Castel Rozzone, deviazione a sinistra prima di Treviglio. Più che castello è una grande corte, un caseggiato quadrato dove ora ha sede il Municipio. Sul frontone della Chiesa è scritto DIVO BERNARDO. Bernardo di Chiaravalle visse nella prima parte del XII secolo, epoca di nuovi traffici, crociate, rinnovo di ordini religiosi, crescita di città comunali, grandi discussioni teologiche e filosofiche e perciò eresie. Apparteneva ad una famiglia dell’alta nobiltà francese.
A lui si deve la fondazione del monastero di Citeaux in contrapposizione a quello di Cluny, contro cui si scagliò senza mezzi termini: “Il sale della terra che ha perso sapore…ciechi che guidano ciechi”. Incitò i cavalieri cristiani a mettersi a disposizione per una giusta causa, la conquista dei luoghi santi, non per vanagloria o inutili tenzoni. Sue sono frasi, discutibili con il metro di oggi: “I Cavalieri di Cristo combattono sicuri la guerra del loro Signore non temendo in alcun modo né il peccato per l’uccisione dei nemici, né pericolo se cadono in combattimento”. Si scontrò con il filosofo Abelardo perché vedeva il rischio della fede ad essere ridotta a logica e a calcoli razionali. Andò per mezza Europa a predicare contro i Catari, sovvertitori del mondo cristiano. Era una preoccupazione che prendeva sempre più piede quando si formò la parrocchia di Castel Rozzone e si costruì il primo nucleo della Chiesa, nel 1549, su concessione del Cardinal Borromeo. Si stava delineando la spaccatura con il mondo protestante e San Bernardo aveva da insegnare. La Chiesa fu risistemata dopo un violento incendio a inizio ‘900. La facciata è in stile neoclassico. Nella lunetta sopra il portale è dipinta l’immagine del santo con le insegne di abate: il pastorale, la piccola mitra (cappello) e un libro aperto. Bernardo combatté con la parola e con la cultura, una lezione che non dovremmo dimenticare.
Se una volta vi vien voglia di gita fuori porta, tenete conto del Santuario della Madonna dei campi, a tre chilometri da Castel Rozzone, nel comune di Brignano. Per arrivarci attraversiamo campi di grano e di mais e parcheggiamo davanti all’immancabile viale di alberi di tiglio in fiore che diffondono il loro intenso profumo. L’immagine santa è una statua marmorea che ritrae la madonna incoronata e avvolta in una veste svolazzante mentre tiene per mano il piccolo Gesù. Lo accompagna con sguardo tenero e il bimbo mette il suo piedino sulla testa del drago che sprizza fiamme. Probabilmente è opera del Fantoni assieme a tutto l’altare barocco e comunica un’aria di freschezza e di grazia. I Fantoni avevano lavorato anche nella Parrocchiale di Brignano dove si trova il rinomato Palazzo Visconteo. Dei Signori di Milano c’è traccia anche qui, nello stemma con biscione che sovrasta la cappella laterale dedicata a S. Barnaba, dono appunto di Bernabò Visconti.