradire le proprie scelte; non insegnare per denaro, fama o potere personale; evitare di aggirare i precetti; onorare i sutra[4] e le regole morali; non compiere azioni dannose per il Dharma.
[1] Risveglio spirituale [2] Santideva, Bodhicaryāvatāra [3] Il praṇidhāna è una pratica nel Buddismo che consiste nel fare una promessa o un impegno solenne di mantenere certe virtù e comportamenti positivi nella vita quotidiana. Viene anche chiamato come “tre rifugi e cinque prese di impegno”. Il primo rifugio consiste nel prendere rifugio nel Buddha, nella sua illuminazione e nella sua saggezza. Il secondo rifugio è rinunciare alle attività negative e prendere rifugio nel Dharma, ovvero nella dottrina di Buddha e nel cammino verso la salvezza. Il terzo rifugio è dedicarsi alla comunità dei seguaci di Buddha e prendere rifugio nel Sangha.Le cinque prese di impegno includono non uccidere, non rubare, non commettere atti sessuali impropri, non mentire e non assumere droghe o alcol che disturbano la mente. In generale, il praṇidhāna è un modo per impegnarsi a vivere in armonia con gli altri, per proteggere sé stessi e gli altri dalle attività negative e per fare del bene. In questo modo, si può raggiungere la pace interiore e il benessere nella vita quotidiana
[4] I sutra nel buddismo sono testi sacri che contengono le parole del Buddha e delle sue insegnamenti. Sono scritti in lingua sanscrita e raccolgono le conoscenze e le tecniche fondamentali per la pratica della meditazione, della compassione, della saggezza e della consapevolezza. Ci sono molti sutra diversi nel buddismo, che si differenziano per la loro origine, la loro lunghezza e il loro contenuto specifico. Alcuni dei sutra più noti sono il Sutra del Diamante, il Sutra del Loto, il Sutra del Cuore e il Sutra delle Nuvole Bianche. I sutra sono considerati una fonte di saggezza e ispirazione per i buddhisti di tutto il mondo.