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L’intervista al candidato sindaco Michele Facheris (53 anni, consulente finanziario di impresa) in campo per le elezioni amministrative 2021 a Ponte S. Pietro con la lista civica Tu per Ponte al Futuro


Perché ha scelto di ricandidarsi alla carica di sindaco?

La mia candidatura alla carica di sindaco è l’epilogo naturale di un percorso avviato già 10 anni fa con la prima candidatura a consigliere comunale e che negli ultimi cinque anni mi hai visto capogruppo di minoranza in consiglio comunale. Ho accettato di candidarmi per dare risposta alle richieste dei cittadini, degli elettori e degli attivisti che hanno riconosciuto la bontà del lavoro svolto.

Un giudizio sull’operato dell’amministrazione negli ultimi cinque anni?
Disastroso è l’aggettivo giusto per giudicare l’operato dell’amministrazione negli ultimi cinque anni: incapace di dare risposte ai problemi reali delle persone, ha rincorso la chimera di opere pubbliche con il solo scopo di giustificare la loro presenza, ma senza la minima volontà di risolvere i problemi della cittadinanza. Hanno poi alimentato fazioni che alla fine, probabilmente, determineranno la sconfitta nelle elezioni di domenica e lunedì.

Tre doti che ritiene di possedere per amministrare nel modo migliore?
La prima dote che credo di possedere è la capacità di ascoltare; la seconda sapere individuare le criticità; la terza iè quella di sapere organizzare quanto necessario per dare soluzione ai problemi.

Cosa manca al paese che il candidato sindaco Michele Facheris si impegnerà a concretizzare?
Oggi Ponte San Pietro è una città spenta, stanca, apatica: è fondamentale ritrovare il senso di comunità viva, attiva e capace in grado di rigenerare l’intero tessuto sociale, fatte di storie e di relazioni. Le persone se ne stanno chiuse in casa non perché hanno paura: non escono perché non è stimolata. Non vi sono attività culturali, ludiche e sportive che possano essere condivise. Servono luoghi di aggregazione dove la gente possa tornare a incontrarsi. Le attività commerciali, un tempo punto di riferimento del territorio, stanno progressivamente chiudendo. Non c’è stato alcun intervento a salvaguardia di coloro che, pur non essendo in molti casi residenti, hanno speso una vita per dare lustro alla nostra cittadina.

C’è un ruolo strategico che il paese potrebbe occupare nel contesto della nostra provincia?
Ponte San Pietro è sempre stato il Comune di riferimento dell’Isola Bergamasca, sia per i servizi offerti (policlinico, stazione, scuole superiori, RSA, parchi), sia perché è un luogo di transito obbligatorio. La decisione dell’Amministrazione di uscire dagli ambiti istituzionali ove ricopriva un ruolo guida ha accelerato il declino della città. E’ importante tornare a ricoprire un ruolo attivo.

Come descriverebbe ad un estraneo il paese per il quale si candida?
Spesso riceviamo la visita di persone che si recano per la prima volta nel nostro paese e in prima battuta ne rimangono entusiaste: il fiume Brembo è l’elemento che più di tutte la caratterizza. E’ vero che divide in due la città, ma come indicato nello stesso nome, siamo stati capaci nei secoli di costruire ponti che uniscono le due rive. E questo è stato possibile perché la nostra è sempre stata una città operosa, che però oggi è riversa su se stessa incapace di tornare ad essere il gioiello di un tempo.

Quale è oggi la difficoltà maggiore nell’essere sindaco?
Il sindaco non deve isolarsi: il sindaco deve avere una squadra, la Giunta, che a sua volta deve essere sostenuto da un consiglio unito e coeso. Ma tutto ciò deve rappresentare solo la punta apicale di un movimento che ha solide basi nella cittadinanza. E per far questo è necessario intercettare e conoscere i problemi della popolazione del territorio e sapervi dare le risposte concrete. Il sindaco deve saper organizzare il lavoro di squadra: deve essere un buon allenatore capace di stimolare le persone e i propri collaboratori.

Come intende affrontare le situazioni di marginalità sociale del suo territorio?
Il nostro programma ricolloca la persona al centro: per 10 anni l’individuo è stato relegato a un ruolo marginale. La nuova povertà che avanza e il lockdown hanno fatto il resto: hanno aggravato situazioni di allontanamento e di disagio aumentando anche le patologie di tipo psicologico. Dobbiamo tornare a essere aggreganti e coinvolgenti; dobbiamo essere i primi ad intervenire nelle situazioni di disagio e dobbiamo essere i primi ad attivare forme di cooperazione sociale. Le porte del Municipio devono essere sempre aperte, pronte ad accogliere e ad ascoltare. E nell’erogazione diretta dei servizi fondamentale sarà è il sodalizio con l’Azienda Isola.

Il suo politico di riferimento (anche passato) e perché?
Da sempre il nostro movimento si ispira al riformismo, laddove il riformismo è sinonimo di cambiamento. Laddove per riformismo si intende rimanere al passo coi tempi abbandonando la nostalgia per le cose passate.

A un indeciso in cabina elettorale cosa gli direbbe per farsi votare?
A un indeciso o un’indecisa direi di riguardare gli ultimi cinque anni e di esprime un giudizio e se è contento e soddisfatto per come è la città consigliere di votare nel solco della continuità. Se invece si vuol dare un segnale di evidente cambiamento allora consigliere di votare per Tu per Ponte al Futuro.

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