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L’Australian library and information association, nelle parti preliminari del suo “Statement on professional conduct”, sottolinea il “ruolo che i servizi bibliotecari e informativi rivestono nel promuovere il benessere sociale, culturale ed economico delle proprie comunità” [ALIA 2007]. A valori di questo tipo, estremamente generali e quindi adottabili da biblioteche di qualsiasi tipologia, possono poi aggiungersi anche valori specifici di comunità più ristrette come accade nel caso delle biblioteche di paese messe anch’esse a dura prova dalla Pandemia.

Ma proprio dentro questo periodo emergenziale è emerso ancor più evidentemente il valore sociale delle biblioteche perché, in sintesi, contribuiscono a creare connessioni positive all’interno della società indipendentemente dal numero di abitanti che servono.

Cogliamo così l’opportunità di approfondire questo tema con la dottoressa Renza Pulcini, responsabile del Settore Affari Generali del Comune di Torre Boldone (Bergamo), alla quale poniamo i seguenti quesiti:

La responsabilità àncora ciascuna biblioteca da una parte al proprio pubblico di riferimento (che la finanzia, ad esempio, attraverso le tasse) e dall’altra all’ente cui afferisce amministrativamente: com’è cambiato il senso sociale della biblioteca alla luce di quasi un anno di pandemia?

Si pensa spesso che una Biblioteca si occupi di libri o, se vogliamo di informazioni e risorse. In realtà sperimentiamo quotidianamente che la centralità di questo Servizio sia la relazione con le persone. Ogni biblioteca ha una comunità di lettori di riferimento – ed essi delineano l’orizzonte primario di attività della biblioteca – e rispetto a loro si specificano le operazioni di supporto, il tipo di informazione necessaria, i contenuti proposti. Quindi la parte basilare del nostro Servizio, incentrata sulla relazione diretta e visiva con l’utente è completamente “saltata” nei primi mesi dell’emergenza. La  biblioteca  è  sempre  stata  in  questi  anni un  luogo  dove  i  cittadini  si incontravano, si scambiavano opinioni, si ritrovavano per leggere, studiare, raccogliere informazioni; quindi un luogo di aggregazione e di generazione di proposte. Una sorta di ἀγορά. Di fatto questa funzione sociale è insostituibile.

Da un po’ di tempo si parla sempre più spesso di “biblioteche 2.0”, termine piuttosto ambiguo che può avere svariate implicazioni: qual è la definizione che voi date a questo termine in base alla vostra esperienza di innovazione?

Quando la biblioteca ha chiuso e i bibliotecari sono rimasti a casa, la biblioteca digitale e i media sociali sono diventati il solo modo per comunicare. Abbiamo cercato di affrontare il compito di partecipare ad informare i cittadini, in modo responsabile e con fonti attendibili; oppure accompagnare bambini e famiglie in attività che la scuola chiusa rendeva ancora più necessarie (come ad es. segnalare lettura di gruppo a distanza, video-laboratori, podcast). Per i ragazzi più grandi un supporto nei compiti era fondamentale per contrastare o prevenire la dispersione scolastica. Alcuni utenti hanno chiesto alla biblioteca semplicemente qualcosa da leggere per passare il tempo libero e vuoto. L’accelerazione che la pandemia ha imposto alla crisi dei modelli classici di servizio bibliotecario ha richiesto un approccio fortemente interdisciplinare, attraverso modalità diverse e collegate tra loro. Pensiamo ad una biblioteca che interpreti la dimensione digitale come estensione della sua presenza sul territorio e non come mera aggiunta tecnologica.

E una biblioteca presente anche nel mondo digitale ha modo di mantenere attiva la relazione sia con i lettori sia dei lettori fra loro. Non è per caso che diciamo “una biblioteca presente anche nel mondo digitale” e non “una biblioteca digitale”. La nostra Biblioteca di Torre Boldone promuove tra l’altro lo sviluppo delle pratiche e degli strumenti di lettura digitale, intesa come pratica sociale e come pratica culturale, attraverso la piattaforma MLOL. Inoltre un tema di discussione molto sentito tra gli studenti, gli insegnanti e le famiglie è quello della didattica a distanza e, quindi, anche del sostegno che le biblioteche possono dare in questa fase. Sicuramente, in un’ottica di medio-lungo periodo i cittadini dovranno arrivare a possedere e usare autonomamente le competenze transmediali perché, come si è visto con la pandemia e il lockdown, saper lavorare efficacemente con risorse informative di molteplici tipi è parte ineliminabile dell’essere cittadini attivi e consapevoli; e in questo la Biblioteca può giocare un ruolo importante.

Esistono diverse visioni sulla missione sociale delle biblioteche e, tra queste, alcune teorie si focalizzano soprattutto sulla garanzia dell’accesso a tutti i documenti da parte di qualsiasi cittadino; cosa ne pensa?

Su questo punto la nostra posizione è chiaramente allineata alla dichiarazione del MANIFESTO IFLA/UNESCO SULLE BIBLIOTECHE PUBBLICHE che recita, testualmente: “…La biblioteca pubblica è il centro informativo locale che rende prontamente disponibile per i suoi utenti ogni genere di conoscenza e informazione. I servizi della biblioteca pubblica sono forniti sulla base dell’uguaglianza di accesso per tutti, senza distinzione di età, razza, sesso, religione, nazionalità, lingua o condizione sociale. Servizi e materiali specifici devono essere forniti a quegli utenti che, per qualsiasi ragione, non abbiano la possibilità di utilizzare servizi e materiali ordinari, per esempio le minoranze linguistiche, le persone disabili, …”. Nostro sforzo costante, nella biblioteca di Torre Boldone, è tentare di acquisire risorse e saperi, oltre che modalità, per rendere onore a questo dettato.

About the Author

Alessandro Grazioli

Marito e papà di 4 bambini, laureato in Giurisprudenza presso l’Università Statale di Milano, Business Unit Eticapro, Consigliere Comunale, scrittore di libri per l'infanzia, divulgatore e influencer sociale su Socialbg

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