La gente prega sulla salma, esprime le proprie condoglianze e l’umano sostegno ai famigliari e lascia il proprio nome sul registro posto all’ingresso. E’ un flusso ininterrotto di persone alla chiesina di San Pantaleone a Ponteranica. Persone accorse per rendere l’ultimo saluto al parroco don Sergio Scotti, morto improvvisamente giovedì sera per arresto cardiaco durante una riunione in oratorio dell’Unità Pastorale, istituita nella primavera del 2017 e decretata dal Vescovo Francesco Beschi dopo un lungo cammino preparatorio. Don Sergio aveva da poco compiuto 55 anni (il 9 settembre). Si stava preparando, insieme alla comunità, all’ultima tappa dei 600 anni della parrocchia dedicati ai Santi Alessandro e Vincenzo martiri. Adesso il comitato istituito per l’evento, che don Sergio presiedeva, dovrà decidere se continuare, posticipare o lasciare inalterate solo le funzioni religiose previste nell’ultimo fine settimana di settembre. La tragedia è avvenuta sotto gli occhi del parroco della Ramera don Flavio Rosa, dell’assessore Cesare Cremaschi, del sacrista Silvano Ceruti e di tanti altri che erano stati invitati alla riunione di giovedì sera. Si è accasciato colpito da un malore improvviso che non gli ha lasciato scampo. A nulla sono valsi i tentativi di rianimarlo. “Era davanti a me – racconta il sacrista Silvano Ceruti – e l’ho visto lasciarsi andare. Abbiamo chiamato l’ambulanza e poi il dottor Brevi che abita a due minuti dall’oratorio. Non c’è stato niente da fare. Don Sergio non ha più ripreso conoscenza. E’ morto davanti ai nostri occhi”.
Don Sergio Scotti era originario di Bruntino. Era stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1987 dal cardinale Carlo Maria Martini nella cattedrale di Bergamo. Il cardinale di Milano aveva sostituito nell’occasione il vescovo Oggioni perché malato. Don Sergio fu subito destinato come vicario parrocchiale di Santa Caterina in città (1987-1994). Poi le altre tappe di un ministero vissuto in pienezza di spirito: segretario dell’Opera San Gregorio Barbarigo e Vocazionista Diocesano per gli adolescenti (1994-1997), direttore della Casa dello Studente “Giovanni XXIII” (1997-2003) e successivamente vicario parrocchiale del Sacro Cuore in città e direttore della Scuola “Beato Nicola Barrè”. Dal 2008 era parroco di Ponteranica. L’anno successivo gli era stata affidata anche la parrocchia di Rosciano sotto la Maresana. Un mandato sacerdotale accolto con umiltà, spirito di servizio, attenzione ai giovani, alle famiglie, agli ammalati, con il dono apprezzabile di tentare sempre in ogni modo, forte della lezione di San Giovanni XXIII, di trovare ciò che può unire le persone. A Rosciano aveva sperimentato il campeggio di meditazione delle famiglie nell’area verde dell’omonimo santuario. “Durante la tradizionale festa mariana – amava ripetere – genitori e figli possono prendersi un po’ di tempo per riflettere sull’istituzione della famiglia alla luce delle esortazioni di Papa Francesco che al tema ha dedicato due Sinodi”.
I funerali saranno officiati dal vescovo Francesco Beschi, lunedì alle 10 nella chiesa parrocchiale. La bara sarà tumulata nel cimitero di Bruntino a Villa d’Almè (suo paese d’origine) accanto al papà Giacomo scomparso pochi anni fa. Il sindaco Alberto Nevola, interpretando il sentimento di cordoglio del paese, con un decreto ha proclamato per lunedì il lutto cittadino, l’esposizione del Gonfalone listato di nero e della bandiera italiana a mezz’asta sul Comune. Gli esercizi commerciali, le imprese e le attività artigianali nelle vicinanze della parrocchiale abbasseranno le serrande dalle 9 alle 12. Si invitano, inoltre, le scuole, sempre nella mattina di lunedì, ad osservare un minuto di raccoglimento così come le società sportive impegnate nelle competizioni di oggi e domani. “Spesso Don Sergio – rammenta il sindaco – mi diceva che se non avesse fatto il prete, gli sarebbe piaciuto fare politica. Sicuramente sarebbe stato un ottimo politico, così come è stato un grande uomo di fede, perché Don Sergio amava profondamente le persone e si faceva carico dei loro problemi in modo totalizzante. Aveva una straordinaria capacità di cogliere l’essenza delle cose con parole semplici e dirette che non potevano lasciare indifferente perché sentivi che stava parlando dell’uomo e delle sue fragilità. Da laico posso dire che resterà sempre un grande riferimento”. Lascia nel dolore, oltre alle comunità dove ha esercitato il suo ministero, la mamma Maria, la sorella Antonella, i fratelli Matteo e Massimo, sette nipoti e due pronipoti con un terzo in arrivo. “I nipoti – ha ricordato la sorella con le lacrime agli occhi – erano la sua gioia anche se li vedeva poco per il tanto lavoro in parrocchia”.
Il vescovo Beschi ricorda don Sergio come un sacerdote “affabile e disponibile” che “che ha voluto bene a tutte le persone che sono state affidate alla sua cura pastorale”. “Ha testimoniato con la vita e con le opere la sua fede nel Crocifisso Risorto. Ha celebrato, con cura e devozione, i sacramenti della Sua Presenza”. Il compagno di messa Giambattista Boffi lo ricorda come “creativo, gioviale, con il gusto delle cose belle e ben fatte declinate nell’annuncio del Vangelo“. “Giovedì sera volevo chiamarlo per invitarlo a concelebrare la messa del mio ingresso come parroco nella chiesa di Santa Lucia. Poi, credendo di disturbarlo avevo deciso di chiamare l’indomani. Una telefonata che purtroppo non ho potuto fare: di lì a poco il segretario del vescovo (don Giampietro Masseroli) mi informava della morte del mio confratello”. Con don Boffi c’era un legame stretto. Gli anni del seminario, un susseguirsi di incarichi pastorali che permetteva loro di incontrarsi spesso avevano cementato una solida e rispettosa amicizia. “Il suo dono più grande era la fantasia che condivideva negli anni degli studi con il sorriso e la disponibilità. Era anche un cultore della Storia e delle dinamiche politiche che l’accompagnavano”. Don Boffi ricorda, inoltre, come il suo ministero lo assorbisse completamente. Prima di tutto c’era la parrocchia, la gente che il vescovo gli aveva affidato. Anche a discapito della sua salute.
Anche don James Organisti (parroco di Fontana) ha voluto condividere un pensiero non scontato al suo compagno di sacerdozio. “Carissimo don Sergio, questa mattina mi sono alzato e, subito il mio pensiero è andato a te. Ti ho sempre stimato, hai avuto uno stile da prete accogliente, creativo, buono. Magari non amavi molto i miei pacchi mentali e teoretici, ma quando ci siamo incontrati ho sempre avuto il regalo del tuo sorriso. So che la gente che ti ha conosciuto come prete e come uomo ti ha voluto e ti vuole bene. Volevo soltanto dirti, perché non te l’ho mai detto, che io sono orgoglioso di averti avuto come compagno di Messa. Io sono un tipo selvatico e schivo, ma in questi anni non ho mai smesso di seguire i miei compagni…hai svolto diversi ministeri, sempre bene. Certo, la salute in questi ultimi anni non ti ha aiutato, ma nessuno di noi pensava che sarebbe finita così, e così presto. Questa mattina ho celebrato la Messa, ti ho ricordato, e ho pensato alla nostra prima Messa, non quella che ognuno ha celebrato al proprio paese il giorno dopo l’ordinazione, ma la vera prima Messa, quella che abbiamo celebrato appena ordinari sacerdoti con il card. Martini. Tu eri con me, con noi, mentre abbiamo posto quel primo gesto dello spezzare il pane….questa mattina ti ho sentito presente mentre spezzavo il pane: io ti ho ricordato, ma tu anche hai pregato con me e per me. La fraternità fondata su questo ministero non si è mai spezzata, anche se io ti ho cercato poco e tu hai preso strade diverse dalle mie. Non si spezzerà mai questa fraternità, ti ricorderò sempre…sei il primo della nostra classe che ritorna al Padre. Scusami per questa mattina, io sono entrato nella cappella a Ponteranica dove è stata posta la tua salma, ho dovuto sedermi quando ti ho visto e non sono riuscito a pregare, ho sentito tanto silenzio dentro, tanto gemito, anche guardando la tua mamma e la tua famiglia….ho chiesto al Signore di accogliere questa mia incapacità come una preghiera per te e per la tua famiglia… a-Dio Sergio….oggi sono riuscito a piangere, a-Dio…“. Anche don Cristiano Re (direttore dell’Ufficio per la Pastorale Sociale) ha affidato ai social il suo messaggio di cordoglio, accompagnadolo con una poesia di Dietrich Bonhoeffer. “Un grand uomo e prete vero. Ciao don Sergio”.
La pagina Facebook di don Sergio Scotti, che di tanto in tanto aggiornava con le attività della parrocchia, è diventata un luogo virtuale della memoria. “Speriamo – si legge nel post in evidenza – che le persone che amano don Sergio troveranno conforto nel visitare il suo profilo per ricordare lui e la sua vita”. Sfogliando il registro nella chiesetta di S. Pantaleone appare anche una lunga lettera. Uno scritto di ringraziamento “per quelle tue prediche che parlavano dell’amore di Dio, per le tue parole di conforto che arrivavano sempre nei momenti giusti, perchè sapevi leggere la sofferenza nei cuori e alleggerirla, attraverso gesti e sillabe di speranza”. “Grazie don Sergio – continua la lettera, firmata semplicemente Miriam – per tutto l’impegno investito nei giovani. Un impegno e una passione che non andrà persa, ma resterà salda nei cuori dei ragazzi che ti hanno conosciuto”.